Il mio blog preferito

mercoledì 9 maggio 2018

E tu dov'eri, quando hanno rapito Aldo Moro?


Aldo Moro fu rapito il 16 Marzo 1978 dalle Brigate Rosse e rilasciato da cadavere il 9 Maggio. All'epoca avevo diciassette anni e frequentavo la prima liceo (classico).
Per quanto ricordo, nella mia vita Aldo Moro c'è sempre stato, come Andreotti e Fanfani. Ricordo una vita senza Pannella, senza Craxi e senza Scalfaro (che già c'era, naturalmente, ma non era personaggio di gran spicco) ma non senza Aldo Moro. Niente di strano, perché da quando c'era la repubblica aveva sempre ricoperto cariche di rilievo. Non mi stava granché simpatico, ma nemmeno lo detestavo. C'era, e lo sopportavo con paziente rassegnazione.
Le Brigate Rosse invece erano molto più recenti, anzi erano entrate nella vita di tutti i giorni di noi comuni mortali solo nel 1974, quando rapirono il giudice Sossi (poi rilasciato). Scrivevano dei comunicati fluviali noiosissimi e un tantino deliranti dei quali non sono mai riuscita ad andare oltre la terza riga e mi davano l'impressione di essere dei pazzi incautamente lasciati in libertà. Probabilmente non era una impressione priva di fondamento.
Il giorno del suo rapimento Moro con la sua scorta (cinque uomini che per l'occasione furono tutti assassinati) stava andando ad assistere alla presentazione di un qualche governo Andreotti. Nel frattempo la 1E stava svolgendo con grande impegno e determinazione un tema.
Entrò un custode, si avvicinò al prof. Blasio e gli disse qualcosa a bassissima voce. I due scambiarono qualche parola, poi il custode uscì ratto ratto. Seguimmo il tutto con scarsissimo interesse: la nostra attenzione era concentrata tutta sul tema. 
Il prof. Blasio ci guardò un instante, poi a voce bassa e chiara disse "Le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro".
Ventisette paia di occhi assai indifferenti si alzarono dai fogli protocolli, più per cortesia che per altro. In ognuna di quelle paia di occhi era scritto a chiare lettere "E chi se ne frega?".
Il prof Blasio rimase chiaramente spiazzato davanti al nostro gelatinoso e  plateale disinteresse.
"Mi sembrava giusto che lo sapeste" mormorò in tono di scusa, poi si chetò e riprese a leggere il giornale, mentre noi ci rituffavamo nei nostri temi con ardore. 
Ebbene sì, professore, non era poi così fuor di luogo informare tempestivamente una classe del fatto che uno dei massimi esponenti della politica italiana era stato rapito da un gruppo di terroristi, e no, non lo si poteva definire un morboso tentativo di forzare i ragazzi verso un esasperato interesse verso la politica. Lei si comportò nel modo più opportuno. Ma per noi, tutti noi, in quel momento era molto più importante il tema.

Così facemmo il tema, lo consegnammo, prendemmo atto che il giorno dopo o due giorni dopo ci sarebbe stata l'assemblea straordinaria dedicata al rapimento di Aldo Moro (il cui senso mi sfuggiva completamente, ma perché negarsi una assemblea saltando qualche ora di lezione? Poteva essere una buona occasione per attaccare discorso con X o con Y, scopo della vita di tutti quanti). 
In noi non c'era stupore, paura o sconcerto: le Brigate Rosse avevano sequestrato Aldo Moro, ebbene sì. Era pur giunto il momento che cominciassero a sequestrare politici, e allora perché non Aldo Moro? Tutto avveniva nel corso naturale delle cose, perché eravamo negli anni di piombo. E no, non era colpa dei comunisti, e nemmeno dei fascisti, e gridare in corteo "Fascisti, carogne, tornate nelle fogne" contro le Brigate rosse era una stupidaggine, né piú né meno. Ma di stupidaggini nei cortei in quegli anni se ne dicevano tante - né l'abitudine si è persa al giorno d'oggi, anche se ci sono meno cortei.  

Per quel che ricordo il sequestro Moro non incise molto nella vita e nei discorsi della gente comune, e perfino nella mia piuttosto politicizzata famiglia se ne parlava assai poco, salvo all'ora dei notiziari. 
Per quel che ricordo nemmeno per un minuto ho seriamente pensato che Moro sarebbe uscito vivo da quella storia, né mai me ne è fregato qualcosa che ci riuscisse. Di una cosa però ero assolutamente convinta: lo Stato doveva trattare e cercare di farlo rilasciare, a costo di "ammettere l'esistenza delle Brigate Rosse": primo perché Moro di mestiere faceva il politico e non l'aspirante martire e aveva tutto il diritto di uscir vivo da quella storia, secondo perché ad ogni modo le Brigate Rosse esistevano, piacesse o no, e per favore la smettessero fra tutti di prendersi in giro. Ricordo che  apprezzai molto la mirabile franchezza con cui Paolo VI avviò il suo appello: Mi rivolgo a voi, fratelli delle Brigate Rosse, pur sicura com'ero che non sarebbe servito a niente.
Chi era favorevole alle trattative, possibilmente affiancate a robuste indagini tese a fare gran sfracello dei rapitori una volta messo in sicurezza l'ostaggio, a parte Murasaki e la sua famiglia?
Quasi nessuno tra politici e giornalisti, che fra tutti stavano facendo della vicenda un vero affare di stato (quale in effetti era), loro sì, parlandone moltissimo.
Quasi nessuno: Craxi, Pannella e i radicali, Sciascia, autore di un celebre motto "Né con questo stato, né con le Brigate Rosse", che gli procurò il biasimo quasi universale in qualità di Immondo Traditore della Patria ma che rendeva perfettamente il punto di vista di chi, come me, non nutriva molta simpatia per uno stato autoritario, arbitrario e molto probabilmente implicato in una parte delle stragi di quegli anni, ma ne nutriva poca anche per chi straparlava di popolo al potere un un linguaggio astruso e noiosissimo ma pieno di una retorica insopportabile.

Di tutto questo per strada non si parlava mai, nemmeno con casuali accenni: il rapimento Moro non scosse le nostre coscienze né turbò la quiete del viver nostro: erano gli anni di piombo.
Qualche tempo dopo, commentando l'importanza del 16 Marzo 1978 nell'umano calendario, la nostra politicizzatissima compagna di classe (che anche lei aveva continuato imperterrita a fare il tema) commentò svagata "sì, successero un  casino di cose, quel giorno: mi misi con Andrea, rapirono Moro...".
Non c'è dubbio che, tra i due, per lei l'avvenimento più importante sia stato essersi messa con Andrea, col quale ha poi fatto due figli all'interno di un matrimonio che mi risulta essere stato felice. Ma, garantisco, anche il resto della classe diede assai maggior peso all'avvio di questo legame che al rapimento di uno dei più importanti uomini politici del paese.

Nel corso degli anni ho maturato tre convinzioni sul rapimento Moro, non una delle quali supportata dalla benché minima prova concreta:
1) Moro fu rapito perché era favorevole all'ingresso del PCI nei governi italiani.
2) E i mandanti furono gli USA, che hanno sempre nutrito un irragionevolissimo terrore verso il PCI, senza mai accorgersi che era di fatto un partito borghese e moderatamente conservatore che avrebbe costituito un utile contrappunto alla DC.
3) Cossiga, allora ministro degli interni, seguì all'epoca le istruzioni ricevute, convinto di fare la cosa migliore per l'Italia e con grande sacrificio personale; ma  poi se ne pentì amaramente e il rimorso di aver abbandonato il suo amico lo ha tormentato per tutta la vita.
Col corollario aggiuntivo che, a ben guardare, la DC fu assai pronta a cogliere la palla al balzo e liberarsi da quel rompiscatole moralizzatore - qui però non si tratta di ipotesi, ma di banale constatazione. 

15 commenti:

Nicoletta (Kiky) ha detto...

Non so se il titolo del post sia davvero una domanda o solo un pretesto per introdurre l'argomento. Comunque io ricordo benissimo quel giorno: ero una supplentina, laureata da tre mesi, al suo secondo giorno di supplenza in un istituto tecnico commerciale. Poco politicizzata e poco consapevole, ricordo di essere rimasta turbata dalla vicenda umana e dal fatto che quasi tutta la scolaresca dell'istituto lasciasse le aule e scendesse in strada a manifestare solidarietà agli uomini della scorta e alle loro famiglie (neanche a quei ragazzi importava tanto di Moro!).

la 'povna ha detto...

In realtà l'appello di Paolo Vi era scivoloso come il sapone di Marsiglia, e diceva, chiarissimamente, pur tra le righe, di non trattare ("semplicemente, senza condizioni").
In realtà la formula "né con lo Stato né con le Br viene lanciata da Lotta Continua, poi furono attribuite a Sciascia come paternità, anche se non la ha mai pronunciata (e il suo atteggiamento era per la verità pur sfumatamente, diverso).

Io associo il rapimento di Moro alla faccia di Frajese e a un'attesa della puntata di Heidi che non arrivò mai. Ma a Milano la situazione fu molto diversa da quella vissuta da te: la nostra scuola del tutto non politicizzata chiamò a casa, e fummo fatti tutti uscire prima come per calamità naturale. E ricordo che in giro non si parlava di altro, almeno questa era la mia impressione; in casa mia ovviamente tantissimo, eravamo anche noi molto politicizzati, ma il mio ricordo più forte erano questi eterni discorsi nelle botteghe quando il sabato andavo con mamma 'povna a fare la spesa. E la faccia di Frajese che rendeva il ritorno di Heidi sempre più una utopia.

acquaforte ha detto...

Non ricordo cosa stessi facendo quel giorno, ma cosa avvenne nei giorni seguenti sì. Era un periodo di grandi dibattiti in sezione (la 2^ per la cronaca, perché allora abitavo in centro). Parole come "compromesso storico" accendevano da tempo gli animi e le discussioni. Il Compromesso non piaceva agli USA per i motivi che hai detto, ma non piaceva neanche all URSS perché stabiliva l'allontanamento dei comunisti italiani da Mosca. Erano gli anni '70 e quello che c'era da capire sull imperialismo sovietico lo si percepiva anche nelle sezioni più inquadrate. Il PCI aveva al suo interno una forte componente di sinistra, anche se molti erano già stati allontanati: la mia concittadina Rossanda, Pintor, Magri, ecc. La discussione nelle sezioni in quel periodo era se cedere al ricatto o mantenere la linea dura: non si tratta con i terroristi.
Il rapimento di Moro gettava un sasso anche in un'altra acqua stagnante: il ruolo delle BR nelle nostre vite. Io lavoravo già in ospedale e di continuo dovevo discutere, quasi giustificarmi: ero d'accordo o ero contraria? Le B.R. erano delinquenti o compagni che sbagliano? Che palle!
Ricordo invece il momento in cui arrivò la notizia della morte: eravamo jn assemblea e il presidente dell'ospedale (PCI ) in lacrime annunciò il ritrovamento della R 4 con il corpo senza vita di Moro.
Quello lo ricordo perfettamente : un colpo al cuore, un brusco risveglio che spazzava via tutte le chiacchiere, le discussioni, i contorcimenti ideologici. Una famiglia aveva perso una persona amata.
Piccola nota a margine: in quel periodo io avevo una R 4 rossa, una delle tante che ho avuto nella mia vita. Venivo regolarmente fermata e controllata, spesso con mitragliette spianate. Alla fine mi divertivo, anche.

Betty ha detto...

Ehm...rapito il 16 Maggio e rilasciato cadavere l'otto Maggio...qualcosa non quadra, prof!
Betty

Betty ha detto...


E se posso permettermi qui, avete mai sentito il racconto del rapimento Moro fatto dal Professor Barbero al Festival della Mente a Sarzana?
Provo a mettere il link:
https://www.youtube.com/watch?v=Y_eOPYed9DA
Ciao
Betty

pensierini ha detto...

Io ero a casa mia. Il mio futuro marito ascoltava da mia madre le rivelazioni sul nostro passato. Al tempo, ero favorevole alla non trattativa, credevo, come tutti, che la cosa migliore fosse tenere il punto. L'atteggiamento dei giovani, inesperti della vita. Con gli anni e le vicende, sono molto più adattabile e malleabile. Tratterei senza por tempo in mezzo, alla faccia dei bei principi e del rigore fasullo. La vita umana prima di tutto, il fine giustifica i mezzi. Sono diventata così.

minty ha detto...

In quella primavera ero impegnata a farmi cambiare i pannolini e a imparare a digerire l'ennesima marca di latte artificiale, credo ^^
Aldo Moro è stato un nome a me completamente sconosciuto fino agli anni delle elementari, quando in classe leggemmo un brano sul Natale scritto da una delle sue figlie, e la maestra ci accennò alla storia della sua famiglia, che era riportata brevemente anche sulla nostra antologia.

Restò tutto molto vago finché, esattamente 10 anni e un mese dopo il rapimento Moro, ad anni di piombo praticamente archiviati, un colpo di coda del terrorismo delle Brigate Rosse colpì a poche centinaia di metri da me: un sabato pomeriggio, nella mia città, uccisero il senatore Ruffilli, anche lui democristiano.
Quello stesso pomeriggio, quando ancora nessuno sapeva nulla, accompagnai mio padre a fare la spesa settimanale in un supermercato del centro. All'uscita ci ritrovammo nel mezzo di una manifestazione spontanea della cittadinanza, che sfilava per il corso in segno di protesta e lutto: la notizia dell'omicidio si era diffusa poco prima. Il senatore era stato freddato a pochi minuti a piedi da lì.
E dopo, fu impossibile continuare a ignorare cosa fossero le Brigate Rosse e il terrorismo (lode alle mie maestre che ci fecero lezioni ad hoc in proposito).

Eva ha detto...

..io ero troppo piccina per rendermi conto,a 5 anni,di cosa fosse accaduto quel giorno di Marzo..ma sentivo la paura..e le mie nonne piangevano..Purtroppo ricordo invece molto "bene" il 9 Maggio..ed è un "Giorno" che mi fa piuttosto schifo..Mia nonna era morta il 3 e mio zio,suo figlio allora di 18 anni, si sentì male durante il servizio militare e mia mamma e mio nonno,rischiarono di perdere pure il fratello/figlio..Graxie a Dio almeno lui si riprese.
Ricordo tutto benissimo..anzi.."malissimo"..poi il 9 Maggio mi ha pure portato via Stefano..perciò è una Data Brutta proprio.
Sicuramente da Lassù tutti tre ci guardano ed un poco sorridono..cosi diversi..cosi simili..Lassù.
Sapete come dico?"CORAGGIO..che dopo Aprile..viene GIUGNO!!"
Scusate...

dolcezzedimamma ha detto...

Io ero al Paese di passaggio. Non c'era la televisione accesa e la notizia fu portata dallo zio al rientro dal lavoro. Ricordo tutto: le dirette dal parlamento, le urla dei deputati, le lacrime x i morti. Ricordo perfino che quella sera mandarono un'episodio di "Su e giù per le scale", una serie credo inglese con protagonista la servitù di una famiglia nobile. Quell' episodio, in cui una domestica si suicidava, corrispondeva esattamente all'umore degli italiani. Il 9 maggio ero invece a scuola. Onestamente quel ricordo è più sfumato.

Pellegrina ha detto...

Le prime due ipotesi sono relativamente diffuse. Veniva chiesta da più parti una partecipazione al governo del partito comunista italiano per instaurare politiche economiche tese a tutelare i capitali dall'inflazione dell'epoca, dovuta in gran parte alla crisi petrolifera, bloccando i salari. Solo la collaborazione del PCI avrebbe potuto permetterlo, imbavagliando le rivendicazioni dei salariati e i sindacati. In cambio però bisognava cedere qualcosa sulla gestione del potere. Cosa che sia pure in misura inferiore avvenne, anche se il PCI non entrò nel governo. In cambio Berlinguer avrebbe ripreso la moda oggi più che mai sinistra dell'austerità, lanciata poco prima dalla DC con le domeniche a piedi per risparmiare sulla benzina. Fu forse la prima volta che il gergo anglofilo entrò a far strage nel nostro lessico politico-economico, "austerity".
Sulla terza ipotesi non concordo minimamente. Kossiga è sempre stato in antitesi a Moro, più rivale che amico. Fino alla fine della sua presidenza e della sua vita fu piuttosto espressione degli ambienti che gli andarono contro.

Fatevi i Gatti Vostri ha detto...

Avevo appena finito l'università e il mio periodo di fervore politico era scemato alquanto. In più avevo pendente sul capo una pesanet spada di Damocle per aver pestato guasi a morte un pastore che aveva impiccato il cane di Dino. Mi tenevo fuori dai casini quindi ma al commando e alla organizzazione perfetta non credetti mai. Erano dei dilettanti i terroristi, ammazzavano sì ma facevano sempre casino. Non conoscevo loro personalmente ma altri ugualmente invasati e feroci mi avevano chiesto di insegnar loro a sparare. Non sapevano nemmeno caricare una doppietta figuriamoci uno sten con una pistola in mano erano più pericolosi di Ciontoli. I più non avevano fatto il militare per obiezione o roba simile. Lì c'era qualcuno che sapeva come fare e non fu mai preso. Uno straniero? Fu ipotizzato. Dei servizi segreti? Forse Ma quelli avrebbero usato un cecchino. Forse perché la strage avrebbe nuociuto alla sinistra? Non credo Il PCI era lontano anni luce dalle brigate rosse. Per impedire il compromesso? Quello sì. Probabilmente il regista della tragedia aveva la gobba. Probabilmente tra Morucci e & co. c'era gente della malavita che doveva rendere qualche favore o operava per conto del regista gobbo ( ricordiamoci di Pecorelli e gli assegni del presidente). Supposizioni in mancanza di prove certe ma meglio supporre che credere alla Novella che ci servirono.
Dante

Murasaki ha detto...

Ringrazio tutti per i bei commenti.

@Nicoletta:
Il titolo non aveva uno scopo preciso, mi è venuto così - probabilmente sulla teoria che negli USA tutti ricordano dov"erano quando uccisero Kennedy.

@Betty:
Grazie, ho provveduto a correggere - e anche ascoltato Barbero, che è sempre interessante. Ai problemi quotidiani legati al rapimento Moro per le BR non avevo proprio mai pensato - sbagliando perché dietro quel rapimento minaccirgo ora che c'è stato molto paziente artigianato!

Invece non ho corretto secondo quel che racconta
@la 'povna
perché il post racconta il MIO rapimento Moro, con tutte le imprecisioni del caso, ma sono precisazioni importanti. Inutile dire che all'epoca seguii pochissimo il dibattito, che a tratti mi sembrava assai stucchevole

@Eva:
Vedi? L'hai fatto anche tu, accostando la data alla tua vita personale, come la mia compagna. Solo che per lei si trattò di un evento positivo, al contrario di quel che è successo a te!

@Pellegrina:
Ti ho eliminato il commento che hai troncato, quello dove c'era scritto solo "la mia famiglia", per pure ragioni di estetica, non perché non mi interessi quel che disse o fece la tua famiglia - anzi, sono prontissima ad accogliere informazioni in merito!

Murasaki ha detto...

E non entro nel merito dei commenti, ma ammetto che quello di Dante mi ha colpito parecchio!

la povna ha detto...

Capisco quel che intendi, sul "tuo" caso Moro: era uno dei concetti con i quali aprii il saggio che vi dedicai quando ci fu l'ondata di pubblicazione nel trentennale e ci lavorammo con un gruppo di colleghi, in un misto tra storici e letterati, per lo più dello University College: "quel pezzo di storia che tutti ci lega e tutti ci disunisce", come ben definì il senatore Pellegrino in un volume che raccoglieva la sua esperienza in una (delle numerose) commissione di inchiesta parlamentare.
Credo che una differenza sostanziale delle percezioni sia in qualche modo la soglia della coscienza di ricezione di questo evento di cesura: tu eri già grande e raziocinante, io ero una bimbetta che pensava a Heidi. Dunque tu eri già in grado di decidere di non seguire il dibattito e di trovarlo stucchevole, per me era la percezione estremamente basica di un sovvertimento, continuato, della routine quotidiana. Dunque poi, quando mi ci sono avvicinata da grande, l'approccio di studio ha potuto essere pochissimo filtrato dal ricordo, perché obiettivamente Heidi aveva pochissima rilevanza con tutto ciò. Anche al primo anno di università, arrivata a Hogwarts, scoprii che in quella percezione della mancanza di Heidi non ero sola, tutt'altro - ma accompagnata per lo meno da quella ventina di nerd della mia leva o di poco più grandi che ricordavano esattamente questo trauma del cartone mancato.

Murasaki ha detto...

Bene, il trauma da Sparizione Improvvisa del Cartone Animato Preferito è stato un classico di quegli anni - mai che ci dessero qualche parola di spiegazione, o si preoccupassero di recuperare la puntata. Ricordo ancora un episodio di Capitan Harlock che... vabbé, lasciamo perdere.
Comunque ammetto che il trauma della mancata trasmissione di Heidi è una tessere del puzzle di cui non avevo mai tenuto conto, ed è giusto che tu gli abbia dato voce!