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lunedì 9 aprile 2018

Lunedì film - La marcia su Roma

Come si arriva al fascismo? Qual è la strada che porta un popolo pacioso di brava gente verso le squadracce e l'olio di ricino nel giro di quattro anni dalla fine di una guerra vittoriosa dove sì, l'Italia uscì con le ossa rotte ma anche gli altri paesi europei tanto bene non stavano messi, eppure fascisti non diventarono?
Son questioni complicate da spiegare in pochi giorni a una classe di quattordicenni che, per ovvi motivi, un grande background storiografico non ce l'hanno e non possono averlo. Inoltre è facilissimo scivolare nella retorica e nella propaganda - senza contare che anche i migliori e più accurati manuali delle medie più di tante pagine non possono dedicare all'argomento e che in questo periodo il fascismo sembra pure tornato di moda e viene spesso rievocato attribuendogli aspetti e meriti che avrebbero alquanto sorpreso i suoi stessi fondatori.
Per diversi anni il problema sembrava piuttosto datato, e mi sono limitata a raccontare che il fascismo era arrivato, amen, per poi passare ad avvenimenti ben più fascinosi agli occhi degli studenti. Negli ultimi anni però ho cercato di approfondire un po' l'argomento. 
Una buona scorciatoia può essere offerta da questo film che è una brillante commedia all'italiana che, come tutte le commedie all'italiana, contiene una sua bella fetta di humor nero e qualche risvolto altamente drammatico.
La marcia su Roma è un film del 1962, quando le acque sembravano abbastanza calme e il fascismo sembrava una questione legata al passato. Forse. Chissà. 
Regia di Dino Risi, sceneggiatura di gran lusso cui collaborarono tra gli altri Scarpelli e Scola, buon ritmo, ricostruzione storica accurata, niente tagli manichei tra buoni e cattivi anzi una garbata descrizione di come, appunto, si diventava "cattivi": del resto, si sa, gli italiani sono brava gente.
Abbiamo quindi un reduce di guerra assai spiantato e - letteralmente - con le scarpe bucate, che rimedia malamente la giornata scocciando gli ufficiali in congedo e esibendo una falsa medaglia al merito per raccattare elemosine e un contadino assai affezionato alla terra ma che, come tanti all'epoca, di terra non ne ha, e campa più o meno alle spalle della sorella incinta e del marito che non sono affatto entusiasti di averlo tra i piedi. Siamo ancora agli inizi degli inizi e il fascismo si configura ancora come un movimento democratico a fondo socialista che presenta un programma che promette un po' di tutto, dal mare in Lombardia alla leggendaria terra ai contadini. Una buona spaghettata e un piatto di stufato bastano a conquistare i favori del reduce spiantato, la promessa della terra  attira assai l'aspirante contadino (che sarebbe in realtà un democristiano in nuce).
Le prime elezioni però non vanno molto bene e la politica del fascismo cambia, nemmeno troppo lentamente: dai comizi deserti alle Case del Popolo bruciate (di solito senza gente dentro. Di solito) la strada non è molto lunga e passa dal sabotaggio degli scioperi per approdare ai pestaggi e all'olio di ricino in una sequenza ritenuta giustamente memorabile. Si sa, le strade si percorrono facendo un passo per volta ma sono sempre i primi i più lunghi da fare, quando si è preso il ritmo si continua facilmente e ci si abitua facilmente a considerare la violenza un modo come un altro per portare avanti il discorso.

Si arriva così alle adunate che convergono verso Roma, con tanto di blocchi stradali prima ordinati dal potere centrale e poi sciolti per ordine del re - e proprio durante il viaggio a Roma i due protagonisti vengono colti da dubbi crescenti, particolarmente davanti all'uso troppo disinvolto non già del manganello ma della pistola fatto da uno dei capi delle squadracce - e proprio prima di entrare a Roma pianteranno le camicie nere e assisteranno alla marcia in abiti borghesi e una certa, crescente perplessità.
Il film si chiude con un pezzo di filmato storico dove Vittorio Emanuele III assiste all'adunata dal suo balcone e si consulta con l'ammiraglio di Revel per poi decidere che i fascisti sembrano gente seria, proviamoli per qualche mese (il filmato è storico, il doppiaggio aggiunto è uno dei molti tocchi di genio degli sceneggiatori).



Il film non è molto lungo (94 minuti) non ha tempi morti e si snoda con molta chiarezza. Un paio di pause possono rivelarsi necessarie per spiegare ai ragazzi che il fascismo degli inizi aveva effettivamente un programma piuttosto multiforme, ma soprattutto il funzionamento della sequenza sullo sciopero sabotato - un meccanismo per loro abbastanza sconosciuto - e, naturalmente, ogni volta che qualcuno dichiara di non aver capito qualcosa nella trama, perché quello che nel 1962 era conosciutissimo ai più per dei quattordicenni può essere piuttosto misterioso. Nel complesso però se ne esce piuttosto bene e la storia si segue senza molta difficoltà.

2 commenti:

Pellegrina ha detto...

Per integrare e mostrare come nel 1962 non fosse percepito tutto come tranquillo (scioperi, morti, missini al governo e amenità varie) consiglierei vivamente questo: è un film documentario su materiale d'archvio, con un bellissimo commento. Se hanno già visto l'altro e studiato il periodo gli studenti qualche riferimento dovrebbero averlo. In internet si trova solo una sintesi un po' ardua da decifrare mentre il film completo appare e scompare, ma merita assolutamente di essere visto.

vanessa ha detto...

Questo lo prendo come suggerimento per me. I film di Risi che ho visto mi sono piaciuti tutti.
Anche se proprio oggi ero in macchina con mia figlia, che fa la prima elementare e mi ha chiesto chi fossero i fasci (la mia faccia quando ha letto da un muro “facci merda” purtroppo non l’ho fotografata... mascella a terra)
La mia spiegazione boh .. chissà se ha capito che quel tipo di comunicazione diventa involontariamente fascista

Notte Murasaki