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venerdì 22 dicembre 2017

Il Natale di Flavia de Luce - Alan Bradley


La letteratura natalizia abbonda di libri gialli. Come spiegava la Christie in un classico del genere, Natale è un ottimo momento per un delitto, con tanti parenti che normalmente si scansano tra loro con gran cura ma che in occasione del pranzo di Natale devono mostrarsi amichevoli e ricolmi di spirito natalizio - e finisce che le tensioni represse hanno il sopravvento e ci scappa il morto - anche più di uno, all'occorrenza.

Alan Bradley dirazza molto da questo filone: nel libro non vedremo alcun pranzo di Natale, solo tentativi approssimativi di mangiare un po', nonostante tutto.
Ma andiamo per ordine.
Ho scoperto (e avidamente letto) la serie di Flavia de Luce grazie alla segnalazione della povna qualche tempo fa, fatta proprio per i Venerdì del Libro. L'autore è canadese, e descrive quindi l'Inghilterra dall'esterno.
In effetti c'è tutto un filone americano che descrive la grande Albione, spesso in  modo assai artefatto. Ne risulta un Inghilterra singolarmente popolata di imbecilli che passano il loro tempo a prendere il té e a comportarsi come gli inglesi della peggiore letteratura di genere, con qualche improbabile investigatore che... bah.
Inutile approfondire, visto che qui non c'è niente del genere.

L'investigatrice (Flavia de Luce, appunto) è una nobile rampolla di una aristocraticissima famiglia, abita in una meravigliosa e aristocraticissima villa inglese ricolma di gloriose vestigia dei suoi gloriosi antenati e rientra a tutti gli effetti nel ramo degli Aristocratici Inglesi Eccentrici. Siccome anche il resto della famiglia, quanto a eccentricità, non se la passa male, le sue stravaganze vengono accolte con una certa indulgenza.
Flavia e la sua famiglia ragionano da ricchi ed eccentrici aristocratici - una forma mentis tutta particolare, che ogni lettore di narrativa inglese conosce. Il fatto che siano sì assai aristocratici, ma poveri in canna e in una villa che cade a pezzi conferisce loro un ulteriore tocco di aristocratica eccentricità.

Ognuno dei familiari di Flavia ha i suoi tratti eccentrici - lei ad esempio adora la chimica, e coltiva questa passione nel lussuoso laboratorio lasciatole da un suo antenato, provvisto di una meravigliosa attrezzatura un po' datata e di una splendida biblioteca specialistica. La sua camera da letto è senza riscaldamento e la carta da parati si scolla per l'umido delle infiltrazioni - ma questi sono dettagli irrilevanti: il punto è che Flavia ha una grande libertà di movimenti e gode del possesso esclusivo di una delle ali abbandonate della villa - circostanze abbastanza insolite per una dodicenne.

L'epoca è il 1950. La guerra è ormai passata, ma ha lasciato tracce profonde che riaffiorano spesso nei punti più impensati. 
Siamo in inverno e fa un freddo cane, tanto che il romanzo si apre con una bellissima scena in cui Flavia, allagati i pavimenti della sua ala, pattina sulla spessa crosta ghiacciata che ricopre i preziosi pavimenti, con abilità da campionessa.
Natale è alle porte quando la villa viene invasa da una troupe cinematografica che ha lautamente pagato per avere delle ambientazioni aristocratiche e old english per il film che sta producendo. Flavia osserva incuriosita gli estranei - la curiosità e una vivacissima immaginazione sono due tratti dominanti del suo carattere (e del resto non so che avvenire possa esserci per un ricercatore chimico privo dell'una e dell'altra), attacca discorso con la Grande Diva, e nel complesso si diverte molto. 
L'inevitabile parroco di paese ha l'inevitabile idea di sfruttare gli attori per uno spettacolo di beneficenza da svolgere in un salone della villa, e tutto il paese partecipa.
Senonché una grandiosa nevicata isola la villa, costringendo i malcapitati parrocchiani ad accamparsi fortunosamente nel salone in una strana atmosfera da vacanza imprevista. La Vigilia di Natale assume così caratteristiche assai spartane... e qui doverosamente mi fermo, ma essendo questo un romanzo giallo si può almeno vagamente intuire quale altra complicazione sta per entrare in scena oltre alla neve.

Di media lunghezza, il romanzo è adattissimo come regalo di Natale, da fare e da ricevere. E' adatto a qualsiasi età dagli undici anni in su e si legge in due-tre serate, possibilmente accompagnandolo con molte tazze di té e abbondanza di dolcetti.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro un felice Natale e buone feste a chiunque passi da queste parti, e anche a chi non ci passa.

10 commenti:

acquaforte ha detto...

Mentre leggevo la presentazione di questo giallo, mi sembrava un dèja vu. È stato quando hai parlato della investigatrice dodicenne che si è accesa una lampadina nella mia testa: avevo cominciato a leggere il primo (credo) romanzo della serie di Flavia de Luce "Aringhe rosse senza mostarda". Anche questo nella pila dei libri da leggere o incominciati e mollati per un motivo che non ricordo.
Bene, credo che lo riprenderò in mano, mi piace l'ambientazione vecchia Inghilterra.

Murasaki ha detto...

Credo che "Aringhe rosse" sia il primo pubblicato in Italia: il primo primo della serie è "il delitto del campo di cetrioli" ed è piuttosto carino anche come storia gialla in sé ^_^

Fatevi i Gatti Vostri ha detto...

Un bacione grande da Dani ed anche da chi dorme. Questo libro voglio comprarlo.Bella la tua storia dei motorini! Deve essere l'aria di Firenze,noi Veneziani siamo impediti con le due ruote. Lo zio che nella tua città ha studiato (giusto per non concedersi a Pisa) mi raccontava di una sua vespa 150 con tettoia lunghissima che sfidava ogni pioggia. Devo avere da qualche parte una sua foto in vespa con scritto de'Macci e una data tanto indietro nel tempo, se la trovo la posterò.
I nostri stanno arrivando speriamo di far festa grande e di tenere allegri anche i lettori.
Buon Natale ma ci risentiamo anche più tardi
Kiss Dani

Pellegrina ha detto...

Ricorda quel romanzo sulla famiglia inglese povera "salvata" da due ricchi statunitensi, quello con la scena spassosissima delle sorelle vestite con le pellicce di orso. Dev'essere un filone quell'ambientazione lì.

minty ha detto...

@Murasaki, davvero ti ha conquistato, Flavia? Io ho letto il romanzo coi cetrioli (:D) e sì, belle ambientazioni, belle idee, bello l'intreccio, ma la protagonista è talmente troppo-troppa per essere una dodicenne, che l'ho trovata un personaggio assai poco credibile e assai facilmente detestabile... °_°

la povna ha detto...

Andando avanti con la serie la parte dell'intreccio saga familiare prevale un po' troppo su quello poliziesco, e perde un po'... Però resta a mio avviso molto piacevole. Sellerio ha appena pubblicato una nuova puntata per questo scorcio di fine anno, ma non l'ho ancora avuta per le mani.
@Minty: l'errore è di aspettativa. Bradley gioca e col poliziesco e col genere letteratura giovanile, in particolare, il modello per Flavia è la bambina invincibile modello Pippi Calzelunghe. Una volta inquadrata nella giusta prospettiva, il resto segue, perché il tipo di sospensione dell'incredulità non è quello richiesto all'utente di polizieschi, ma a quello di Exceptional Girls Stories, all'interno delle quali Flavia si posiziona a pennellino.

minty ha detto...

@la povna
Ottimo! Ché io il libro di "Pippi Calzelunghe" non l'ho mai voluto leggere, tanto mi dava ai nervi il personaggio ritratto nel telefilm omonimo degli anni '60-'70! :P Decisamente io è 'ste Exceptional Girls ci dobbiamo girare alla larga.
Della Lindgren un personaggio che adoro è il molto meno conosciuto Emil, intagliatore di figurini di legno e combinaguai, a suo modo speciale, ma senza essere un super-bambino ;)

Murasaki ha detto...

@Pellegrina:
Sì, esattamente quel genere!

@Minty:
Ti ha risposto già la 'povna. Quanto a me, che non disapprovo affatto il filone Exceptional Girls, ho apprezzato molto comunque il rapporto con le sorelle, che ho trovato di un realismo crudele e sbalorditivo. Per il resto, seguo la storia, che di solito si lascia seguire senza problemi. Ma sarebbe triste che a tutti piacessero le stesse cose ^_^

acquaforte ha detto...

Ho passato la giornata di ieri a leggere e finire "Aringhe rosse senza mostarda". Mi è piaciuto molto e mi sono divertita. Ben scritto, scorrevole, con picchi di umorismo inaspettati. E una storia non banale. Persino gli stereotipi sulla piccola aristocrazia inglese sono stati gradevoli. Nullafacenti, sull'orlo della catastrofe economica ma ligi ai riti del loro status: la cena dopo il suono del gong, il forte controllo della espansività da parte del colonnello, l'atteggiamento di affettuoso
snobismo verso la poca servitù e i paesani, ecc.. Ho approvato tutti i tentativi di ritorsione messi jn atto da Flavia verso le temibili sorelle: cosa avrei pagato per essere una intraprendente ragazzina come lei, invece di quella che ricordo essere stata, timida, arrendevole, preda di ogni possibile angheria. Flavia non è solo intelligente, ma anche di animo nobile. Buonista si direbbe oggi, perché, nonostante i suoi preconcetti, soccorre la zingara, si sente colpevole nei tentativi (falliti) di punire le sorelle, cerca di proteggere un colpevole di assassinio. Lei capisce che si può uccidere per paura o perché stanchi di subire sorprusi.
Mentre leggevo, mi veniva di pensare che se Cenerentola avesse avuto il carattere di Flavia, la fiaba sarebbe stata più divertente e certamente più istruttiva. Principe compreso nel pacchetto ^__^.
Siccome ci sono ancora tanti segreti e tanti perché da svelare, continuerò a seguire i misteri di Flavia de Luce. Grazie per la dritta, come sempre.

Pellegrina ha detto...

@Minty: anche io che pure adoro le bambine eccezionali, o meglio le protagoniste femminili che non piangono non svengono non flirtano e non si coprono di pizzi come principale attività (sia ben chiaro che ho un personale corredo di pizzi, ma è altra storia), ho odiato i rari istanti che sono stata obbligata a vedere di Pippi calzelunghe, perché quella non è una bambina ma un fantasma caricaturale e mostruoso di quello che gli adulti si immaginano che una bambina in gamba debba essere. Come Zazie nel métro, o Paper moon, a conti fatti, parlano più delle ossessioni di adulti che i bambini non sanno capirli, né adattarcisi, né avvicinarcisi.
Molto triste, alla fin fine.
E molto meglio Hermione Granger: si vede che sono passati decenni importanti tra Pippi e Rowling. La cosa triste è il rapporto cavafiato che si prevede per lei e Ron, ma sigh, accade anche questo in quella normalizzazione della nevrosi e della fantasia alla vita adulta che la saga è.
Per questo per me sarà sempre W Dumbledore Army.