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martedì 14 luglio 2015

Bilancio negativo (ma proprio negativo, di quelli senza appello)

Il triennio della classe, da me descritto graficamente nel corso del Progetto Multiculturale.
Come si può intuire, la prima parte mi è risultata molto più gradevole della seconda.

Si sa che non sempre gli insegnanti si mostrano capaci di tirare fuori da una classe tutto il suo ricco potenziale. Altrettanto si sa che non sempre gli alunni, negli anni delle medie ma non solo, dedicano completamente tutte le loro energie mentali e fisiche al conseguimento di un buon profitto scolastico. E si sa che alcune classi nascono male, perché un DS improvvido e scriteriato ordina che vangano ivi infilati tutti gli alunni più disagiati, carenti, disturbati e infelici. 
Non era questo il caso della mia ultima Terza, quella che a suo tempo chiamavo Prima D'Ogni Grazia Adorna: essa anzi era il gioiello della scuola, il faro illuminante per tutti noi, fonte di grandi soddisfazioni per tutto il Consiglio di Classe. Finché è durata.
Come Terza è stata un disastro. Non ci sono altre parole per definirla.
Diciassette alunni, sette dei quali ammessi all'esame con voto di consiglio - che sta a significare, in scuolese, che sette alunni avevano almeno un insufficienza. Cioè, un alunno aveva una insufficienza, gli altri avevano valutazioni che sembravano cimiteri, e cinque avevano fatto del loro meglio per meritarsi il cinque in condotta.

Durante l'anno abbiamo visto di tutto, e ogni mattina portava novità: alunne che si picchiavano nei corridoi, alunni che si picchiavano nei bagni, litigi in classe dove venivano offese non solo le madri ma financo i padri, lunghe processioni alla macchinetta delle merende che hanno portato a un autentica invasione di Estathe in classe, banchi incisi e maciullati, alunne che bullavano nel bagno le primine, furto con scarsa destrezza di una borsa poi gettata a spregio nel cassonetto della spazzatura, alunne che sputavano su banchi e sedie, alunni che spalmavano di colla la sedia dell'insegnante, alunni che staccavano le spine quando andavamo nell'Aula Multimediale a vedere filmati, alunni che si insultavano in piena lezione. Roba da far impallidire il ricordo di Cristaccecami, che aveva però infinite certficazioni. Qui nessuno era certificato per alcunché, nemmeno per una leggerissima dislessia. Tutti erano in grado di studiare nel migliore dei modi. Non solo, in prima tutti si amavano in modo struggente. In terza però si sono odiati con tutte le loro forze.
I genitori sono stati convocati. I genitori ci hanno fatto il solco, tra casa loro e la scuola. E non parliamo delle telefonate. I genitori erano accasciati, depressi, impauriti, esasperati, preoccupati. Hanno offerto la loro collaborazione ma non sapevano che accidente fare. E noi non sapevamo che accidenti dirgli. 
Certamente abbiamo sbagliato, e noi e loro. Potendo immaginare come si sarebbe evoluto l'insieme, sarebbe stato il caso di avviare il cosiddetto corso di recupero con gli psicologi al più presto, ma sono cose lunghe da  mettere in moto. I genitori non capivano, i genitori hanno saputo solo per gradi, i genitori molte cose non ce le hanno dette anche quando le sapevano, e noi non abbiamo insistito perché certe cose è meglio che restino private.
La simpatica scuoletta di St. Mary Mead in certi casi è senza anticorpi: la nostra blanda disciplina si basa soprattutto su buon senso, comprensione e capacità di adattamento - una combinazione che funziona quasi sempre molto bene. Stavolta non ha funzionato.
I ragazzi ci hanno odiato e maltrattato. Potremmo denunciarli per mobbing e vincere la causa. Ci hanno bullato. E hanno reso la vita di classe un inferno.
Le programmazioni sono andate avanti poco e male. A Giugno, stilando il programma di italiano, ho visto che era all'incirca la metà di quello di una normale terza.
Davanti alle insufficienze, mettevano il muso e provavano a spiegarci che la colpa era nostra che spiegavamo male - il che potrebbe anche essere, ma non si capisce perché invece in prima e in seconda spiegavamo bene - e che avevamo delle pretese assurde.
Per me è stata dura, ma per Matematica che era al suo primo anno di insegnamento è stato un incubo. Davanti a qualsiasi pur minima difficoltà scuotevano la testa e dicevano che non capivano (che avrebbe magari avuto un senso se non avessero fatto una gran confusione durante la spiegazione fino ad impedirne lo svolgimento), poi a casa frignavano perché non riuscivano a fare i compiti. I genitori accorrevano preoccupati, i genitori venivano redarguiti e a loro volta redarguivano la prole, ma la prole continuava a non studiare un accidente.
Ben presto abbiamo tirato i remi in barca e cercato di sopravvivere, giorno per giorno.
Per la prima volta ho visto una classe come quelle che vengono descritte negli articoli estivi sulla scuola da gente che a scuola non ha mai messo piede: ragazzi apatici, privi della benché minima curiosità, piagnucolosi, viziati, infantili, permalosi e piantagrane. In terza media. Ragazzi che, semplicemente, rifiutavano di usare il cervello per poi lamentarsi che i voti erano bassi. Non era solo questione di studio - non sempre le terze sono studiose, ma quasi sempre sono affamate e curiose.
Noi insegnanti ci siamo irrigiditi, per puro istinto di conservazione. Tagliate tutte le attività integrative, tagliati i laboratori (e chi si fidava?), tagliati i film, le uscite, vietato l'accesso alla macchinetta distributrice delle merende, vietato alla fine anche l'ingresso di una qualsivoglia confezione di Estathe in classe, disposti i banchi nell'unica combinazione che impediva ai sette elementi litigiosi di litigare (e quando ci sono solo diciassette alunni, sette dei quali ansiosi di litigare perché così non si fa lezione, garantisco che è dura impedirglielo).
Ci siamo annoiati a morte, e loro pure. 
Durante l'anno noi insegnati abbiamo parlato e riparlato e fatto consigli straordinari e distribuito rapporti e sospensioni e prediche e punizioni varie. Ci siamo arrabbiati e ci siamo fatti passare l'arrabbiatura perché il nostro è un lavoro dove arrabbiarsi non serve a nulla. 
Ma cosa sarebbe potuto servire?
Uno psicologo di appoggio, probabilmente - e infatti la DS ha preso accordi per averne uno,  l'anno prossimo. Beh, sappiamo tutti che non sono cose che si risolvono in tre giorni, nelle condizioni attuali.
Non ammetterne sette su diciassette all'esame, forse. Io ho votato in questo senso. Non è detto che fosse un idea valida, e infatti altri hanno votato diversamente. Ma non è nemmeno detto che fosse un idea sbagliata. Un anno di riflessione a qualcuno di loro avrebbe fatto un gran bene. Forse. O forse no? 
E' sempre difficile da decidere. La terza non è una buona classe per fermare, per questa classe in modo particolare. Un altro anno nella paciosa atmosfera di bambagia di St. Mary Mead gli avrebbe fatto bene? Forse andare a battere le corna altrove, dove loro sono i "piccoli" e non i "grandi" gli darà motivo di riflessione. 
O forse no, chi può dirlo?

E' stata colpa dei genitori?
Mah, si fa presto a dire. Fare i genitori è affare complicato e a questa età per le famiglie spesso i ragazzi sono simili ad alieni. Questo lo so. Ero abituata però che per me non fossero affatto alieni. Stavolta, letteralmente, non sapevo da che parte prenderli. Empatia zero. Cosa volevano da noi? A occhio, volevano solo trattarci male. A che pro, onestamente, non saprei dire. Non siamo una scuola rigida. Abbiamo pretese disciplinari molto ragionevoli. Violare le regole, alla scuola di St. Mary Mead non è una impresa di cui menar vanto. D'altra parte si sono trattati male anche tra loro, e questa mi sembra un impresa ancor meno degna di vanto.
E' stata colpa nostra?
Tendo a dire di no. Nessuno di loro è stato trattato in modo arbitrario. Tutti noi abbiamo cercato di fare onorevolmente il nostro lavoro al meglio delle nostre capacità, come sempre. Di più non potevamo fare.
E' stata colpa della Dirigenza?
La Dirigenza è intervenuta con atti, pensieri e parole. Ha suggerito, ha consigliato, ha stabilito. Onestamente, non posso dire che se ne sia fregata. Comunque non ha cavato un ragno dal buco, esattamente come noi.
E' stata colpa degli alunni?
Con tre eccezioni (più due parziali eccezioni) sì, mi sento di dire che è stata colpa loro. Erano giovani, inesperti del viver del mondo, confusi e, almeno alcuni di loro, terribilmente incasinati, ma si sono rifiutati di farsi aiutare e anche di aiutarsi da soli.
Avremmo potuto, noi insegnanti e la Dirigenza e i genitori, fare questo e quest'altro, forse, ma sul momento non ci abbiamo pensato. Non abbiamo comunque nessuna sicurezza che fare questo e quest'altro avrebbe rimediato la situazione.

Ogni classe funziona a modo suo. Questa, arrivata a un certo punto, ha deciso di non funzionare più. Adesso so che può succedere anche questo.
E' stata un esperienza che ha avuto anche i suoi lati positivi, primo fra tutti quello di essere finita.

L'anno scolastico è finito.
Viva l'anno scolastico!

9 commenti:

lanoisette ha detto...

la vera verità è che la classe è un gruppo non elettivo, costretto a vivere insieme alemno cinque ore al giorno, in cui la totalità è ben di più della somma dei singoli ed in cui si creano dinamiche spesso difficilmente individuabili - soprattutto se invece di individuare dinamiche dovresti spiegare il volume della sfera o le terza guerra d'indipendenza.
io ho avuto una terza superiore così, fortunatamente per pochi mesi prima di iniziare il dottorato, e non la auguro a nessuno.
per questo io sono da sempre una grande sostenitrice dello psicologo scolastico, fisso, che intervenga non solo sui casi singoli, ma che faccia monitoraggi nelle classi e possa dare strumenti di intervento agli insegnanti.

la povna ha detto...

Due ne abbiamo avute, così: i Pesci e soprattutto l'Orda. In tutti e due i casi, ciò che ha innescato una (pur parziale) inversione sono stati due fattori, uno voluto da noi e uno casuale: l'Appennino e la Morte. Del secondo facevamo a meno, ma ha in effetti ridisegnato tutte le dinamiche. Sull'Appennino, per una prossima volta, se vuoi dettagli, ti dico (lavorano stabilmente anche con classi delle medie).

Murasaki ha detto...

@LaNoisette:
e infatti una collega ha esposto la teoria che all'inizio le amicizie erano ereditate dalle elementari, poi con la crescita i ragazzi hanno cominciato a scegliere a modo loro, e l'ho trovata abbastanza plausibile. Poi senza dubbio ci sono infinite infinità di cose che noi insegnanti non conosciamo e non possiamo conoscere.
Lo psicologo scolastico... eh sì, lo psicologo scolastico ci avrebbe fatto assai comodo. Peccato che anche lo psicologo, come del resto tutti noi, desideri mettere insieme pranzo e cena e insomma voglia essere PAGATO per il suo lavoro. E che trovare i soldi per interventi straordinari nelle scuole sia molto difficile. Qualche anno fa questo almeno non sarebbe stato un problema.

@la povna:
Una Morte avrebbe forse appianato diversi problemi, ma come sai l'attuale legislatura ci impedisce di procedere in tal senso...
Per l'Appennino sì, gradirei qualche dettaglio. Nel nostro caso tuttavia nessuno si sarebbe azzardato a fare uscire tutto il gruppo-classe dalle mura della scuola (nella gita di fine anno ne abbiamo esclusi cinque, per pura e semplice PAURA di quello che avrebbero potuto combinare).
Tuttavia qui c'è un elemento curioso, che è quello che mi ha spinto poi a scrivere il post: tutti abbiamo avuto la nostra quota di Classi Disastro, ma questa era partita come Classe Modello. Tutto questo, tra l'altro, ci ha impedito per molto tempo di vedere obbiettivamente quel che erano diventati. Insomma siamo stati vittime dei nostri pregiudizi.

Linda_chi? ha detto...

Solo due parole: che peccato.
(Ma ci sono certe congiunture storiche o astrali (?) cHe smentiscono ogni previsione e che smontano ogni premessa, e noi possiamo solo guardare attoniti senza capire e senza poter far nulla.)

la povna ha detto...

Sì, effettivamente la trasformazione in lupi mannari dà da pensare: quanti inserimenti, tra una classe e l'altra? Classi particolarmente modello, si rivelano classi particolarmente fragili nella personalità, e talvolta basta un inserimento per cambiarne l'indole.
Tenendo conto di questo elemento, il modello allora sono forse i Maculati, tutte e due le classi, sia la grande sia la piccola, quando passarono in terza e furono separati definitivamente. La classe piccola si amalgamò a quella cui era stata unita, perdendo completamente l'identità di Maculati, quasi che si trattasse di un ricordo di cui vergognarsi. La classe grande in terza, ne raccontai anche sul blog, andò incontro a una debacle emotivo-esistenzial-scolastico-comportamentale notevole. Non si arriva ai livelli di 'mostruosità' da te detti, ma è certo che da classe fiduciosa e modello, di relazione tra se stessi e gli altri, si trasformò probabilmente nell'equivalente della tua, solo che essendo più grandi molte cose furono sedate dallo #sticazzi collettivo del rapporto con la scuola (cioè, in soldoni: non ci schiantiamo come compagni, la scuola ci fa cacare, ma tanto siamo in ballo, balliamo e adieu). C'è da dire che anche per loro la Morte (una variabile che a scuola nostra lo sceneggiatore concede con generosità) arrivò a sedare non in una, ma due occasioni le dinamiche più oppositive.

Sull'Appennino, tra stasera e domani ti scrivo in pvt: tieni conto che dal punto di vista dell'azzardo, specie se vai in bus, non sussiste, perché li trasli da una scuola a un'altra, e non c'è modo di fare danni, lassù, se non quelli che sono messi in conto per suscitare dinamiche di educazione non formale che si dimostrano assai utili! :-)

Melchisedec ha detto...

Può succedere. I "tumori" e le relative propaggini possono determinare un cambiamento della classe concepita come organismo assemblato in laboratorio. E poi ci sono le malattie autoimmuni. E noi tutti possiamo fallire. Le scelte pedagogiche e le politiche di organizzazione scolastica si ascrivono alla categoria dell'esattezza? Penso che no. Non ci risparmiano le difficoltà, anzi le possono innescare. Talvolta la scuola non può nulla. In un caso limite-limite il mio DS ha fatto intervenire la Procura. E sembra stia funzionando.
Talvolta sono le stesse dinamiche dei gruppi scolastici e dei singoli a rigettare interventi a loro estranei.
Buona estate, intanto!

dolcezzedimamma ha detto...

La mia Quinta, finalmente sdoganata, è stata una classe così. Quando era una Prima io tremavo ogni volta che dovevo metterci piede (e ti garantisco che sono una tosta). Purtroppo certe situazioni richiedono veramente un supporto psicologico. Noi ci abbiamo provato, ma con risultati nulli (noi abbiamo lo psicologo a scuola). L'unica soluzione, per noi, è stata la "morte", grazie a Dio solo simbolica di alcuni, ma non ti dico il senso di fallimento e di inutilità che ci ha presi. Nonostante l'epurazione, però, la strada era presa e molto spesso io mi son trovata a lavorare solo con 5 persone, mentre intorno c'era il silenzio e il vuoto (reale e simbolico). Solo alla fine mi è parso di intravedere qualcosa, ma non so come andrà a finire

la povna ha detto...

Sono finalmente riuscita a scriverti all'indirizzo Murasaki, spero ti possa essere utile!

Murasaki ha detto...

@la 'povna:
grazie davvero, potrebbe essere molto utile.
Per quanto riguarda gli innesti: i primi due anni la classe è rimasta identica. In terza il ragazzo bullato è emigrato nella terza della porta accanto, Ibn.al-Arabi è tornato a casa, e un ripetente è approdato da noi. Il quale ripetente era un ragazzo decisamente non studioso, ma assai cortese finché non è stato traviato dalle cattive compagnie, ovvero dai suoi nuovi compagni di classe. In pratica: c'è stato qualche cambiamento ma quasi niente innesti.

@Linda e Mel
congiunzioni astrali, karma pesantissimi, costellazioni fratturate... vai a capirlo. Forse, più che uno psicologo, sarebbe servito un esorcista!

@dolcezze:
C'è di buono che le medie durano tre anni e non cinque, perché non sarebbe stato semplice reggere altri due anni.
C'è di molto meno buono che li abbiamo licenziati quasi tutti con una preparazione assolutamente inadeguata e del tutto inconsapevoli di averla. L'anno prossimo qualcuno avrà qualche sorpresa, sospetto. Ma, ripensandoci, mandarli in un ambiente meno materno e accogliente era del tutto indispensabile per loro: un prolungamento di infanzia era davvero l'ultima cosa che gli serviva. Oppure, chissà, fuori dal cerchio stregato di St. Mary Mead improvvisamente rinsaviranno e si rimetteranno a studiare. Le capacità le hanno, tutti.