Il mio blog preferito

sabato 25 aprile 2015

Haeretica - #iononleggoperché

Dentro un libro si può trovare di tutto. E non sempre ciò è un bene

In occasione della Giornata Internazionale del Libro quest'anno è stata deciso di avviare una complessa iniziativa nomata #ioleggoperché, che aveva come obbiettivo principale l'avvicinamento dei non-lettori, in Italia assai più numerosi che nel resto dell'Europa, a un oggetto sconosciuto detto libro nella nostra lingua. 
Tale iniziativa è stata naturalmente oggetto di numerose polemiche (ché davvero non esiste che fai qualcosa, anche qualcosa che non fa male a nessuno, e non ti criticano quantomeno spiegando che ben altrimenti la faccenda avrebbe dovuto essere condotta). Per esempio ci si è lamentati che fosse un iniziativa promossa dall'Associazione Editori Italiani (e chi l'avrebbe dovuta promuovere, il Consorzio per la tutela del Brunello di Montalcino?) dunque mossa non da puro amore per la cultura ma dall'intento di vendere più libri - e in effetti ci si aspetterebbe, da un editore, che scappi inorridito alla sola idea di vendere libri e farsi pubblicità - ma si sa che al giorno d'oggi la gente non guarda altro che ai soldi.
E ci sono state anche le consuete lamentele sul libro ridotto a merce e bene di consumo (quasi ci fosse qualcosa di male ad essere una merce o un bene di consumo. Ma forse chi si è lamentato di questo vive solo dei prodotti spontanei della terra e di manna celeste, sdegnando bistecche, ciliegie e zucchine e vestendosi unicamente di foglie di fico made in Heaven).

Ci sono poi state anche critiche rivolte al meccanismo di base, in base al noto principio che  Come Fai Sbagli, e, ovviamente, ai titoli scelti, perché  mancavano questo o quell'autore di gran rilievo, bellezza e importanza - per quanto, è chiaro che se scegli 24 titoli saranno ben di più i titoli che non hai scelto, senza contare che, a prescindere dagli intralci che i compilatori della lista possono aver incontrato, per forza di cose erano Lettori, e dunque nella condizione più ardua per compilare una lista perfetta per adescare i Non Lettori.
Molto più sensato mi è parso un piccolo intervento che domandava perché i 24 titoli scelti fossero tutti romanzi, con l'unica eccezione di un testo che non è vera e propria narrativa ma che di narrativa parla, ovvero Come un romanzo. L'editoria non si basa solo sulla narrativa, osservava costui, anzi la narrativa è solo una piccola parte dell'editoria: un quarto a malapena. Di fatto anche noi lettori cosiddetti "forti" non leggiamo solo narrativa.

Nelle campagne pubblicitarie pro-lettura il Lettore è sempre presentato come un personaggio positivo (e siam d'accordo che presentarlo come un povero scemo non sortirebbe grossi risultati) ricco di immaginazione, capace di immedesimarsi con i suoi personaggi preferiti e di vivere le loro vite. Venite con noi, sarete Anna Karenina e Pierre Bezuchov, sarete Julien Sorel e la contessa di Sanseverino, sarete Frodo e Voldemort e la regina dei Caraibi, diventerete intelligentissimi e colti e viaggerete per pianeti sconosciuti, foreste incantate e mari in tempesta, a bordo di vascelli maledetti, aerei dirottati e meravigliose creature alate. Mai uno che dica: venite con noi e imparerete a liberarvi dei sensi di colpa, a mangiare vegano, a trombare meglio e scoprirete come vivono le formiche e i tassi, com'è nato l'universo, cosa visitare a Parigi e perché Hitler ha perso la guerra e dio non esiste (o esiste). 

I Lettori amano pascersi di nobili citazioni che inneggiano al valore aggiunto conferito dalla lettura (incrementando così il loro tasso di autostima) e che descrivono il mondo incantato che si apre agli occhi del Fortunato Che Legge (letteratura) rispetto alla vita squallida e deprimente condotta dal Poveretto Che Non Legge (letteratura). Tutto ciò è molto autoreferenziale, un tantino patetico e piuttosto irritante per chi dispone di uno spirito polemico forte come il mio - e lo spirito polemico, temo, si sviluppa in assoluta parità tra lettori e non lettori, senza indulgere a sciocche distinzioni; il che può forse spiegare perché queste campagne pubblicitarie funzionano peggio di quelle per dentifrici e smartphone: come vi permettete di dire o far capire che sono  una persona insulsa e priva di creatività e immaginazione solo perché scanso i vostri pidocchiosissimi libri? O di sostenere che al contrario sono intelligente e creativa solo perché leggo? Forse che mi va in pappa il cervello, se non leggo? Da quando in qua intelligenza e creatività viaggiano solo su carta stampata? E siamo sicuri che voi, sì, proprio voi che tranciate giudizi su chi legge e chi non legge, siate così incredibilmente intelligenti, indipendentemente dal numero dei libri che avete letto (basso, a giudicare dalla qualità delle vostre deduzioni)?
In effetti intelligenza e creatività esistono da ben prima dell'invenzione della scrittura, e anche l'amore per le storie è assai precedente. Il lettore (di narrativa) è essenzialmente una persona che preferisce leggere per conto suo una storia piuttosto che sentirsela raccontare da qualcuno o vederla raccontata per immagini (o sentirla descrivere attraverso la musica e le parole cantate). Va abbastanza di moda dire che leggere una storia stimola la partecipazione attiva del lettore, mentre vederla rappresentata no - ma ammetto che mi è sempre parsa una stupidaggine: se è vero che leggendo sei costretto a immaginarti certe cose che non vedi, vedendo sei parimenti costretto a interpretare quel che non ti viene detto (i pensieri o i sentimenti dei protagonisti, per esempio). Qualsiasi serie di telefilm può suscitare discussioni, dibattiti e percorsi creativi quanto e più di qualsiasi romanzo. Sono storie, chi ama le storie ci ricama sopra, indipendentemente dal mezzo con cui le storie vengono raccontate. Per la gran parte della sua vita su questa terra l'umanità non ha letto - nondimeno qualcosa ha combinato, a quel che ci risulta, né si è fatta mancare storie cui appassionarsi.

Un essere umano che non legge funziona benissimo lo stesso. Certo, se l'essere umano che non legge è italiano potrebbe essere interessante indagare se si tratta di una persona che non legge perché a malapena sa che esistono i libri. In un paese come il nostro, che sconta ancora il ritardo con cui la carta stampata è arrivata a portata della gran parte della popolazione, il dubbio è legittimo; ma non c'è nessun motivo di guardare dall'alto in basso una persona che, cresciuta in un ambiente culturale decorosamente ricco, ben
istruita negli anni di scuola, messa saldamente in condizione di leggere e scrivere correttamente e che si è vista propinare durante il suo percorso scolastico una vasta scelta di testi letterari e non letterari, avendo a disposizione adeguata scelta di librerie e biblioteche, liberamente decida che di leggere non gliene frega un accidente. 
Sarebbe insomma auspicabile un approccio più rispettoso e meno missionario che facesse leva sul fatto che leggere, il semplice e banale atto di leggere, prima di stimolare la creatività e ampliare l'intelligenza (detto e non concesso che lo faccia, e da lettrice abituale circondata da molti lettori abituali qualche dubbio ce l'ho) prima di tutto fornisce informazioni (anche false e tendenziose) di vario tipo.

8 commenti:

Wild Horse ha detto...

Come mai nessun commento a questo splendido post? Forse perché è troppo lungo e gli italiani non amano leggere?
Forse perché è scritto troppo bene e incute un certo timore, di sporcarlo, di rovinarlo con un commento?
Strano, molto strano... A me è piaciuto molto, riconosco che non sarei stato in grado di scriverlo così bene e quindi mi limito a ringraziarti per avermi dato la possibilità di leggerlo.

Anonimo ha detto...

Fai come fai sbagli.

Mentre seguivo la serata in tv e anche su twitter oltre agli entusiasti e chi aveva gli ormoni impazziti per FAvino (anch'io lo ammetto) c'era gente che polemizzava anche perchè si stesse facendo una trasmissione sui libri "che se uno legge non guarda la tv" e poi ancora con la stupida polemica e-book e carta.

Insomma, non va mai bene niente.
^___^

Insomma, le solite po

lanoisette ha detto...

Non ho visto la trasmissione, perché, ovviamente, quando fai una cosa non la puoi vedere da fuori. Mia madre, però, che l'ha seguita integralmente, ha lamentato proprio questo eccesso di atteggiamneto moralistico e missionario.

Murasaki ha detto...

@Wild Horse:
Forse perché, quando l'hai letto, era stato pubblicato da nemmeno mezz'ora?
Ma sono contenta che tu abbia superato sì validamente la paura di rovinarlo con un commento, e trovare le parole per gratificare il mio sensibilissimo ego :)

@Agrimonia:
beh, certo che se alla TV uno sente certe sciocchezze, finisce davvero per spengerla e cercarsi un libro qualunque da leggere, anche brutto, se proprio quella sera non ha nessuno con cui andare al cinema!
Ma insomma anche questa storia che chi guarda la televisione non legge, fa parte di uno sciocchezziario di cui si farebbe davvero molto volentieri a meno. Possibile che la causa delle buone letture venga sostenuta così spesso da perfetti imbecilli? Per noi lettori è una cosa davvero deprimente :(

@LaNoisette:
In tema di moralismo e lettura, giuro che su Facebook è pure circolata una campagna che suggeriva alle ragazze di aprire i libri e non le gambe.
Agghiacciante, vero? (Specie per le ragazze, poverelle)

dolcezzedimamma ha detto...

In ogni cosa, meno chiacchiere e polemiche e più fatti. Stupido pensare che chi non legge non vale nulla e altrettanto stupido ritenere di valere di più in quanto lettori. Ciononostante...chi legge ha, quasi sempre, una marcia in più (ovviamente se le sue letture non si limitano ai romanzetti quotatissimi e demenziali che alcune mie alunne, da me sollecitate a parlare delle loro letture, mi hanno prestato perché DEVO ASSOLUTAMENTE LEGGERLI...)

Murasaki ha detto...

@Dolcezze:
in realtà la gran parte dei lettori di narrativa (non solo adolescenti) legge proprio romanzetti demenziali, e se ne trova benissimo!
(Per un alunno prestare un libro al prof perché "deve assolutamente leggerlo" è grandissimo segno di affetto. Come quando i mici di casa ti portano uccellini e topolini, hai presente?)

Anonimo ha detto...

Mi era purtroppo sfuggito questo tuo articolo, ma visto che mi sento chiamato in causa (ho scritto anch'io un post come quello che dici) mi sento autorizzato a rispondere, anche se in mega ritardo :-).

Non c'è, ovviamente, nulla di strano, nel fatto che l'Associazione Italiana Editori punti a vendere più libri: ciò che io imputavo a questa iniziativa, semmai, era di essere una campagna di marketing travestita da iniziativa nata dal basso (ed infatti ricordavo che non è che #ioleggoperché avesse inventato qualcosa: i Venerdì del libro, per dire, noi li facevamo già da prima), e che, quindi, tutto sommato chi partecipava all'iniziativa stesse lavorando come testimonial dell'Associazione Italiana Editori. Senza essere pagato. E questo era uno dei due motivi che mi spingevano a dubitare dell'iniziativa.

L'altro era la riuscita: in questa iniziativa, il libro è stato presentato come un prodotto midcult, un bell'oggettino che ti offre un ingresso sicuro nella società più in ed alla moda (che poi, mi pare di capire, è tutto sommato quello che lamenti tu). Be', non solo questo atteggiamento è odioso: ma è anche perdente. L'abbiamo già visto in passato, presentare un libro in questo modo ad uno che del leggere non ha la cultura, non serve a nulla:
"Guarda, questo è il libro da cui hanno tratto i film di Peter Jackson!"
"Ah, sì? Oggi me li rivedo, i film!".

Infine, un appunto sulla saggistica: io leggo molta saggistica, specie ultimamente. E devo dire che la media di quel che si trova in libreria è molto, molto bassa. Forse è per questo che preferiamo la narrativa.

Murasaki ha detto...

@gaberricci

Massì, è vero che chi ha partecipato ha lavorato per l'Associazione Italiana Editori senza essere pagato, però l'ha fatto di sua libera iniziativa, senza costrizione alcuna, e qualcuno dice pure che ci si è divertito. E dal momento che ognuno è libero di passare il tempo libero come meglio crede, perché no?
In fondo anch'io ho lavorato e lavoro parecchio per l'AIE: con i Venerdì del Libro, per esempio, quando faccio le mie recensioni - in fondo a me non viene niente in tasca se un dato libro vende o è letto oppure no, mi piace parlare bene di libri che mi sono piaciuti, magari qualcuno se li va a cercare (come io ho cercato e pure comprato diversi libri suggeriti dagli altri). E sto costruendo praticamente dal nulla la piccola biblioteca della scuola di St. Mary Mead, cui ho dedicato gran quantità di tempo e che vedo con piacere assai usata da alunni, colleghi e pure custodi. Qualche soldo lì me l'hanno dato, ma del tutto inadeguato al lavoro che ho fatto, e lo sapevo già da prima. L'ho fatto non solo perché mossa da zelo professionale, ma proprio perché maneggiare libri e metterli a disposizione di altri MI PIACE, e per lo stesso identico motivo mi sobbarco ogni anno la Mostra del Libro - perché a St. Mary Mead non c'è una libreria (e non c'è perché il bacino di utenza sarebbe troppo piccolo per permetterle di sopravvivere) e così i ragazzi possono familiarizzarsi con quei simpatici oggettini rilegati. #ioleggoperché ha chiesto se qualcuno voleva collaborare, e si dà il caso che qualcuno abbia voluto. Qualcuno si occupa di gatti randagi, qualcuno fa il volontariato alla Caritas, qualcuno preferisce spendere il suo tempo in altro modo. Perché no? Domandare è lecito, rispondere è cortesia.
Non so quanto ha funzionato il tipo di approccio che hanno scelto, e credo che nessuno possa saperlo oggi, gli effetti di una cosa del genere possono durare a lungo nel tempo e irradiarsi in modo imprevisto. Mi fai l'esempio di Tolkien: bene, quando è uscita la prima trilogia le vendite di Tolkien si sono impennate: c'è chi è andato a vedere i film perché aveva letto il libro, e chi ha letto i libri perché aveva visto i film e chi è rimasto fermo ai film o ai libri perché sì, ma le storie di Tolkien hanno preso a vivere in una nuova forma - che non è stato un male, direi. I lettori che si sono accostati a Tolkien erano Nuovi Lettori? Forse sì e forse no (ma molti erano comunque molto giovani, e anche questo ha il suo peso).
Sulla saggistica non so che dirti, visto che ormai sono una lettrice abbastanza istrutta riesco a scegliere bene sugli argomenti che mi interessano; però c'è un ramo di saggistica divulgativa che per l'Italia è relativamente recente e secondo me valeva un tentativo. La realtà è che ho in mente certi alunni che non leggono un romanzo nemmeno per sbaglio, ma leggono volentieri qualcosa di scienze. Visto che il fine è far leggere libri, dopotutto sono libri pure quelli - stesso discorso per i testi di psicologia addomesticata, che tra l'altro a volte sono molto interessanti.