Il mio blog preferito

venerdì 12 dicembre 2014

Ragione e sentimento - Jane Austen


Anche questo, come L'abbazia di Northanger,  è un primo romanzo di Jane Austen.  Sembra che all'inizio sia stato un romanzo epistolare, poi che abbia avuto una seconda stesura intorno al 1797; ad ogni modo è stato il primo romanzo che Jane Austen ha pubblicato (con un discreto successo, tra l'altro).
Nel 1995 Ang Lee ne trasse un signor film, per molti aspetti  anche migliore del romanzo,  che venne ricoperto di plausi e premi, incluso l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale ad opera di Emma Thompson, che riesce tra l'altro nel mirabile prodigio di riconvertire i due futuri mariti delle sorelle Dashwood da Pesci Lessi in Personaggi Affascinanti - certamente Hugh Grant e Alan Rickman (non ancora Pitonato) ci misero del loro, ma non c'è dubbio che la sceneggiatura aiutò parecchio.
Ad ogni modo, per quanto bello e ben fatto sia il film, il libro lo supera in quello che ai miei occhi resterà sempre il suo punto di forza, ovvero la descrizione delle pene e delle angosce di chi assiste una persona a lui/lei carissima con il cuore spezzato senza poter intervenire altro che con un po' di affettuosa partecipazione, utile in quel tipo di crisi all'incirca quanto può esserlo una bicicletta per un pesce.

Il romanzo a tratti scricchiola, e quelli che diventeranno più avanti tra i punti di forza di Jane Austen richiedono ancora un po' di adattamento: d'accordo, è importante sapere con precisione i redditi di ognuno dei protagonisti, che hanno assai importanza nella vicenda, ma non è del tutto necessario leggersi anche l'estratto conto con tanto di prelievi e versamenti, e qualcuna delle varie vicissitudini finanziarie avrebbe forse potuto essere un po' sintetizzata. E siamo più che convinti che Edward sia un carissimo figliolo, ed è pur vero che la stessa autrice ce lo descrive come abbastanza imbranato nei rapporti sociali, ma deve per forza essere così disperatamente incolore? E forse la saggia, brava, intelligente e sempre-all'altezza-della-situazione Elinor non inclina pericolosamente verso la tipologia Mary Sue? Per tacere di tutti quei personaggi noiosi di contorno - non noiosi perché descritti male, bensì noiosi perché la storia richiede una gran quantità di personaggi noiosi per esasperare Marianne e far fare grande sfoggio di pazienza ad Elinor; ma il problema è che questi personaggi noiosi (e talvolta anche di buon cuore) sono mirabilmente descritti nella loro noiosità, con il risultato che anche il lettore finisce per annoiarsi (un problema, questo, che Austen supererà brillantemente in tutti gli altri romanzi riuscendo a costruire una intera galleria di personaggi brillantemente noiosi la cui entrata in scena colmerà il lettore di giubilo, anziché di segreta angoscia).

E tuttavia, passate le prime pagine, il lettore si dimentica dei dettagliatissimi estratti conto, sorvola di buon grado sulla conversazione giustamente noiosa dei personaggi noiosi e di buon grado accetta che Edward somigli assai ad un nasello bollito e condito con parsimonia (in realtà un piatto raffinato, per intenditori) per immergersi completamente nella storia. 
Che comprende una coppia di sorelle belle, intelligenti e abbastanza povere, che alla morte del padre subiscono un brusco calo di reddito. La circostanza non toglie il sonno o la gioia di vivere né a loro né alla madre (che assai più si affligge in verità per la morte dell'amato consorte): hanno meno soldi, e dunque vivranno più modestamente, amen. L'importanza di una persona, ai loro occhi, non è data dalla cifra che questa persona possiede, e questo vale anche quando si tratta di loro stesse medesime - anche se, tra le tre, Elinor è comunque l'unica consapevole che una parte del mondo la pensa in maniera diversa.

Qualsiasi introduzione del romanzo spiegherà che le due sorelle, Elinor e Marianne, incarnano la contrapposizione tra Classicismo e Romanticismo, o, appunto, Ragione e Sentimento. In realtà Elinor non è affatto priva di sentimento, mentre Marianne ha dalla sua parte un desiderio di Assoluto che è abbastanza tipico della prima giovinezza - insomma, secondo me la questione presenta molte più sfaccettature di un generico dualismo.
Guidata da una serie di circostanze un po' perfide abilmente montate dall'autrice, Marianne incrocia l'Uomo Ideale: bello,brillante, sincero, amabile, sempre a suo agio con tutti, pieno di fuoco interiore e pronto a condividere appieno i suoi ideali per formare con lei la Coppia d'Oro. Marianne lo vuole vedere così, e lui prontamente si adatta a diventare così per compiacere quella bella e affascinante ragazza che parla alla parte migliore del suo cuore... o che gli parlerebbe, se il suo cuore avesse una parte migliore a cui parlare.
Ma le carte sono truccate sin dall'inizio: l'uomo è effettivamente bello e disinvolto, nonché abituato ad un costoso tenore di vita che lo ha già portato ad indebitarsi assai. Non è libero perché di essere libero per potersi legare ad un Grande Amore non si è mai preoccupato. E',  a tutti gli effetti, un uomo abituato a non negarsi nulla da cui si senta attratto. Si accorge quasi subito che Marianne è una persona speciale e, quando avrà fatto le sue scelte in maniera da poter continuare a non negarsi nulla che gli piaccia sarà dunque libero di rimpiangerla accoratamente... ma da lontano. Come moglie, Marianne sarebbe stata faticosa e assai dispendiosa emotivamente - e lui, emotivamente, non è che abbia da spendere questo granché. Come innamorata di una breve stagione però è impareggiabile, e lui la rimpiangerà per tutta la vita, fingendo di amarla.

Per Marianne lo scontro con la realtà è durissimo e la ragazza rischia quasi di morire sotto le macerie del suo sogno infranto. Tuttavia, poiché è romantica fino al midollo ma è pur sempre creatura di questa terra, sopravviverà e finirà per trovare la felicità percorrendo una strada all'inizio imprevista. Molti hanno trovato qualcosa di punitivo nella sorte che l'autrice le assegna, ma in cuor mio credo che la legnosità di quel finale sia abbastanza involontaria e che l'esito che condurrà Marianne ad amare l'apparentemente prosaico marito che si è scelta (con qualche persuasione esterna, certo, ma senza riluttanza) con la stessa forza e intensità con cui aveva amato il suo primo amore sia perfettamente verosimile: perché Marianne (come sua sorella, del resto, e come sua madre) non sa amare a metà.

Consigliato sempre e comunque, perché è sempre il momento giusto per un libro di Jane Austen. Può esservi di gran conforto se la vostra amatissima sorella o la vostra amica del cuore è stata crudelmente ferita in amore e non riuscite a darvene pace.
Con questo post partecipo, meglio tardi che mai, al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro calde serate di buone letture accanto al caminetto a tutti; se non avete un caminetto, un prosaico termosifone andrà benissimo lo stesso, anzi anche meglio perché non fa fumo e non rischiate di bruciarvi le pantofole.

10 commenti:

la povna ha detto...

Su Jane Austen sono di parte, mi pare che non scricchioli mai niente. Anche se, se proprio proprio, in termini di rigorosa tecnica narrativa scricchiola, ovviamente, molto di più Northanger, a mio avviso. Comunque, capolavoro.

ps. benvenuta anche tu, come Noise, nel captcha world.

Murasaki ha detto...

Un solo commento, rigorosamente indirizzato a blogger.com: MAVAFFANCULO!
Ma se piace che i robot postino sul mio blog, di cosa si impicciano quelli di blogger.com?

@povna:
ah, non me ne intendo di tecnica narrativa, ma sono piuttosto padrona di quella lettiva; e mentre Nortanger scorre come l'olio, le prime pagine di Ragione e sentimento e un paio di punti in mezzo sono piuttosto indigesti. Problemi minori, comunque ^__^

Murasaki ha detto...

A proposito, io almeno posso ignorare il captcha e mi prende lo stesso il commento. Magari vale anche per voi visitatori, chissà?

acquaforte ha detto...

Ciao. Nel 2008 la BBC ha prodotto una miniserie su "Ragione e Sentimento" che mi era piaciuta di più del film di Ang Lee (sto bestemmindo vero?). Anche con EMMA, Gwyneth Paltrow, è successo lo stesso. Preferisco la versione della BBC. Mah, chissà.
Mia figlia ha detto che scrivi da dio. Dopo aver letto la tua recensione della DDS, ha riso così tanto che ha voluto vedere la EE. Tolkien e PJ hanno conquistato un altro fa . Un saluto

acquaforte ha detto...

P.S. Aspetto con ansia un tuo futuro post su "Persuasione" . È 'quasi' il mio preferito tra i romanzi di J. A.

la povna ha detto...

Sì, ache io preferisco le serie BBC di gran lunga.

Ho provato, posso fregarmene anche io del captcha

Linda_chi? ha detto...

Una recensione da consigliare a tutti, tanto è divertente e ben scritta.

Sull'opera concordo su ogni parola. Anche a me è sempre sembrata scricchiolante, come se fosse una bozza da concludere o piuttosto una sceneggiatura (ma apprezzabilissima nel suo insieme per non dire adorabile). Tanto è vero che quando ho visto il film di Ang Lee ho avuto la conferma che era stato sviluppato e migliorato su uno schema che lo permetteva, perché ancora suscettibile di miglioramento.
Comunque, dei personaggi mi rimane l'idea che mai nessuno di questo romanzo è davvero come sembra e che ciascuno può ancora trasformarsi, in meglio o in peggio e che la storia può, per questo, prendere strade insospettate.

Elinor, rimane comunque nel mio cuore, con la sua apparente freddezza e con la (quasi) costante consapevolezza di dove si trovi e di cosa possa realmente fare del suo futuro: forse perché mi ci ritrovo. ^___^
Bello bello, grazie.

Murasaki ha detto...

@Acquaforte:
Benritrovata! E ringrazia tua figlia da parte mia ^__^

Non ho mai visto nemmeno l'ombra di alcuna miniserie BBC; non per scelta, nemmeno sapevo che c'erano. Ma adesso che lo so potrei provare a documentarmi...
Arriverà anche Persuasione, naturalmente, ma tra qualche tempo perché andrò in ordine cronologico, o comunque nell'ordine che passa per cronologico. Anche a me piace molto... ma del resto mi piacciono molto tutti. Ognuno ha un suo fascino particolare.

@Linda
Vero, nessuno è quel che sembra. Mentre lo rileggevo mi sono accorta che, ferme restando le differenze morali, Edward e Willoughby hanno almeno un punto in comune, e cioè quello di non poter chiudere la loro iniziale simpatia per la loro sorella Dashwood oreferita con una normale e banalissima domanda di matrimonio, come pure vorrebbero, perché hanno vincoli di cui non possono parlare che glieli impediscono, e in entrambi i casi sono vincoli collegati alla loro situazione economica - e di conseguenza la loro Dashwood preferita si ritrova assai perplessa. Elinor, nonostante la sua tendenza Mary Sue, è senza dubbio una carissima persona, e tutt'altro che fredda.

Stefania ha detto...

Io... bhè... devo ammettere di non aver ancora letto nulla della Austen anche se ce l'ho in mente da un bel po'... Ho letto parecchio sulle sue opere, di recensioni intendo, ma ancora non mi sono "buttata".

Murasaki ha detto...

@Stefania
Sarebbe forse ora di meditare seriamente il Grande Passo, secondo me; anche perché Jane Austen è infinitamente più piacevole da leggere dei suoi recensori! ^__^