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venerdì 14 novembre 2014

L'abbazia di Northanger - Jane Austen



Sarebbe il primo romanzo di Jane Austen - che, a dire il vero, di primi romanzi ne ha tre, da aggiungere alle prime opere giovanili. 
In effetti la nostra scrittrice preferita* ha una vita che dall'esterno sembra piuttosto lineare, cui però si accompagnano vicende editoriali piuttosto complesse. Comunque questo fu il primo romanzo, o uno dei primi tre, ma venne pubblicato per ultimo perché l'editore che ne aveva comprati i diritti non lo stampò (sempre stata gente strana, gli editori), e venne stampato solo dopo la morte dell'autrice.

Come tutti i libri di Jane Austen è fuori dal tempo, e dunque risulta attualissimo all'alba del terzo millennio dell'era volgare come lo risultò un paio di secoli fa, quando infine uscì in libreria, anche sul piano letterario, anche come parodia. 
Era nato infatti come parodia del romanzo gotico (di cui Jane Austen era appassionata); ma in fondo l'intreccio tipico di un romanzo gotico, o semplicemente di un romanzo sentimentale, non è cambiato molto in due secoli, e se passa di moda per qualche breve periodo, presto ritorna nelle librerie o 
sotto altre forme, usando gli stessi meccanismi e gli stessi personaggi che andavano di moda due secoli fa o che delizieranno i nostri trisnipoti tra un secolo o due.

Catherine Morland, la protagonista, non ha molto in comune con le tipiche eroine da romanzo, come l'autrice non manca di ricordarci: prima di tutto dispone di due genitori vivi e in ottima salute, provvisti per di più di assai rispettabili entrate economiche (ma non di un patrimonio favoloso, magari sottratto loro da qualche losco individuo). Non è di una bellezza stupefacente, solo abbastanza carina; inoltre non possiede una prodigiosa intelligenza (pur non essendo affatto stupida) né talenti fuor dal comune, e quel ch'è peggio la sua vita non è stata funestata da alcuna tragedia. Una ragazza graziosa, frivola, 

piuttosto elegante, affettuosa e simpatica, di una ingenuità disarmante, dotata di un ottimo carattere e di ottimi principi, né permalosa né sospettosa, tutt'altro che portata a giudicare senza appello, sincera con sé stessa...
Certo, una persona preziosa se te la ritrovi come collega in ufficio o come condomina, senz'altro un ottima cognata ma... in un romanzo? Cosa può combinare una ragazza così, in un romanzo?

Combina all'incirca quel che potremmo combinare anche noi, incrociando le stesse tipologie di persone che funestano o rallietano la nostra vita: ragazzi simpatici e interessanti (oltre che ben fatti), ragazze brillanti e raffinate, brave persone prevedibili e noiose ma affidabili,  sedicenti amiche...

Ecco, mi è sempre parso che l'amica inaffidabile, da sola, valga il prezzo del libro. Chi di noi, da giovinetta (e forse perfino dopo, ahimé) non ha preso sul serio quel tipo di amiche superficiali che ti si appiccicano con la ventosa, ti sommergono di chiacchiere e riescono sempre a tirarti le più colossali fregature? Non importa che ci siano di mezzo fratelli più o meno matrimoniabili o interessi economici, quel tipo di "amiche" è universale e onnipresente e tutte, una volta che abbiamo smesso di prenderle sul serio, ci domandiamo accoratamente come abbiamo fatto ad abboccare in quel modo senza capire che erano false come una moneta da sette centesimi.
Ancor più pericoloso è l'Esperto Logorroico, quel tipo di conoscente che sa sempre tutto su tutto e trancia giudizi e rovina o innalza reputazioni con poche frasi, del tutto incurante dei danni che riesce a fare nei primi tempi della sua conoscenza, quando le persone più sprovvedute sono portate a prenderlo sul serio. Chi non ne ha incontrati a decine, al lavoro, a scuola, nei più vari giri di amicizia, in comune quando andava a sbrigare pratiche? Chi non ne ha incautamente seguito almeno qualche volta i consigli finendo così per trovarsi nei più immani casini?
Proprio l'Esperto Logorroico sarà il vero Cattivo della vicenda, riuscendo a prendere in giro buona parte dei personaggi, con conseguenze che potrebbero essere disastrose, se il buon carattere e i buoni principi dei due innamorati di turno alla fine non prevalesse e il saldo buon senso dei genitori di Catherine non collaborasse; perché non soltanto i genitori di Catherine sono vivi e in buona salute, ma sono anche ottime persone che, pur comparendo assai di sfuggita nel romanzo, hanno una parte non indifferente nella trama e si comportano ogni volta in modo che rende assai onore al loro cuore quanto al loro cervello.

Il romanzo si conclude lasciando alla sua futura felicità la protagonista, che dalle varie esperienze vissute ha imparato ad affinare le sue antenne e ad ascoltarsi con più attenzione, ma non ha perso una briciola della sua buona predisposizione verso gli altri (per i casi più complessi si suppone che, almeno nei primi tempi, il futuro marito interverrà con qualche accorto consiglio).


Consigliatissimo a chiunque abbia passato gli undici anni, come tutti i libri di Jane Austen questo romanzo si presta a periodiche e numerose riletture perché ha sempre qualcosa da dirti.

Inoltre, negli ultimi vent'anni l'editoria italiana si è infine data una mossa e, se non in libreria, almeno nelle biblioteche è possibile trovare alcuni dei romanzi gotici che fanno da sfondo a questo primo (o secondo o terzo, difficile capire) capolavoro dell'autrice, primo fra tutti il famigerato Misteri di Udolpho di Ann Radcliffe.

Con questo post partecipo (appena in tempo) al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro buon fine settimana e buone letture a chiunque si trovasse a passare di qua.

*Di fatto Jane Austen è la scrittrice preferita di un sacco di gente, anche se non se ne parla molto.

5 commenti:

Bridigala ha detto...

Uno dei miei libri preferiti in assoluto! Il senso ironico con cui compara le vicende di Catherine a quelle delle eroine dei romanzi gotici è delizioso. Ci accosterei, anche, Malombra di Antonio Fogazzaro, le cui vicende prendono le mosse sempre dal ritrovamento di un documento in un mobile (forse in Malombra è il pianoforte, mentre credo che in Northanger Abbey sia uno scrittoio).

ellegio ha detto...

Un vecchio amore che si ricorda sempre con piacere :-)

la povna ha detto...

Ne parlavamo giusto qualche giorno fa con Patty Albione. Io ci ho fatto un paio di corsi universitari su fantastico e parodia, accolti sempre con successo dagli studenti che scoprono Jane, devo dire.

dolcezzedimamma ha detto...

Lettura di gioventù...ma forse una rilettura di maturità non guasterebbe!

Stefania ha detto...

Io invece ammetto la mia ignoranza in materia... non l'ho letto (ancora).