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venerdì 18 luglio 2014

Come fu che non passai l'anno di prova (unplugged)

It's a long, long, long tail


Giunse alfine il giorno in cui le nomine in ruolo arrivarono al mio nome; così, in un nebbioso  pomeriggio di Dicembre andai in Provveditorato e firmai per un contratto a tempo indeterminato nella scuola statale. La mia vita comunque non subì particolari cambiamenti e l'anno scolastico proseguì nell'imprevedibile routine che da sempre caratterizza tutti gli anni scolastici degni di questo nome.

Venne Aprile, e il Collegio dei Docenti mi assegnò una Tutor. Venne Maggio e finalmente partì il corso di aggiornamento on line che tutti gli arruolandi dovevano fare.
Poi venne Giugno. Preparai con gran cura la mia Relazione Sull'Anno Di Prova, raccontando nel dettaglio, in base alle istruzioni ricevute,  la mia storia lavorativa e insegnantesca e le vicende di quell'anno scolastico che si avviava alla fine, oltre a trattare un argomento a scelta, che nel mio caso fu l'utilizzo della LIM in classe - con la nemmeno troppo segreta speranza che me ne venisse data una anche per l'anno scolastico prossimo venturo.
Anche la Tutor redasse con gran cura la sua Relazione di Tutoraggio, lanciandosi in uno sperticato elogio del lavoro di insegnante e in un ancor più sperticato elogio delle mie modeste capacità in quel campo - e direi che quando una collega che ha lavorato con te ti loda per la capacità di acquisire una posizione di autorevolezza nei confronti dei ragazzi, senza apparire arbitrariamente autoritaria, grazie anche alla predisposizione ad una naturale empatia con gli allievi ci sono senz'altro gli estremi per sventagliare un ampia ruota da pavone. 

Il Comitato di Valutazione si riunì, lasciando i tutor fuori dalla porta (procedura in verità piuttosto anomala). Quando infine fu il mio turno, ultima tra gli ultimi, nel tardissimo pomeriggio che più che pomeriggio era ormai sera, mi ritrovai con la DS e un gruppo di insegnanti a me del tutto sconosciuti. Nessuno di loro aveva mai lavorato nel plesso dov'ero e nessuno aveva una sia pur vaga idea di chi fossi, non parliamo di come lavorassi da insegnante. Fu comunque una chiacchierata tranquilla dove si parlò un po' di tutto e un po' di niente, dall'ultimo giorno di scuola alla scadente situazione informatica del plesso di St. Mary Mead. La relazione della tutor non venne citata nemmeno di striscio, la mia nemmeno. La Nostra Preside fece un garbato accenno alle competenze che mi ero dimenticata di trascrivere e la lasciai dire: la mia giornata era cominciata undici ore prima, ero stanca e affamata e perfino il mio leggendario spirito polemico stava subendo una battuta d'arresto, senza contare che avevo una bella cenetta cinese che mi aspettava.
Infine tutti mi salutarono amichevolmente e fui mandata in libertà. Raggiunsi la cenetta cinese e mi strafogai  fra congratulazioni varie. E' vero: nessuno del Comitato di Valutazione mi aveva detto esplicitamente che avevo passato l'anno di prova, ma nessuno mi aveva nemmeno lontanamente fatto capire che non lo avevo passato.

Passarono i giorni ed arrivò una raccomandata dalla scuola; e quando la lessi ci misi un bel po' per capire che  mi comunicavano non già che ero trionfalmente entrata in ruolo, bensì che dovevo fare un secondo anno di prova perché il primo non lo avevo passato.
Ora, per chiunque lavori nella scuola e anche per molti che non ci lavorano è cosa nota che l'anno di prova lo passano tutti - ma proprio tutti-tutti-tutti, nessunissimo escluso. L'unica eccezione di cui avevo notizia era un insegnante di cui si narrava che parlasse con il suo cassetto in Sala Professori (per quanto, a ben guardare, non si capisce cosa ci sia di male a parlare con un cassetto: tanti di noi parlano al muro o al vento, perché a un cassetto no?).

Cosa mai mi aveva reso meritevole di sì inconsueto trattamento? Per qual motivo proprio io, tra tanta gente che circola in cattedra, dovevo essere l'unica reproba ritenuta inadatta all'insegnamento, con la sola compagnia di una persona probabilmente troppo impegnata a parlare con i cassetti per trovare il tempo e la voglia di stare a sentire le mie querimonie sull'ingiustizia del mondo e della vita?

Nel tentativo di consolarmi, amici e colleghi convennero che era un ingiustizia e mi citarono nomi su nomi di gente improponibile ma che aveva passato l'anno di prova senza alcun problema, a cominciare dalla Cleptomane fino ad un aspirante insegnante di Matematica che aveva notoriamente delle grosse difficoltà con il teorema di Pitagora; ma pur apprezzando sinceramente i loro tentativi, questi racconti mi depressero vieppiù. Che cosa avevamo fatto di male, io e l'Uomo Che Sussurrava Ai Cassetti, per essere ritenuti didatticamente inferiori perfino alla Cleptomane?

La risposta arriva presto: St. Mary Mead è un piccolo paese circondato da piccoli paesi e tutti si conoscono. Quasi subito quindi venni a conoscenza dei capi d'accusa che mi erano stati imputati dalla Nostra Preside.
Il primo erano le competenze che mi ero dimenticata di trascrivere.
Il secondo era il Registro degli Esami che non avevo compilato.
Il terzo era una Lettera A Mio Carico del DS.

Sulla questione delle competenze ho già scritto in abbondanza; in ogni caso sostenere che  mi ero dimenticata di trascriverle non deponeva a favore della buona fede della Nostra Preside.
Il Registro degli Esami è un registro ufficiale dove vengono trascritti tutti gli esiti delle prove di esame con relativi giudizi finali e che rimane in possesso della scuola. Viene di solito compilato nel corso degli esami, più raramente durante o dopo gli scrutini, e tutti gli insegnanti, anche quelli che ogni anno sono nella commissione d'esame, tendono a rimuoverne l'esistenza perché è una roba singolarmente noiosa da compilare. Non è scritto da nessuna parte che lo debba compilare il coordinatore* (di solito infatti se ne occupa chi non ha scritti  da correggere) e, soprattutto, è consuetudine che la Segreteria si ricordi di consegnarlo alle Sottocommissioni. Ricordo che, terminati gli scrutini, in compagnia della mia amata collega di Matematica consegnai tutti i vari pacchi di scartoffie appunto in Segreteria e chiesi due volte se "mancava qualcosa". L'addetto mi rassicurò che non mancava niente.
D'altra parte controllare che tutti i documenti fossero stati riempiti non era (solo) compito della Segreteria, ma soprattutto della Presidente di Commissione - la quale però quel giorno era troppo occupata a deplorare che il tale e il talaltro alunno non avessero la competenza in questa e quella materia, per trovare anche il tempo  per fare il suo lavoro (del resto, si sa, siamo esseri umani e non macchine, e a tutti può capitare di dimenticarsi di qualcosa quando siamo troppo occupati a fare il lavoro degli altri invece del nostro).

Ma veniamo infine  alla Lettera a Mio Carico. Non era una vera Lettera di Richiamo, bensì una Contestazione di Addebito, ovvero quella in cui un DS chiede a un'insegnante di giustificarsi per una mancanza.
Caso mai qualcuno si domandasse come potevo non sapere che a mio carico c'era una Contestazione di Addebito, che è documento ufficialissimo, tanto da richiedere una firma di accettazione - la risposta è che, naturalmente, lo sapevo benissimo. Anzi, erano svariati anni che lo sapevo, perché quella Contestazione di Addebito mi era stata mandata dal Nuovo Preside anni prima, per contestarmi la grave mancanza di non essere andata a trascrivere i voti sul tabellone nella sede centrale, un paio di giorni prima degli scrutini. Anzi, oltre a contestarmi tale mancanza, il Nuovo Preside mi tolse anche il coordinamento della Classe dei Baronetti per qualche settimana**.
A tale contestazione di addebito avevo risposto, accortamente guidata dal Sindacato, spiegando come mi fosse stato materialmente impossibile, per questioni di orario che illustravo dettagliatamente, recarmi nella sede centrale (che distava una quindicina di chilometri da St, Mary Mead) in un momento in cui la Segreteria fosse aperta per consegnarmi il tabellone dove inserire i voti e io non fossi in classe; in quei giorni tra l'altro il mio orario era appesantito da una serie di ore di supplenza che facevo sulle ore della collega di Matematica, che era in malattia per  broncopolmonite. Ci si potrebbe forse domandare perché non avessi provato a comunicare a voce cotali miei legittimi impedimenti al Nuovo Preside; la risposta è che ci avevo provato, ma il Nuovo Preside mi aveva riattaccato il telefono mentre parlavo, com'era sua abitudine quando non aveva argomenti per ribattere. Ad ogni modo la mia spiegazione doveva essere stata ritenuta valida, perché la faccenda non aveva avuto seguito di alcun tipo e il coordinamento della classe mi era stato restituito con formale comunicazione scritta.

Correva voce che qualcuno del Comitato di Valutazione avesse obbiettato che non gli sembrava che nessuna delle tre mancanze che mi erano imputate bastasse a giustificare una mancata convalida dell'anno di prova, ma che la Nostra Preside avesse risposto che la valutazione spettava solo e soltanto a lei, e che lei davanti alla lettera di richiamo del Nuovo Preside non se la sentiva di convalidare il mio anno di prova, tanto più che ero entrata di ruolo non a Settembre, come tutti gli altri candidati, ma ad anno scolastico già iniziato***.

In base alla legge, se l'insegnante non passa il primo anno di prova fa un secondo anno di prova. Se non passa nemmeno quello, è da considerarsi licenziato (anche se sembra che il caso sia sia posto una sola volta, da quando c'è la legge sull'anno di prova). Tuttavia una bella navigata in rete mi permise di scoprire alcune cose piuttosto interessanti: per esempio che l'anno di prova era inteso come un periodo in cui la scuola provvedeva a formare l'insegnante in modo di farne un elemento valido per l'insegnamento**** e che quindi in presenza di lacune o comportamenti impropri da parte del candidato la scuola aveva il dovere di intervenire con appositi interventi formativi. Questo era molto interessante, perché nessuno si era minimamente preoccupato di formarmi e nessuno nel Comitato di Valutazione aveva la benché minima idea di cosa combinassi in classe con i malcapitati alunni che mi erano dati in balìa.
Trovai anche, sul sito dell'ANIEF (il sindacato dei DS, per dirla in breve), un qualcuno che si lamentava di presidi cialtroni che, nonostante tutte le esortazioni del sindacato, invalidavano anni di prova senza aver mai mandato all'insegnante nemmeno un singolo richiamo scritto, perché così i candidati respinti vincevano quasi automaticamente il ricorso.

Una visita di cortesia al Sindacato, decisamente, si imponeva,

anche se mi rendevo ben conto che presentarmi a una perfetta sconosciuta spiegando "Mi hanno bocciato all'anno di prova ma io sono buona e brava e non lo meritavo" era un pochino autoreferenziale: che ne sapeva, quella povera donna, se io ero veramente buona e brava o invece raccontavo ai miei malcapitati alunni  che il Nepal era in Africa, la seconda guerra mondiale era iniziata nel 1914 e che acquila si scriveva con il cq, oppure se usavo su di loro il gatto a nove code e la clava?
Comunque era Luglio, tutto intorno a noi era tranquillo, la sindacalista conosceva il suo mestiere e mi fece chiacchierare a lungo. Raccontai tutta la storia, comprese un paio di discussioni che avevo avuto con la Nostra Preside su questioni organizzative e sulle procedure degli scrutini per l'ammissione agli esami; sfoderai infine l'unico argomento oggettivo a mio favore, ovvero la relazione della tutor... che in realtà non era proprio l'unico argomento, agli occhi della sindacalista, perché la Nostra Preside si era fatta negli anni una sua piccola ma consistente reputazione - ad esempio si sapeva che qualche anno prima l'arrivo di una lettera del legale del Sindacato l'aveva ammansita in sommo grado nei confronti di una maestra fatta oggetto fino a quel momento di un trattamento assai discutibile.
L'incontro si concluse con la compilazione della inevitabile raccomandata con ricevuta di ritorno dove chiedevo di consultare le motivazioni che avevano portato alla decisione di non validare il mio anno di prova.

Fatto questo non rimaneva che sedersi a fare la calza e aspettare con pazienza, anche se nel mio cuoricino albergava la speranza che la richiesta venisse ignorata - il che avrebbe messo vieppiù la Dirigenza dalla parte del torto. In effetti l'insieme era così stravagante da rendere concretamente possibile anche quell'eventualità, visto che la Nostra Preside mostrava un atteggiamento assai creativo nei confronti della legislazione vigente (o, per meglio dire, faceva il cazzo che le pareva a seconda di come le tornava più comodo senza farsi troppi problemi).
Passarono i giorni e la ricevuta di ritorno ritornò. Passarono i trenta giorni stabiliti dalla legge e qualche altro giorno di comporto, e le motivazioni non arrivarono. La faccenda, in un suo modo perverso, cominciava ad essere divertente. Io però non ridevo molto e la mia tutor era sempre più simile ad una tigre*****. 

Nel frattempo la sindacalista andò in Provveditorato in esplorazione, e parlò con l'unico ispettore di cui il Provveditorato dispone, che le spiegò che di solito i DS che volevano invalidare un anno di prova andavano da lui in cerca di lumi e conforto prima di compiere il  Doloroso Passo;  la Nostra Preside però non si era mai vista.

L'Avvocato del Sindacato mandò alla scuola una lettera vagamente minatoria (mi spiegò che così era l'uso, e che non mi impressionassi leggendola. E invero un po' mi impressionai nel vedere un linguaggio così aggressivo, ma se lui diceva che si usava fare così... in fondo, che ne sapevo io di procedure forensi?) in cui intimava che le motivazioni saltassero fuori subito e meno seghe, che la Dirigenza era già abbastanza nei guai anche così.
Una mattina mi chiamarono dalla Segreteria dicendo che sì, le motivazioni c'erano, quando volevo potevo andare a vederle a mio comodo, e probabilmente la loro lettera si era incrociata con quella dell'Avvocato. 
Finsi di crederci e fissai un appuntamento con la Segreteria. A quanto riuscii a calcolare in seguito, effettivamente le due lettere si erano incrociate, anche perché le motivazioni erano state comunque preparate una buona decina di giorni dopo la scadenza dei famosi trenta giorni, in quanto la DS era in ferie.
"Non capisco" dissi "La DS può stare in ferie quanto le pare, la segreteria poteva prepararmi le motivazioni in mezz'ora, bastava fare la fotocopia del verbale e cancellare le parti che non mi riguardavano".
"Ah sì, se il verbale fosse stato scritto sarebbe bastato fare quello" osservò qualcuno "Ma se non è stato scritto, o se le motivazioni non c'erano? Ciò che non esiste non può essere fotocopiato".
L'argomento poteva avere un suo peso, mi resi conto quando vidi le fotocopie del verbale: infatti cotal verbale risultava scritto nientemeno che dalla Nostra Preside in persona (procedura abbastanza insolita, visto che di solito chi dirige questo tipo di riunioni nomina un segretario per scrivere il verbale, e che la Nostra Preside non si è mai contraddistinta per essere un tipo da "faccio io, non state a disturbarvi").
Ad ogni modo, su quelle fotocopie c'era parecchio da ridire: erano sì segnati il luogo, il giorno e l'ora, ma non si diceva chi si era riunito e perché, c'era scritto che il Comitato si era sciolto alle 18.30 (ed erano come minimo le 20 quando ero stata mandata in libertà) e insomma c'erano ampi motivi di sospettare che un occhiata al registro originale avrebbe portato a qualche sorpresa. 
Non c'era però motivo di insistere su questo, era più che sufficiente leggere le motivazioni:
"Il Dirigente Scolastico relaziona alla Commissione che la prof. Murasaki non sempre durante l'anno scolastico ha avuto un comportamento consono al suo ruolo docente. Infatti negli adempimenti degli atti che fanno parte della funzione docente (certificazioni, compilazioni registri d'esame, ecc.) è stata inadempiente come risulta anche dalla contestazione d'addebito già avuta per la stessa mancanza nel febbraio dell'anno XX, quando la docente era supplente annuale nella scuola di St. Mary Mead;
inoltre essendo stata tardiva la nomina in ruolo avvenuta nel gennaio dell'anno XY, il Dirigente ritiene necessario prorogare di un altro anno scolastico l'immissione in ruolo al fine di acquisire maggiori elementi di valutazione date le carenze sopra elencate.
Il Comitato di valutazione, dopo aver ascoltato la relazione della prof. Murasaki, prende atto di quanto riferito dal Dirigente Scolastico e concorda con quanto proposto dal Dirigente".

Più che un ricorso avrei dovuto sporgere una denuncia penale, perché uno scritto di questo tipo rientrava senz'altro nella categoria "Atti osceni in luogo pubblico", e sulla scorta di un discorso così vago e generico non si può nemmeno riportare indietro un  etto di prosciutto al negoziante, figurarsi invalidare un anno di prova. Come la mia tutor, anch'io mi sentivo molto, molto offesa. 
Il Sindacalista Amico Di Una Collega, che aveva seguito la vicenda di lontano,  suggerì di rivolgermi senz'altro a un avvocato esperto di scuola "e se per assurdo l'avvocato le dicesse di non fare ricorso si cerchi un altro avvocato e lo faccia comunque".
L'Avvocato del Sindacato disse che gli estremi per il ricorso c'erano MA che il secondo anno di prova sarebbe finito ben prima che la causa venisse decisa in tribunale, quindi gli sembrava inutile farlo. 
La Sindacalista disse che, al contrario, il ricorso le sembrava un ottima misura preventiva, caso mai la Nostra Preside avesse cercato di adottare qualche misura nei miei confronti. Inoltre, con un ricorso già avviato per il primo anno di prova, se qualcosa fosse andato storto nel secondo si sarebbe potuto procedere in ben altro modo. Insomma, sotto la scure del ricorso si sarebbe data una calmata (i fatti le diedero ragione).
Un sindacalista che passava di lì per caso e aveva fatto qualche fotocopia delle motivazioni (sgranando alquanto gli occhi) disse invece che secondo lui non era una buona idea perché poi con la Nostra Preside dovevo conviverci, durante il secondo anno di prova. 
"Ma non c'è mai" gli spiegai "Non è difficile convivere con qualcuno che non c'è mai".

E così il ricorso al Tribunale del Lavoro fu presentato, e mi costò bolli per ben otto euro. Sommandoli ai soldi spesi per la raccomandata con la richiesta di visionare le motivazioni e quelli della benzina per raggiungere la Segreteria onde vedere le motivazioni suddette, si arriva a una quindicina di euro complessivi di spese. Diciamo che non mi sono dovuta togliere il pane di bocca; ma soprattutto, una volta firmate un paio di carte, non ho più dovuto muovere un dito né tirare i ballo i testimoni che ci eravamo accordati per presentare. Tutto ciò mi fece molto piacere perché sono pigra.

Nel frattempo la Nostra Preside si era presentata all'avvocato che il MIUR ha consacrato appunto ai DS che si trovino impelagati in beghe legali. Il responso di costui non deve essere stato dei più favorevoli, perché mi giunse notizia di un accordo in base al quale il mio ricorso sarebbe stato ritirato una volta passato il nuovo anno di prova (ma, tanto, una volta concluso positivamente il secondo anno di prova, il ricorso sarebbe venuto a decadere automaticamente perché non c'erano più i presupposti per portarlo avanti), dando per implicito che stavolta l'avrei passato senz'altro. Le spese del procedimento sono state a carico della controparte - o meglio, del MIUR, ovvero della collettività che paga le tasse con cui sovvenzionare il MIUR. Il che mi sembra piuttosto ingiusto verso la collettività, ma tant'è.
Dal momento che sono considerata in ruolo a partire dal Dicembre in cui ho firmato il contratto, come trattamento retributivo e pensionistico per me non è cambiato niente, né in meglio né in peggio.

L'anno successivo, assistita dalla stessa tutor (che stavolta fu fatta entrare ad assistere alla discussione) e presentando entrambe quasi le stesse identiche relazioni, feci lo stesso esame, anche se in effetti qualcosa cambiò: stavolta entrai per prima e l'esame fu davvero encomiabile per la sua brevità. Felix brevitatis, mi pare si dica in latino.

Per la cronaca: anche l'Uomo Che Sussurrava Ai Cassetti dopo il secondo anno di prova venne confermato di ruolo (e senza aver presentato alcun ricorso).

*che durante le settimane dell'esame viene pomposamente definito Presidente di Sottocommissione
** era del resto una sua abitudine togliere e ridare il coordinamento di una classe a seconda di come gli girava; nel caso dei Baronetti Inglesi, la classe rimase per circa un mese senza coordinatore perché il Nuovo Preside aveva nominato come coordinatore Inglese, ma Inglese, dopo essersi informata nei dettagli sulla vicenda, si era rifiutata di accettare.  
***Il che non c'entrava un accidente, stante che avevo i 180 giorni di servizio richiesti dalla legge.
****CM 267, 10 Settembre 1991; in realtà quello che viene comunemente chiamato "anno di prova" dagli addetti ai lavori, quando venne istituito dalla legge 270/82 venne chiamato appunto anno di formazione.
*****Al di là di un amichevole solidarietà nei miei confronti, era anche assai offesa per la scarsissima considerazione in cui era stato tenuto il suo parere.

17 commenti:

Melchisedec ha detto...

Leggendo mi si sono attorcigliate le budella, per usare un'espressione un tantino più elegante di quella che avrei voluto adoperare. Un atto di palese ingiustizia perpetrato da Una(la DS)perseguitata dalla paura/fobia delle "carte a posto; i presidi di recente nomina solitamente sono i più pericolosi, perché usano le norme per pararsi il c...,non avendo alcuna esperienza. Non so se sia il caso della tua DS. Sarebbe stato così complicato avvertirti in tempo, anche tramite la tutor, e darti la possibilità di sanare le eventuali lacune di carattere burocratico? A livello generale il tuo caso è la conferma che in Italia a nessuno, tranne ai giornalisti in cerca di gossip scolastico, interessa davvero cosa e come un insegnante operi nelle classi con gli allievi.
Il mio ricordo dell'anno di prova è piacevole: mi hanno interrogato due professoroni del liceo, dove sono rimasto due anni. Mi pare su Leopardi e la possibile deriva nichilistica del suo pensiero. Mah!

Linda_chi? ha detto...

Insomma, tu hai dovuto rifare l'esame e lei se l'è cavata con poco, o praticamente nientei? Che ingiustizia, peró. :-(

Murasaki ha detto...

@Mel
Sì, sarebbe stato molto facile sanare la parte burocratica: perché gli scrutini di vari anni fa erano stati comunque già fatti a suo tempo, le competenze non erano scritte perché non dovevano esserlo e il Registro, una volta che si furono accorti che era bianco, venne rapidamente compilato da Matematica e Fisica.
Non saprò mai cosa le è passato per la testa (certo non andrò a parlarne con lei) ma mi sembra chiaro che è stata una decisione impulsiva, forse presa sul momento proprio quando le è stato raccontato del registro non compilato e delle competenze, probabilmente con l'idea che dopo avrei smesso di romperle le scatole ad ogni scrutinio o collegio docenti, e per mandare un segnale a chi altri parlava. E a mia volta iole ho mandato un segnale, immagino. Ma non saprei dire di più. Di sicuro non ha dimostrato di sapersi destreggiare bene perché di irregolarità in quella discussione ce n'erano davvero parecchie. Ma ce ne sono spesso, solo che nessuno pensa a farle rilevare perché di solito la discussione dell'anno di prova è molto amichevole - anche perché spesso si tratta di insegnanti che da anni lavorano nella scuola, ed è vissuta un po' come una bella festa, com'è stato anche per te.

@Linda:
sì, è andata esattamente così. Non è solo colpa dei tempi biblici del sistema giudiziario italiano: l'anno di prova degli insegnanti è un unicum giuridico, perché è replicabile, quindi, non essendo la mia una vera causa di licenziamento ma qualcosa di ibrido, è passata in coda a tutti gli altri processi in corso al Tribunale del Lavoro, che in situazioni normali sarebbe anche piuttosto rapido. Sempre poer lo stesso motivo non era facile nemmeno chiedere danni morali o qualcosa del genere, e tanto meno farla spolpare agli avvoltoi come sarebbe stato il mio sogno segreto (ah, queste leggi così garantiste...)

La prof ha detto...

Il mio vecchio Capo era uno di quelli che si facevano carico dei verbali, scritti da lui subito, mentre l'esaminanda se ne stava fuori ad aspettare il responso.
Durante l'esame, quando sono stata tutor, i tutor sono sempre stati lasciati fuori anche da noi (tranne quest'anno, con la Capa, ma lei non fa testo, perché ha lasciato fare l'esame alla tutor invece che all'esaminanda).
In compenso, quando l'esaminanda rientrava (col Capo, beninteso), lui le faceva il discorso di ringraziamento per aver lavorato lì, poi si alzava, stretta di mano e benvenuta nella scuola italiana, e infine un regalino in ricordo del passaggio in ruolo (un libro scelto in base agli interessi della persona che aveva davanti).
Ho visto gente uscire da quello stanzone con gli occhi sbrilluccicanti.
Non era veramente un Grande Capo?

(non è per farti invidia, è per dirti che, talvolta, da qualche parte nella galassia, qualcuno c'è).

(c'era :-( )

la povna ha detto...

Da noi funziona più o meno come dalla Prof d'antan, con la differenza che il verbale lo faccio io in tempo reale, com tutti quelli della scuola (ma ovviamente non vanno firmati da tutti i presenti, per legge, bastano, come negli altri organismi sanciti dai DD, presidente e segretario) e che i tutor sono a fianco dell'esaminando e alla fine si chiede loro di intervenire brevemente. Dopo discorso, benvenuto, e festa grande con brindisi e foto ricordo che viene regalata a ciascuno con due parole.

Murasaki ha detto...

@La Prof:
infatti ho visto che non c'è una regola fissa per il tutor, anche se spesso vanno di moda le grandi ammuchiate, tutti insieme appassionatamente. C'è da dire però che nel mio caso la tutor era l'unica che aveva una qualche idea di cosa avevo fatto durante l'anno (e infatti la Nostra Preside avrebbe seri problemi se dovesse regalare un libro a uno qualunque di noi).
E sì, lo sappiamo che il tuo era un Grande Capo,
però direi che ci potremmo contentare anche di un Rispettabile Livello Medio :)

@ la povna:
Davvero non so come funziona per le firme (ma l'anno di prova non viene dai DD, è una roba più recente). Ma visto che nel mio ganno firmato tutti, e considerando l'accuratezza dell'insieme, mi sembra molto probabile che bastino le firme di presidente e segretario!

A St. Mary Mead abbiamo cambiato quattro DS in cinque anni, quindi se c'era il rituale per la cerimonia finale (e mi pare ci fosse, ai tempi del quartultimo che aveva ereditato il rituale dal Grande Preside, essere taumaturgico di cui perfino la Casini è stata sentita dir bene più di una volta) se ne è oerso completamente il ricordo.

Giò ha detto...

Faccio l'insegnante da quasi vent'anni, e devo convenire con te che la vicenda che hai raccontato ha contorni, oserei dire, surreali, giacché non ho memoria alcuna di un mancato superamento dell'anno di prova. L'unica cosa che posso dirti (anche da rappresentante sindacale della mia scuola) che inoltrare comunque il ricorso, e nonostante le rassicurazioni in merito al certo superamento del secondo anno di prova, è stata una mossa assolutamente azzeccata. Ciò che mi fa riflettere è però la constatazione che il mondo della scuola è diventato una sorta di percorso ad ostacoli, disseminato di ostacoli... una specie di campo di esercitazioni di guerra. E francamente, impegnarmi quotidianamente in attività parabelliche (sono per natura e per pigrizia un pacifista convinto), dopo aver constatato pure l'incredibile immobilismo della mia busta paga, comincia a produrmi frequenti e dolorose emicranie, accompagnate da eruzioni vescicolari e reflussi esofagei che non mi lasciano dormire sonni tranquilli. Ma, come si dice in questi casi, tutto è bene quel che finisce bene (sic!).

Murasaki ha detto...

@Giò:
Bentrovato ^__^
Sì, la scuola è un duro campo di battaglia. Però, per quel che credevo, tra le varie funzioni del DS ci sarebbe anche quella di AIUTARCI a fare il nostro lavoro, non di complicarci ulteriormente la vita.
Facendo ricorso non ho ottenuto nulla (a parte di garantirmi un anno più tranquillo)... ma in fondo nemmeno lei ha ottenuto nulla dal bocciarmi all'anno di prova.

Anonimo ha detto...

Io conosco due casi di mancato superamento. Due studiosi di valore (con post-dottorato e curatele con editori di prestigio) colpevoli l'uno di aver dato la password del registro elettronico ad alcuni alunni (non so perché: forse affinché lo compilassero loro) e di aver detto che il suo ideale di donna era quello "androgino", con "seno poco pronunciato", additando un paio di alunne (liceali ovviamente) con tali caratteristiche; l'altro semplicemente di "mancare di autorevolezza" perché i suoi alunni facevano rumore nelle sue ore.

Murasaki ha detto...

Beh, quella della password è piuttosto grave ed era più che giusto schiarigli le idee - del resto non credo che in nessuna azienda ti dicano "Bravo" se distribuisci le password a destra e a manca; per la seconda questione si potrebbero forse ravvisare lontane tracce di molestia sessuale, anche se dipende dal contesto e potrebbero non essercene affatto. Ma insomma, il tutor in effetti serve appunto a questo: nessuno nasce insegnato, e gli insegnanti meno che tutti, e dunque è giusto che una persona più esperta ti spieghi certe regole che si imparano in corsa. Quanto al saper "tenere la classe", lì davvero l'anno di prova ha un senso e accompagnare il novizio nella risoluzione di un problema - che non passa affatto con l'anno di prova, che a volte semplicemente è senza soluzione ma dove si possono comunque provare varie strategie e mettere qualche punto in chiaro - sarebbe stato semplicemente doveroso da parte della Dirigenza.

Anonimo ha detto...

La storia della bellezza androgina era nata dal fatto che gli alunni gli avevano chiesto (mentre spiegava l'idea del Bello in Kant) quale fosse il suo (del professore) ideale di bellezza. Tipica domanda per mettere in difficoltà l'insegnante e farlo scivolare su una buccia di banana (come quando gli chiedono cosa ne pensa degli omosessuali o degli ebrei sperando che egli faccia una tirata neofascista per poi denunciarlo - anche se invero agli alunni in fondo non importa un accidente). "Molestia sessuale" mi pare eccessivo. Anch'io se un'alunna si lamenta di essere grassa le dico che Giorgione mica dipingeva manici di scopa.

Anonimo ha detto...

La cosa paradossale, poi, è che costui è un convinto platonico e conduce una vita totalmente casta (giuro). Omnia munda mundis.

Murasaki ha detto...

"Molestia sessuale" è un concetto scivoloso e molto legato al come e in che contesto ti rivolgi a qualcuno. Da come la racconti, il tuo collega era innocente come una colomba, anche se forse avrebbe fatto meglio ad evitare il riferimento all'alunna concreta e lì presente e citare appunto qualche pittore (o anche qualche personaggio dei cartoni animati giapponesi, che con la bellezza ermafrodita ci sguazzano alla grande) - altra cosa, questa (cioè dell'opportunità per garbo di evitare di fare l'esempio dell'alunna presente)che un collega più esperto avrebbe potuto fare. Insomma, gli errori li facciamo tutti, anche dopo quarant'anni di insegnamento, l'anno di prova in teoria ti aiuta a entrare nel giusto ordine di idee per farne meno e attenuare i più evidenti.

Unknown ha detto...

Ciao, ho letto ciò che hai scritto. Vorrei parlare con te in privato perché sto vivendo ora una situazione simile

Unknown ha detto...

edera811@virgilio.it o edera811@gmail.com

Unknown ha detto...

Ciao, io sono adesso in anno di prova, cui seguirà una prova disciplinare con commissione esterna, in accordo con la procedura di assunzione da prima fascia delle attuali GPS. Leggo con dispiacere che è accaduto che l'anno di prova non è stato superato da un docente perché gli alunni facevano Chiasso nelle sue ore e mi pare assurdo, dal momento che noi docenti dovremmo occuparci della didattica e non fare i babysitter e i donatori. Anche con me diversi fanno casino in classe e se non passo l'anno di prova per questa ragione farò davvero ricorso.

Murasaki ha detto...

In bocca al lupo prima di tutto. Ma poi: se davvero non passassero in ruolo tutti quelli con cui i ragazzi all'occorrenza fanno confusione, si ritroverebbero con circa 15 insegnanti in cattedra, e tutti vicini alla pensione ^__^