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martedì 17 giugno 2014

Escono dalle fottute pareti! (ultimo giorno di scuola)

Non c'entra nulla con il post, ma adottare un gattino in questo periodo è un gesto nobile e patriottico 
(anche adottare un gatto adulto, si capisce)

Dando prova di un minimo di buon senso, quest'anno la Dirigenza ha messo la lectio brevis per l'ultimo giorno di scuola. "Brevis" per modo di dire, perché laddove ai miei tempi (quando la scuola era seria e rigorosa) l'ultimo giorno di scuola durava due ore, oggi che la scuola è lassista e permissiva ne dura ben quattro
Se poi si aggiunge che gli scrutini, in barba a quel che dice la legge, sono stati già fatti, tutti, il Grande Quesito Esistenziale "E che cazzo si fa in queste quattro ore, ché fa pure un caldo cane' si pone un po' per tutti noi docenti.
Con la Terza Effervescente a dire il vero le cose vanno assai lisce: parte della classe è al laboratorio di informatica a cercare di far quagliare le slide del Grande Progetto Interdisciplinare cui hanno lavorato per tutto l'anno e che il programma della LIM non  riesce a leggere*, parte resta con me a chiacchierare del più, del meno e soprattutto dell'esame.

Con la Seconda Tuttora d'Ogni Scheletro Ingombra invece le cose si presentano più complesse: tanto per cominciare con loro ho tre ore filate, senza contare che da sempre quella classe è convinta che i Gavettoni di Fine Anno siano un diritto costituzionale. 
E infatti appena entro i miei tutt'altro che infallibili occhi individuano gran copia di bottiglie di plastica già riempite all'uopo.
Naturalmente faccio finta di niente, in base al principio che "ciò che il docente non vede non può essere motivo di sanzione né di discussione". E prendo tempo. 

Inizio con una piccola predica sul fatto che il loro modo di studiare storia ancora proprio non va. Come compito per le vacanze, le due insufficienze conclamate hanno l'incarico di ristudiare la Rivoluzione Francese da capo a pié e ripeterla nel più chiaro dei modi ai compagni, che così si risparmieranno di ripassarla. In seguito prometto a Wasp degli esercizi molto personalizzati di analisi logica, e Wasp promette che li farà**. 
Poi distribuisco la lista con i consigli di lettura. Come l'anno scorso, per ogni titolo ci sono apposite lettere che indicano se il libro è disponibile in libreria, nella biblioteca del paese o nel circuito delle biblioteche comunali della provincia. Quest'anno però ci sono anche due nuove letterine: la B indica che il libro è disponibile nella biblioteca della scuola***, mentre la P indica che quel titolo riguarda il programma della Terza prossima ventura - e leggerli potrebbe essere un modo per ammorbidirsi un po' il lavoro. Tra i libri ornati dalla P spicca la trilogia di Hunger Games, in cui qualcuno ha già affondato i denti - e direi che la questione del Nord e del Sud del mondo è spiegata proprio benino, lì.
Come l'anno scorso, mi chiedono se possono fare i gavettoni, quando li porterò in cortile (perché è chiaro che prima o poi in cortile ce li dovrò portare).
Come l'anno scorso gli spiego che non ha senso chiedermi di autorizzare una pratica che la Dirigenza della scuola considera illecita, ma che non è impossibile che alla fine della mattinata tale pratica diventi improvvisamente accettata al di fuori delle mura scolastiche.
Arrivano le patatine e i dolcetti. I ragazzi mangiano e chiacchierano mentre io finisco di compilare i registri.
Mi sforzo di non notare che molte piccole bottiglie vengono riempite d'acqua - d'altronde, fa un caldo cane. E tuttavia, quando vedo un tubo di Pringles sigillato con la massima cura e un palloncino di un delicato color violetto ma che dà segno di essere assai pesante sono costretta a un garbato ma deciso sequestro. Temporaneo, assicuro. Prima della campana di fine lezione li restituirò.
Finito di mangiare, di bere (e di riempire le bottiglie che a suo tempo contenevano aranciata) chiedo che vadano a prendere la scopa per spazzare con cura e gli stracci per asciugare i banchi un po' bagnati (e capirai, con tutte quelle bottiglie in giro...). Tornano con la scopa ma senza stracci perché "ci han detto le custodi che tanto dopo passano loro".
(Quest'anno il nostro parco custodi è veramente in odore di santità).

Mentre alcuni puliscono, altri passano dai vicini dell'altra Seconda in visita di cortesia. Lì hanno anche delle torte, così la fermata si trasforma in un ulteriore spuntino. Non faccio nulla per accelerare le pratiche, e nemmeno la collega dell'altra seconda fa niente in proposito.

Un salto in biblioteca per qualche ultimo prestito (con caaaalma) e infine tutti giù in cortile. Ormai manca poco più di un ora. Ho portato con me l'ex-tubo di Pringles e il palloncino lilla, che appoggio con nonchalance sul davanzale di una finestra, vicino ai loro zaini. Wasp è riuscito ad arrabbiarsi con qualcuno, non so perché, e si rintana in un angolo per piangere da solo. L'Onesto Iago va a consolarlo.
Io e gli altri insegnanti ci rifugiamo al tavolo all'ombra. I gavettoni sono stati severamente vietati, mi spiegano, anche se è stato lasciato capire che nell'ultimo quarto d'ora, forse...
La Terza Effervescente è seduta in cerchio, intenta a discutere di qualcosa e a scrivere. Vederli così tranquilli è un esperienza insolita.
Infine ci raggiungono e ci leggono un garbato discorsetto in cui assicurano che ci sono profondamente riconoscenti per quanto abbiamo fatto per loro e che il ricordo dei nostri insegnamenti e dei nostri consigli rimarrà sempre impresso nei loro cuori.
Li ringraziamo con calore, poi restiamo a riflettere come mai da qualche anno i discorsi di ringraziamento delle terze si assomigliano tutti, e come mai da qualche anno tutte le terze si sentono obbligate a farcelo, il discorso di ringraziamento. Tra l'altro viene anche spontaneo notare che di consigli non ne abbiamo mai dati molti, a parte quello di stare zitti e di ascoltarci - e magari è vero che resterà impresso per sempre nei loro cuori, ma certo non si può dire che nel corso dei tre anni ne abbiano fatto gran conto (mentre è vero che gli insegnamenti, a modo loro, li hanno pure ascoltati, viste le medie di ammissione). Forse si è diffusa una moda, e c'è qualche pagina su Facebook con la traccia degli argomenti da trattare, in questo tipo di discorsi? Comunque somigliano moltissimo a quelle strane pappine che usavano negli anni 50 (scritte dai genitori) e che si trovano in certi romanzi dell'epoca. Di sicuro quando andavo a scuola io non usavano più, anche se alla De Divinis avevamo fatto il regalo (un cofanetto di quartetti di Beethoven, mi sembra). E di sicuro il loro discorso è stato scritto mentre stavano in cerchio sull'erba, anche se forse si erano portati una traccia da casa.
Comunque per me è il primo Discorso di Ringraziamento (né la classe dei Baronetti Inglesi né la Classe dei Tordi né quella di Cristaccecami han mai fatto niente del genere, vivaddio) e se risulterà anche l'ultimo del mio insegnantesco percorso, me ne riterrò più che soddisfatta.
Continuo a siglare i registri, con la tentazione sempre più forte di scrivere qua e là "Scemo chi legge" (quelli dell'anno scorso stanno tuttora a prendere polvere in un grosso scatolone in un angolo della nostra scuola, senza che alcun dirigente li abbia minimamente considerati). Giusto quando ho tirato l'ultima riga e messo l'ultima firma per siglare noto che un folto gruppo di fanciulli è venuto a lasciarci in custodia cellulari, orologi e portafogli.
E qualcuno deve aver dato il segnale, o comunque tutti hanno fatto finta di vederlo, il segnale; perché improvvisamente il cortile si inonda d'acqua e un immane quantità di bottiglie spunta fuori dai luoghi più impensati mentre tutti scappano e si rincorrono con grandi getti d'acqua - acqua, acqua ovunque, e non una goccia da bere (io, almeno, non mi fiderei). 
"Certo, non dovrebbero, così, senza controllo" osserva Inglese con molto distacco. Ma si guarda bene dal cercare di controllarli, ovviamente.
"Ma non avevate deciso di chiudere la valvola del rubinetto sul retro?" osservo svagata guardando il fiume di ragazzi bagnati fradici che arriva con le bottiglie vuote al rubinetto in questione e ne riparte con le bottiglie piene.
"No, c'è un punto troppo duro e non è possibile bloccarlo" spiega altrettanto svagata la VicePreside, che non è portata a drammatizzare queste cose.
Metto i registri al sicuro nella borsa e la borsa sotto il tavolo, ma nessuno schizzo giunge ad innaffiare la nostra blandissima riprovazione.
Qualche ragazzo gocciolante arriva a recuperare cellulari, orologi e portafogli, poi l'onda si dirige verso il cancello d'uscita, in fremente attesa dell'Ultima Campana. Che infine suona,
Un fiume di ragazzi scorre verso i motoscafi, volevo dire i pulmini, e il loro corso non è funestato da gavettoni di acqua mista a farina né dall'infernale miscela che comprende anche le uova (forse anche grazie alla presenza di un paio di vigili opportunamente allertati dalla VicePreside)****. Dietro di loro, sul greto ancora umido, lasciano una distesa di bottiglie vuote e malridotte, un giubbetto e un paio di occhiali da sole. Raccattiamo questi ultimi prima di risalire la corrente, verso la Sala Insegnanti, dove ci congratuliamo tra noi perché "quest'anno è andata abbastanza bene".

*avere la medesima versione dei programmi su tutti i computer della scuola (o almeno, semplicemente, lo stesso programma) sembrerebbe il minimo del minimo sindacale; ma alla scuola media di St. Mary Mead siamo ben lontani anche da questo livello minimale.
**il che è pur sempre possibile, si capisce (per principio io credo a tutto, miracoli compresi). Comunque al momento i suddetti esercizi stanno al calduccio all'interno della sua scheda, che la famiglia non è ancora venuta a ritirare perchè quel pomeriggio stesso sono tutti partiti felicemente per il Marocco.
***perché ormai la nostra scuola ha una biblioteca, per quanto piccola e ancora scarsamente attrezzata
****negli anni passati pare che dai comuni limitrofi siano appunto venuti taluni giovani dai pessimi costumi, che evidentemente ignoravano che con farina e uova si fanno i dolci, e non i gavettoni

6 commenti:

ellegio ha detto...

Quest'anno l'ultimo giorno di scuola avevo tre figli su tre dispersi in vari parchi della città a gavettonarsi, non so quanti milioni di metri cubi d'acqua sono stati sprecati in poche ore. Faceva anche molto caldo, sì. Ma quando ho visto bambini di otto anni con uova e farina, devo aver detto qualcosa che non è piaciuto alle madri presenti, ché mi hanno guardato molto male. Strano, credevo solo di aver commentato che un ragazzino di otto anni difficilmente prende l'iniziativa di comprare uova e farina da solo...

Murasaki ha detto...

Uova e farina per i gavettoni a me sembrano materia di codice penale, né più né meno. Mi illudevo, però, che fosse un costume da giovani teppisti (scemi, oltre che pericolosi) - e per "giovani" intendevo 14-15 anni. Mi apri una prospettiva nuova, devo dire.
Tra l'altro a otto anni la responsabilità penale dell'uso scriteriato di uova e farina CE L'HA IL GENITORE...

la povna ha detto...

Noi quest'anno siamo stati fortunati, perché l'onda anomala si è riversata al parco, e, a forza di spiegazioni e/o sorrisi e/o punizioni e/o minacce i ragazzi hanno capito che non devono gavettonarsi dentro i corridoi della scuola. Fuori, al parco, è favoloso, e devo trattenermi per non andare con loro!

ellegio ha detto...

Certi genitori non si rassegnano a non aver più quindici anni, e nemmeno otto. E se glielo fai notare, si alterano pure...

dolcezzedimamma ha detto...

Troppo stanca x intervenire e troppo sommersa dalle carte x dare un' occhiata, ho visto il campo di battaglia solo dopo che tutto era compiuto, cmq in cortile e dopo la 6º ora di lezione. ..altro che lectio brevis! Di uova e farina fortunatamente non so nulla

Murasaki ha detto...

@dolcezze
se gli lasci la sesta ora perfino l'ultimo giorno,direi che è già tanto se i gavettoni non li fanno alla Dirigenza... con l'acido muriatico.

@povna
a avercelo, un parco... o anche solo un giardino vero...
Ricordo una scuola provvista di splendido giardino che l'ultimo giorno faceva una gran festa all'aperto, tutta la mattina, con licenza di gavettone. Molto sensato, senza dubbio.

@LGO
Certi genitori, soprattutto, non hanno un cervello -o, se ce l'hanno, si guardano bene dall'usarlo