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lunedì 13 gennaio 2014

L'ultima canzone di Bilbo


Molti anni fa, quando ero una liceale di belle speranze e a Firenze di Tolkien si trovavano a malapena i due libri più importanti (il Silmarillion era ancora da pubblicare)  incrociai per caso un poster in una libreria per stranieri. Si intitolava Bilbo's Last Song e conteneva il testo di una poesia che nel Signore degli Anelli non c'era.
Si trattava di una canzone, l'ultima, che Bilbo aveva scritto prima di partire dai Porti Grigi verso la terra benedetta che avrebbe curato le ferite sue e di Frodo accogliendo i loro ultimi giorni. Il disegno rappresentava invece i tre hobbit (Sam, Merry e Pipino) che guardano malinconici la grigia nave elfica che si allontana verso il mare aperto. In questo mondo e in questa vita non rivedranno più quelli che sono saliti a bordo.

Bilbo abbandona la Terra di Mezzo senza rimpianti, e davanti alla nuova avventura che lo aspetta prova l'antico piacere del salto verso la novità.
E' una canzone di addio, e insieme di benvenuto. L'antica inquietudine che lo aveva portato per due volte fuori dalla Contea si stempera nella dolcezza dell'attesa per quello che sarà la meta del suo ultimo viaggio.
J. R. R. Bilbo Tolkien  la scrisse nel 1966, quando aveva ormai raggiunto un'età in cui la partenza per l'Ultimo Viaggio poteva ragionevolmente essere attesa da un giorno all'altro. La morte è un passaggio, un cambiamento che va affrontato con fiducia, ma anche con animo aperto e curioso: ci sono isole, dietro al Sole, dove si riposerà prima della fine, e ci sono terre, a occidente dell'Occidente, dove la notte è pace, e il sonno è riposo. 
La stella che guida la sua nave, tutto lascia immaginare, è il silmaril di Earendil, quello di cui aveva cantato una sera lontana a Rivendell, quando Grampasso era ancora un "semplice Ramingo" e il mondo stava vivendo gli ultimissimi spiccioli della Terza Era.

Da allora quel poster è sempre stato nella camera in cui dormivo. Non ho mai cercato di imparare a memoria la poesia, anche se (o forse perché) è la poesia di Tolkien che preferisco; anzi, è perfino possibile che non l'abbia nemmeno mai letta tutta di fila. Mi basta averla lì, sotto gli occhi, a ricordarmi di come vanno affrontati i dolori, le separazioni e le partenze, le novità e le sorprese. Insomma, i passaggi.

Il poster venne pubblicato nel 1974, un anno dopo la morte del Professore. Il disegno è di Pauline Baynes.


Day is ended, dim my eyes,
But journey long before me lies.
Farewell, friends! I hear the call.
The ship's beside the stony wall.
Foam is white and waves are grey;
beyond the sunset leads my way.
Foam is salt, the wind is free;
I hear the rising of the sea.

Farewell, friends! The sails are set,
the wind is east, the moorings fret.
Shadows long before me lie,
beneath the ever-bending sky,
but islands lie behind the Sun
that I shall raise ere all is done;
lands there are to west of West,
where night is quiet and sleep is rest.

Guided by the Lonely Star,
beyond the utmost harbour-bar,
I'll find the heavens fair and free,
and beaches of the Starlit Sea.
Ship my ship! I seek the West,
and fields and mountains ever blest.
Farewell to Middle-earth at last.
I see the star above my mast!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Semplicemente strepitosa... come tutte quelle del Maestro e della sua Creatura(J.R.R Tolkien e Bilbo)...

Murasaki ha detto...

Grazie, Anonimo: il tuo commento rimpiazza in parte i bei commenti che ho incautamente cancellato il mese scorso in un'attimo di distrazione ^__^