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venerdì 1 novembre 2013

Piedi d'argilla - Terry Pratchett



Terzo episodio del Ciclo delle Guardie di Città di Mondo Disco e ultimo tradotto in italiano* (considerando che è stato pubblicato nel 1996 e da allora ne sono usciti diversi altri direi che, magari, gli editori italiani potrebbero anche al limite prendere almeno vagamente in considerazione la possibilità di darsi una mossa, grazie).

La Guardia Cittadina di Ankh-Morpork, metropoli dalla struttura invero assai complessa, continua la sua campagna di arruolamento che ha come fine quello  di dare a ogni componente dell'assai variegata popolazione i suoi rappresentanti tra le forze dell'ordine (anche se, certo, parlare di ordine in una frase che si riferisca ad Ankh-Morpork sembra uno schiaffo alla logica). Della guardia fanno parte non solo uomini (e donne, naturalmente), nani e troll, ma anche quelle categorie che potrebbero essere rubricate sotto la voce "diversamente vivi": licantropi, gargoyle (il loro salario viene pagato in piccioni), zombie... 
Il capitano Samuel Vimes, acido proletario da tempo ormai felicemente sposato alla donna più ricca della città, svolge egregiamente il compito di dirigere questa assai multietnica collezione di individui riuscendo anche, nei ritagli di tempo, a sventare i numerosi tentativi di sopprimerlo nonché a tenere collegata la Guardia al governatore della città, il Patrizio Vetinari, l'unico capace di tenere le fila che compongono il complesso tessuto di quella stravagante ma assai realistica metropoli.
Ma per quanti rappresentanti delle più svariate forme di vita e di non vita contenga la Guardia, esistono tuttavia ancora categorie che non sono rappresentate. Una in particolare, di derelitti più derelitti di quanto qualsiasi derelittitudine possa immaginare: schiavi a cui non spetta nemmeno il titolo di schiavi, talmente privi di diritti che non si vedono riconosciuto nemmeno quello di pensare e di sentire, e che vivono nell'ombra perché la loro esistenza, per quanto negata, rischia di gettare un'ombra di rimorso sulla popolazione colpevole della loro esistenza infelice al di là di ogni infelicità ufficialmente riconosciuta. Tuttavia queste creature infelici e volutamente ignorate, che nulla hanno perché nulla gli è consentito di avere, nemmeno i più elementari diritti, riescono ad eludere tutti i limiti imposti e a prepararsi una speranza di riscatto - una tenue speranza che riesce comunque a illuminare le loro irriconosciute esistenze e che possa dar voce anche a loro, che ne sono privi. Questa speranza, tuttavia, ha i piedi d'argilla e crolla, anche se non certo al primo colpo - e tuttavia il gesto non sarà senza conseguenze e il tentativo di emancipazione degli ultimi tra gli ultimi avrà comunque un esito, che aprirà una nuova strada agli infelici... oltre, naturalmente, a una nuova categoria di arruolati per la Guardia Cittadina.
In mezzo a questa struggende vicenda, che è la principale del libro, e all'altro intreccio, legato al tentativo di avvelenare l'indispensabile Patrizio (un mistero costruito come nei classici polizieschi e che Vimes riuscirà a sciogliere con intuito e logica degne di un grande investigatore) si snodano le vicende personali dei singoli componenti della Guardia. Facciamo così la conoscenza del caporale Felice Culetto, alchimista ed esponente della razza nanica che ne ha fin sopra i capelli (e la barba) del tradizionale retaggio della cultura nanica, a base di miniere da scavare, metalli da forgiare, canzoni sull'oro da cantare ubriachi dopo lunghe bevute di birra e risse violente a colpi d'ascia, e che proprio nella Guardia, grazie all'amicizia e al sostegno di Angua, donna dall'infallibile istinto e dal vero fiuto di segugio, trova il coraggio di affermare la sua vera personalità e di addentrarsi in un mondo più frivolo di rossetti, smalti da unghie e lingerie ben fatte, che finisce con l'attrarre anche altri nani che finalmente trovano il coraggio di essere loro stessi. Perché la Guardia della Città è un mondo composito dove c'è posto per tutti e dove la convivenza tra diversi aiuta ad accettare senza troppa difficoltà le stravaganze dei singoli.
E così alla fine del romanzo anche il caporale Culetto, che ormai ha cambiato nome da Felice a Felicia e ha anche mostrato il suo valore di alchimista (ovvero l'equivalente ankh-morporkiano della polizia scientifica) vedrà aprirsi davanti a sé la prospettiva di una vita più appagante e assai più adeguata ai suoi reali desideri - alla faccia dell'antico retaggio delle tradizioni della sua stirpe.

Con questo post partecipo ai Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti un felice fine settimana di piacevoli letture e castagnate e necci accanto al fuoco - senza dimenticare, naturalmente, le torte e il risotto di zucca.

*Il terzo, naturalmente, viene dopo un primo e un secondo.

3 commenti:

Stefania ha detto...

Lettura molto particolare... mi è del tutto nuova.

lacasadihilde ha detto...

Capito per la prima volta sul tuo blog e devo dire che mi piace molto.
Metto nel carrello il primo libro di questa saga perché sono sicura che piacerà al mio barbuto marito... poi magari lo piazzo anche nella biblioteca comunale: immagino già alcuni lettori felici.
Grazie del suggerimento!

P.S.: non trovo il pulsantino per seguire il tuo blog come follower... è una precisa scelta stilistica?

Murasaki ha detto...

No, assolutamente, anzi ho un gruppetto di follower che però, ora che ci penso, è fermo da anni. Proverò a controllare.

Prenderlo per la biblioteca comunale mi sembra un'ottima idea ^__^