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lunedì 3 giugno 2013

Dare un voto a un tema è un serio affare....

....non un passatempo per bagnanti discinti!

Perciò ogni insegnante di Lettere (come ben spiegato qui) ha i suoi criteri e i suoi rituali. Ed ecco i miei, che non cambiano molto quando invece che di temi si tratta di esercizi di scrittura o di compiti per casa.

Occorrente:
* tavolo ovale in legno chiaro in buona parte sgombro
* penna stilografica ben caricata con inchiostro verde smeraldo
* agenda di scuola
* libro di grammatica in cima alla pila di libri di scuola sulla destra del tavolo
* computer acceso nella stanza accanto, aperto su Google

Perché il computer? Beh, poniamo che scrivano di calcio o di cantanti diventati famosi da pochi mesi, o di trasmissioni televisive che lasciata a me stessa scanso come la peste, dovrò ben guardare di che si tratta e se i nomi sono scritti giusti, no? Poi ci sono le parole straniere e sì, durante una correzione viene anche il momento in cui chiedi a Google se davvero si scrive ascie o ingegniere, e financo se ti chiami Murasaki Shikibu.
L'agenda invece serve per controllare se l'errore di ortografia è pervicace, consueto o occasionale, e se gli esercizi personalizzati assegnati in precedenza sono stati regolarmente eseguiti, per segnare quelli assegnati durante a correzione e per annotare gli errori più ricorrenti. All'inizio dell'anno la uso moltissimo, verso la fine dell'anno la guardo appena.

Criterio 1:
Per avere la sufficienza il testo deve essere scritto correttamente. Magari scialbo, magari corto, ma corretto.

Criterio 2:
Se è molto corto allora dev'essere scritto davvero bene, per riuscire almeno a intravedere un qualche tipo di 6.

Criterio 3:
Un testo scialbo ma corretto può arrivare tranquillamente al 7 (difficile però che vada oltre)

Criterio 4:
Dell'aderenza al titolo me ne frega davvero il giusto (infatti do tracce molto vaghe e apprezzo gli sviluppi imprevisti)

Criterio 5:
Il contenuto alza il voto solo se il testo è scritto correttamente.

Criterio 6:
La mia indulgenza verso gli errori di ortografia cala vistosamente nel corso del tempo: ad un'iniziale pat-pat sulla spalla accompagnato da qualche esercizio di rinforzo e da apposita ri-spiegazione in classe (con eventuali esercizi collettivi) seguono esercizi più lunghi, annotazioni più brusche, voti abbassati, note alla famiglia perché gli esercizi vengano effettivamente svolti fino a quel santo e sovrano rimedio contro la distrazione che è il 5 seguito dal suo fratellino minore 4. Il tutto può essere integrato da cartelloni in classe, tabelle da tirare fuori al momento del compito eccetera. Per i dislessici posizioni ammorbidite, per gli stranieri posizioni inizialmente ammorbidite. Con questa tecnica di tipo Black&Decker, raramente il caso si rivela incurabile.
Naturalmente, gli errori hanno un peso diverso a seconda di chi li fa (ad esempio se normalmente qualcuno non azzecca un H nemmeno per sbaglio e improvvisamente in un tema ne sbaglia solo due non gli conto due errori, gli alzo il voto e mi congratulo con lui/lei per il gran miglioramento)

Criterio 7:
Scrivi per essere letto, ergo devi essere chiaro.

Criterio 8:
La calligrafia è affar tuo e io non mi impiccio.

Criterio 9:
La scorrevolezza alza il voto perché accorcia il lavoro dell'insegnante.

Un po' di tempo se ne va con gli errori di lessico (soprattutto congiunzioni). A parte segnarli, indicare il giusto significato, infilare un esempio di uso corretto etc. qualche volta pianifico una (nuova) lezione supplementare.

Quando chi scrive passa dal presente al passato e viceversa nel bel mezzo di una frase sottolineo e abbasso il voto. Quando il salto avviene molte, molte volte chiaramente il voto si abbassa di parecchio. C'è di buono che questo è un tipo di errore che dopo un certo numero di frustate, rampogne e punti esclamativi carichi di biasimo sparisce improvvisamente senza quasi lasciar traccia di sé.

Quel che si porta via davvero un sacco di tempo sono gli errori di sintassi: prima di tutto occorre cercar di capire cosa effettivamente la creatura intendeva dire, poi in che modo la frase può essere raddrizzata e infine dove esattamente si trova l'errore (o gli orrori). Non ultimo dei problemi, infine, c'è da decidere come spiegare l'errore: perché a volte la situazione è davvero ingarbugliata e trovare il bandolo di certi periodi è anche quello un serio affare, e non un passatempo per bagnanti al sole. In quei casi scrivo a lato costruzioni alternative (anche più di una), magari con significati diversi.
Spesso si tratta di problemi legati ai pronomi (in quel caso avvio una lezione supplementare sui pronomi), ma a volte il problema di base è che chi ha scritto non ha ben chiaro cosa sta cercando di dire. Può essere un problema di crescita, può essere un conflitto interiore, in ogni caso si tratta di un problema al di là della mia portata. In quel caso abbasso il voto e spero in dio o chi per lui. In qualche caso chiamo lo scrivente fuori dall'aula e provo ad analizzare con lui la frase. A volte funziona.
In qualche caso, soprattutto se siamo in terza e ormai infilare una frase comprensibile dovrebbe pur essere alla portata della creatura, scrivo la frase anonima sullo schermo della LIM e la faccio correggere alla classe (se non ho la LIM provo a fare la stessa cosa alla lavagna, ma è molto meno efficace perché con la LIM puoi cancellare e riscrivere con più facilità).


Quando i problemi sono legati alla punteggiatura so che ivi sarà pianto e stridor di denti, perché intervenire sulla punteggiatura è molto complicato. E siccome la punteggiatura sbagliata rende la lettura molto faticosa, abbasso il voto senza remore e senza ritegno. Posso provare con qualche esercizio, naturalmente, ma la punteggiatura migliora solo quando lo scrivente si rende conto che è giunto il momento di migliorarla. Ripetere le regole corrette della punteggiatura invece non serve a molto, perché nessuno mentre scrive cerca di ricordarsi le regole di punteggiatura.

Commento il testo; approvo, disapprovo, annoto, mi congratulo per le soluzioni felici, aggiungo citazioni più o meno colte, solidarizzo, mi condolgo o mi congratulo a seconda di come va a finire la storia e così via. Che nessuno creda che io resto fredda e indifferente mentre mi raccontano i fatti loro!

Non commento mai le opinioni, ma il modo con cui sono espresse le opinioni sì. Oh, se lo commento!

In qualche caso, per compiti molto disastrati o per argomentazioni ben profonde rileggo, per controllare se ho seguito bene il filo del discorso (oppure se c'era un filo del discorso da seguire).

A quel punto il voto esce dal foglio protocollo e si spiega davanti a me, così come una farfalla apre le ali. Se le ali non sono ben aperte o, fuor di metafora, se ho dei dubbi, riguardo il testo e controllo gli errori, provando a fare una specie di bilancio.
Non vado mai sotto il 4 ma un paio di volte ho dato 10+.

Se la lettura è andata liscia e il tema è gradevolmente strutturato posso limitarmi a scrivere il voto, al massimo con un generico apprezzamento. Se il tema rientra nella pestifera categoria degli "interessante ma scritto male" lodo il tema senza riserve e spiego qualmente del mio profondo dolore e rincrescimento e infinito stracciar di vesti nel vedermi ahimé costretta ad abbassargli assai il voto. Se la storia raccontata o le considerazioni fatte sono particolarmente ben scritte sviolino assai sul ritmo e il garbo della scrittura. Se il voto è più alto del solito mi congratulo assai - insomma, mostro apertamente di prendermi assai a cuore la questione.

Infine metto i compiti in ordine alfabetico e trascrivo i voti sull'agenda, per poi concedermi una meritata sessione di caccia al tesoro su Facebook.

16 commenti:

ilaria ha detto...

Allora: io uso soprattutto il fucsia, ma anche il verde è tra i miei preferiti (è una questione di speranza...); io in genere mi ricordo gli errori che fanno più spesso, però se me li segnassi forse sarei più puntuale, quindi mi sa che quella dell'agenda potrei copiartela... (per tutta la prima però pretendo che siano loro, a segnarsi gli errori su una apposita rubrica); condivido tutti i criteri al cento per cento, ma io mi trovo meglio a distinguere il voto di forma da quello di contenuto, così un testo scialbo ma corretto può avere anche il suo bell'8 di forma ma sanziona un po' lo scarso impegno cerebrale che di solito ci sta dietro, tipo con un 5; anche io metto le frasi particolarmente emblematiche alla lavagna da smontare insieme; d'accortissimo sulla punteggiatura e sul fatto che ricordare le regole lascia un po' il tempo che trova: a scrivere si impara scrivendo e volendolo fare, e infatti a me ogni anno resta la sensazione di averli fatti scrivere troppo poco!

la povna ha detto...

Anche io mi riconosco (a parte la penna rossa, tradizionale) in tutte le operazioni che fai, che anche io faccio nelle varie fasi di lettura, rilettura e votatura che ho descritto da Ilaria. Aggiungo che google a me serve soprattutto per controllare che non abbiano copiato il tema da internet. Tutti hanno almeno un paio di frasi googlate a tema!

melchisedec ha detto...

Che corposa lezione di didattica! Concreta, senza orpelli.
Mi ritrovo. Un po' più pignolo per la grafia che, se geroglifica, incide sul voto, ma soltanto al biennio. Mi illudo che i ragazzi possano migliorarla. Commento ironicamente, ma soltanto quando me le tirano a forza le battutacce.

Linda_chi? ha detto...

Una deliziosa lettura, anche per chi non è del campo! E molto istruttiva. :))



p.s. domandone: l'insegnante di mia figlia (1° media) le ha dato da leggere per l'estate "Il Cacciatore di Aquiloni", ma non ti sembra eccessivo per quell'età? Tu che ne pensi?
Grazie, un saluto affettuoso. :)

ellegio ha detto...

Ma questi sono i criteri dalla prima alla terza? Diciamo che sono più o meno i criteri che seguo nelle interrogazioni orali (abbiamo un griglia di istituto, ma è molto generica) però se all'inizio della prima in matematica per avere la sufficienza basta saper fare correttamente gli esercizi, alla fine bisogna anche cominciare ad esplicitare la teoria sottostante, in seconda riflettere sulle strategie, e così via. Così, immagino che i tuoi criteri 4 e 5 si applichino diversamente in prima e in terza, no?
E questo si porta dietro la seconda domanda: come si lavora sul contenuto? Io sento sempre dire dagli insegnanti di italiano che bisogna leggere tanto, come se fosse la panacea, ma ci deve essere il modo per imparare a scrivere bene, e ci devono essere anche criteri oggettivi per valutare un testo - oltre la correttezza formale. O no?

Murasaki ha detto...

@Ilaria
D'accordissimo che a scrivere si impara scrivendo, e che li facciamo sempre e comunque scrivere poco - d'altra parte con dieci ore si fa quel che si può, e naturalmente i ragazzi hanno anche altre materie da badare e se gli diamo troppi compiti stramazzano e smettono di farli, il che non li aiuterà comunque a scrivere bene.
Per quanto riguarda il voto sul contenuto, fermo restando che ognuno ha il suo metodo e le sue priorità: in effetti io non do alcun voto sul contenuto, ma su come hanno espresso il contenuto. Di fatto scrivere è una forma espressiva esattamente come disegnare o fare musica, e come in tutte le forme espressive ci possono essere blocchi dovuti a mancanza di talento ma anche, e soprattutto, a delicate e misteriose questioni pissicologiche che solo l'alunno può risolvere, seguendo vie misteriose spesso ignote anche a lui.
Personalmente non ho mai avuto alcuna difficoltà a svolgere un qualsiasi tema infarcendolo di un ricco e cospicuo contenuto, e ho sempre assistito con grande stupore alle difficoltà e sofferenze con alcune mie carissime amiche affrontavano il fatto di scrivere per esprimere qualcosa. Resta il fatto che per alcuni esprimersi con la scrittura è molto difficile, a volte quasi impossibile, per tutta una serie di barriere interne di cui sono a volte inconsapevoli e che non riescono a rimuovere. Penalizzare queste persone evidenziando che il contenuto è scarso, a quanto ho capito, può peggiorare il problema e addirittura calcificarlo.
E anche se l'alunno è semplicemente "pigro", cioè non vuole mettersi in piazza più di tanto, questo può dipendere da una forma di diffidenza o di antipatia verso l'insegnante, e anche lì preferisco non arrivare allo scontro aperto. Ancor meno mi sembra il caso di insistere se la creatura non ha molto da dire, insomma non è dotata di senno sovrabbondante. Negli anni delle medie i ragazzi sono QUASI TUTTI molto intelligenti, resta il fatto che qualcuno non lo è o non riesce a dimostrare di esserlo, almeno non in tutte le materie. Spesso anche lì si tratta di blocchi, e qualche volta una traccia felice riesce a far schiudere l'ostrica... ma nel dubbio io preferisco non forzare le valve e insistere con i pronomi ^__^

@la povna
Diciamo che la classe dei tordi mi ha insegnato a googlare le recensioni dei libri e qualche altro testo più tecnico (un arte che ho disimparato spontaneamente, tornando a St. Mary Mead dove copiare non va di moda), ma il tipo di tracce che diamo alle medie non si presta molto ad essere copiato dalla rete. Almeno, per ora il problema non si è presentato. Ma mai dire mai.

@Mel
Alle medie una scrittura molto aggrovigliata può indicare uno stato di disagio... o di disgrafia. Diciamo che gli insegnanti delle elementari sentono molto questo problema, e là dove hanno fallito preferisco non insistere, forte del mio diploma di paleografia e degli insegnamenti del mio amato insegnante di paleografia "Guardate il ductus". Guardo il ductus, stringo i denti e decifro. Ululo soltanto quando un eccesso di bianchetto e di cancellature trasforma il testo in un campo di battaglia, restituisco sdegnata e sfodero il mio consueto "Sono un insegnante, non un cassonetto della carta. Riprendi il foglio e ricopia" - se è un compito a casa. Se è un tema, mi tocca arrangiarmi con quel che ho. In quel caso abbasso il voto anch'io, specie se ci SAREBBE STATO il tempo di ricopiare.

Murasaki ha detto...

@ Linda
Sinceramente, non so che dirti perché non conosco né tua figlia né la sua classe. A occhio mi sembra un libro un po' complesso per una fine-prima (per una fine-seconda o una terza invece potrebbe andare benissimo, molti lo leggono a quell'età e lo apprezzano); ammetto però che le prime di St. Mary Mead sembrano un po' più legate al mondo dell'infanzia della media dei ragazzi che ho conosciuto altrove.
Malvagiamente potrei aggiungerti che spesso gli insegnanti di Lettere che danno la lista di letture per l'estate si innamorano di qualche titolo e lo assegnano senza riguardo per l'età, a volte con risultati surreali. C'è da dire poi che noi insegnanti di Lettere abbiamo spesso fatto un corso di letture particolari, e infatti poi abbiamo scelto facoltà letterarie, insomma non siamo un campione valid e non sempre ci rendiamo conto di quel che lo stomaco MEDIO di un ragazzo digerisce a quell'età. A undici anni io masticavo assolutamente di tutto, inclusi i gialli hardboiled (che non mi piacevano) ma, appunto, ero un caso un po' particolare e venivo lasciata assolutamente libera per le letture, dunque avevo anche un ricco retroterra che mi permetteva di seguire testi più particolari.
Che ti devo dire, stalle vicina e dille di chiederti quel che non capisce. La parte legata al senso di colpa del protagonista immagino che la capirà senza problemi, QUELLE sono cose senza età.
Mi viene in mente però che hai accennato che in quella scuola ci sono casi di sopraffazione e di bullismo tra coetanei, forse l'insegnante ha deciso di dargli un romanzo che affronta la questione senza girarci molto intorno...

Murasaki ha detto...

@LGO:
belle domande, davvero. Nel senso che "a saper rispondere, ti risponderei".
Vediamo cosa riesco a dire.
Prima di tutto no, non sono di quelle che pensa che leggere risolva tutto. A scrivere non si impara leggendo, se non per una certa abitudine alla forma delle parole che ti aiuta ad evitare certi errori di ortografia, se leggi parecchio - ma non direi che il gioco valga la candela. Per quel che riguarda il contenuto, leggendo assimili solo quel che sei in grado di assimilare o che ti interessa o ti concedi di assimilare, e questo è il motivo per cui rileggere i libri è un passatempo tanto affascinante: è anche una forma di autoanalisi e di ricerca del tempo perduto. Ma a scrivere, come dice Ilaria più sopra, si impara soltanto scrivendo - e crescendo.
Per il resto la risposta è sì, questi criteri per me valgono dalla prima alla terza. Di fatto non valuto mai il contenuto, o al massimo lo valuto sotto forma di un gadget aggiuntivo, ma valuto con molta attenzione la FORMA con cui è espresso il contenuto: è comprensibile? E' chiaro? Le argomentazioni hanno un filo logico? Gli eventi si susseguono in modo sensato?Chi legge riesce a capire cosa sta succedendo e a chi?
Nel corso del triennio non cambiano i miei criteri di valutazione ma cambia, e molto, la produzione scritta degli alunni. In prima usano poche subordinate e pochi congiuntivi ed esprimono concetti piuttosto semplici, in terza i concetti sono molto più complessi e la forma delle frasi anche, quindi possono incartarsi in un periodo come e meglio dei più distratti primini. Per intendersi, si passa dal gatto sul tavolo ai problemi esistenziali del gatto. Ognuno approfondisce a modo suo e c'è anche chi, per quanto approfondisca, produce solo delle magnifiche vasche d'acqua calda dove sguazzare sereno, magari più profonde che in prima ma sempre vasche d'acqua calda. Tutti loro, però - gli originali, i banali e i convenzionali, i superficiali e i profondi - un giorno avranno qualcosa da dire o da scrivere, per lavoro, per amore o per tanti altri motivi, e importa che sappiano farsi capire e che non debbano combattere contro ogni frase all'arma bianca mentre scrivono. Per come la vedo io, non sto lì in cattedra per dargli delle idee o spiegargli come devono vedere il mondo, sono lì per insegnargli a tradurre in parole comprensibili il loro mondo e i loro pensieri, per scialbi e banali che possano sembrarmi. E mi piacerebbe tanto poter aggiungere che, passati i primi mesi della prima, le H e i pronomi cessano di essere cose di cui preoccuparsi e si può passare a questioni ben più profonde, ma sappiamo tutti che non è così perché l'H è un errore molto lento da rimediare e i pronomi continuano ad ingarbugliarsi vieppiù ogni volta che cerchi di infilare una frase complessa.
Insomma, nel corso degli anni i testi prodotti dagli alunni sono COMUNQUE più complessi, e sviluppano di conseguenza problematiche formali più complesse.
Faccio un esempio: in una terza, nello stesso tema, due alunni affrontarono la questione dell'esistenza di dio, ben decisi a dimostrarmi che non esisteva. Uno dei due espose argomenti chiari e ben condotti, l'altro mi fece un pastone senza capo né coda. Il punto è che in prima a nessuno dei due sarebbe venuto in mente, nemmeno alla terza bottiglia, di cimentarsi minimamente con quell'argomento, anche se magari in un qualche modo confuso la questione ogni tanto gli affiorava alla mente.

Linda_chi? ha detto...

Interessante quello che dici, e ci rifletterò. Sicuramente le starò vicino, quando inizierà la lettura e ti ringrazio di questo suggerimento.
La ragazzina è certamente molto infantile e non sa cosa sia esattamente un abuso sessuale, dunque credo che ne dovremo parlare prima.
Rimango comunque perplessa o, forse, solo terribilmente impaurita ... ^___^

Grazie, sei davvero cara.

la povna ha detto...

Assolutamente d'accordo su tutto per quanto riguarda la diatriba su forma e contenuto: anche io valuto molto la capacità di esprimerlo perché penso che parliamo di ars scrittoria, non di poeti in erba (e infatti mi arrabbio quando parlano di 'ispirazione'). A scrivere si impara scrivendo, ma anche leggendo, a mio avviso, insegnando che cosa, come guardare quando si legge. È un processo lunghetto, ma che dà le sue soddisfazioni.

Melinda Santilli ha detto...

Ciao Murasaki,
ho letto con attenzione il tuo post e condivido ogni singolo criterio.
Io non sono una docente, però nel tempo libero aiuto i ragazzi a studiare e ammetto che spesso e volentieri mi ritrovo a chiedermi se sono io che conosco un italiano diverso dal loro o se col passare del tempo la lingua si è evoluta in maniere a me ancora ignote.
Il risultato in ogni caso è disastroso.
Seguirò con piacere il tuo blog,
un saluto
Mel

ilaria ha detto...

mmm, sulla faccenda dei blocchi allo scrivere resto un po' perplessa: sicuramente molti ragazzi faticano ad esprimersi e a farlo soprattutto per iscritto, ma secondo me è mio dovere pungolarli a fare un po' la fatica di scendere in profondità, naturalmente guidandoli e dando loro degli spunti, delle tracce. Per esempio, se mi dicono che un film gli è piaciuto chiedo loro di spiegarmi perché, non mi accontento che mi dicano che era "bello", e dopo che in classe abbiamo parlato di quali sono i punti di vista dai quali osservare nella fattispecie un film, pretendo che nel tema relativo non si fermino alla superficie. Ovviamente non vorrei mai sostituirmi ai ragazzi e al loro pensiero, ma credo di poter dare loro qualche indicazione su come formarselo, un loro pensiero sul mondo, anche attraverso questa cosa del contenuto dei temi. Poi direi che si capisce se uno non ha voglia di esporsi, se ha davvero qualche blocco di sorta, o se solo non ci si mette!

la povna ha detto...

ps. ultima cosa: proprio in nome del fatto che il "contenuto" anche secondo me non è qualcosa che interessa il genere letterario "tema" se non in virtù del fatto che ti devo insegnare a non rispondere "son cipolle" alla domanda "dove vai?", io il 5 e il 4 con gli errori di ortografia e grammatica gravi lo do subito, sempre.
E invece per curare i poeti in erba e i (anche per me pretesi) blocchi della scrittura do dei temi argomentativi a traccia stabilita, magari anche sotto forma di gara. (Cioè non: "Che cosa ne pensi della pena di morte", ma "Scrivi una serie di argomentazioni in cui devi convincere un tuo interlocutore sulla bontà della pena di morte"). Di solito aiuta a curare l'italiotismo, cioè quella malattia solo nostrana per cui si è convinti per davvero che, eccezioni a parte, scrivere serva a dire "qualcosa di profondo" e non, a richiesta, comunicare secondo il registro il codice e la forma più adeguata.

Murasaki ha detto...

@Linda
Io non avrei troppa paura, al tuo posto: per quel che ricordo era una storia che parlava soprattutto di prepotenza, sopraffazione e fiducia tradita - tutte cose che si imparano molto presto, anche quando viviamo in ambienti molto protetti: l'abuso sessuale, spesso, è solo la vernice esterna di qualcosa di molto peggiore.
Casomai aspetta Agosto: durante l'estate tra la prima e la seconda media spesso cambiano molto - in effetti a ogni mese di quell'età fanno un giro di valzer ^__^

@la povna
certo, si impara a scrivere anche analizzando quel che si legge, ma è un campo da superiori, non da medie: prima di una certa età non sono pronti, salvo forse gli ultimissimi mesi della terza media, e nemmeno tutti. non è che a quattordici anni abbiano già sparato tutte le loro cartucce, vivaddio...

@Melinda
Ben arrivata ^__^
Sì, negli ultimi decenni la lingua italiana ha subito una certa evoluzione, ma non sempre il siultato è disastroso. A volte un po' sconcertante, ecco, questo sì :)

@ilaria e la povna
naturalmente un lavoro di analisi guidata è una cosa molto diversa da una traccia generica.
Alle medie comunque dobbiamo fornire soprattutto la preparazione di base. Se riusciamo a fornire quella, poi alle superiori la povna non è costretta a mettergli subito 4 o 5, e tutti siamo più contenti e realizzati - soprattutto i ragazzi, credo ^__^

ilaria ha detto...

d'accordissimo sulla preparazione di base: se non è solida quella non c'è verso poi di costruirci sopra niente!!
sulla lettura direi che occorrerebbe un altro post apposta!
sempre bello chiacchierare di tutte queste cose! :-)

Murasaki ha detto...

Prima o poi qualcuno farà senz'altro un post sulla lettura . magari anche più di uno. Ma, secondo me, NON nell'ultima, terrificante settimana di scuola ^__^