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sabato 22 settembre 2012

Io e la Geografia (autobiografico)


Non ho mai avuto il minimo senso dell'orientamento e viaggio come un pacco postale. Non mi è mai importato di sapere dove sono Vicenza o Timbuctù, basta lo sappiano il guidatore del treno o il pilota dell'aereo. Se mai dovessi andarci. Sul posizionamento dei vari luoghi nel mondo ho sempre coltivato una felice ignoranza - tuttora celebre il mio Nepal in Africa, che è solo una delle tante gemme in una scintillante caverna dei tesori. Sul posizionamento di molte città italiane sono tuttora assai incerta, e a dirla tutta questo non mi ha intralciato nella mia personale ricerca della felicità.

Alle medie Geografia mi annoiava oltre ogni dire. Lo studio delle regioni d'Italia mi annoiava perché lo trovavo provinciale, lo studio dell'Europa mi annoiava perché c'erano troppi fiumi, lo studio del mondo mi annoiava perché l'Africa aveva troppi paesi che si ostinavano ad essere poveri oltre ad essere noiosi di per sé. Un sussulto di interesse lo ebbi al momento di studiare il Canada, dove era ambientata una parte della saga di Angelica, e che era un paese rispettabile: molto freddo, con tanto ghiaccio e un sacco di risorse minerarie e di gente ricca. Gli statunitensi, che erano imperialisti e cattivi, già mi interessavano molto meno. Per giunta avevamo un libro con aspirazioni liriche: monti che si stagliavano imponenti, fiumi che lambivano sinuosi, colline che digradavano dolcemente, acque che scorrevano impetuose per poi precipitare di qua e di là. Eccheppalle, se volevo leggermi delle poesie potevo sempre aprire il libro di qualche poeta decente, il libro di geografia non avrebbe potuto limitarsi a fare il suo noioso mestiere senza infierire oltre?*
Poi un pomeriggio, in terza, venne un tale che ci fece una lezione sul Brasile con gran copia di diapositive. Niente Carnevale né samba né carioca (tutta roba che mi annoiava assai): ci parlò invece dell'autostrada nell'Amazzonia, che tanti guai avrebbe portato, della gestione dei latifondi, dello sfruttamento dei contadini brasiliani, delle favelas. Insomma, parlò di economia e di ambiente
E per molto tempo il Brasile rimase per me l'unico stato dell'America del Sud che avesse un senso.

All'università feci un esame di geografia, convinta che sarebbe stato uno strazio; ma avevo un buco libero nel piano di studi e non aveva senso tagliarmi volontariamente fuori dall'insegnamento (anche se non avevo la minima intenzione di insegnare). E comunque perfino Geografia mi interessava di più di Teoria e Tecnica delle Comunicazioni di Massa, che all'epoca era uno degli esami-toppa per completare i venti necessari per la laurea.
Mi assegnarono due libri molto interessanti sui paesi sottosviluppati e dei vari motivi per cui lo erano, e sui problemi demografici. Preparai l'esame assai volentieri, nonostante la soporifera parte sulle tavole topografiche (che mi annoiavano. E chi l'avrebbe mai detto?).

Quando cominciai ad insegnare scoprii che nel frattempo i libri di geografia si erano fatti molto più interessanti - i corsi d'acqua lambivano un po' meno ma venivano descritti con più criterio, ad esempio si spiegava come si formavano e che effetti avevano sull'ambiente e le popolazioni. Imparai l'importanza dei fiumi navigabili, scoprii la complessa questione delle maree, appresi un sacco di cose sull'erosione e le sue conseguenze e via dicendo. Un manuale dopo l'altro (per fortuna negli anni delle supplenze brevi ne trovai diversi molto validi) mi studiai coscienziosamente vulcani, terremoti, aree climatiche, desertificazione, biomi e biodiversità. Cominciai a seguire con attenzione i giornali quando parlavano di acqua potabile, gasdotti e scioglimento della calotta polare. Imparai che le carte geografiche raccontavano un sacco di cose. Scansavo ancora le regioni italiane come la peste ma scoprii che, con un po' di mestiere, ero diventata in grado di parlare perfino di quelle, se proprio ci dovevo far lezione - cosa che, se appena potevo, evitavo con gran cura; fortuna che le prime mi capitavano soprattutto a inizio anno, quando si faceva la parte introduttiva, oppure ci insegnavo italiano.
Avendo imparato con la pratica come si fa una lezione di geografia, con un occhio al manuale e usando molto materiale di riciclo, insegnai anche agli alunni come si prepara un'interrogazione di geografia studiando il meno possibile - e qualcuno si è anche impadronito di tale nobile arte. A sorpresa, nelle mie classi spesso i ragazzi preferiscono geografia a storia - anche e soprattutto quelle classi che per vari disguidi ne avevano fatta poca o niente in prima o in seconda ed erano state formate quasi completamente da me in cotal materia; e si sa che l'insegnamento elargisce sconfitte e vittorie con modalità imprevedibili, ma nemmeno nelle mie più stravaganti fantasie avrei mai pensato che un giorno qualcuno avrebbe potuto apprezzare le mie eventuali lezioni di Geografia.
Il colpo di grazia me lo diede la LIM, quando cominciai a selezionare le cartine tematiche e le immagini per fare lezione; e va detto che Geografia è senz'altro più spettacolare di storia, tra foto di uragani, carte tematiche sulle piogge o il posizionamento delle basi militari e immagini di strane forme di vegetazione o ancor più strani animaletti. Una bella immagine della barriera corallina e la classe si sciropperà semza colpo ferire Melanesia e Polinesia; un paio di strampalatissimi pesci degli abissi, e tutti ascolteranno l'excursus sulle fosse e i loro problemi di misurazione.

Nonostante le infinite lacune che continuo a portarmi dietro (perché Geografia è una materia praticamente infinita e ogni manuale la affronta con un taglio diverso) adesso mi ci muovo con una certa confidenza; perché è vero che tante cose ancora non le so, ma siccome Geografia è una materia praticamente onnipresente, su tutto sono in grado di dire qualcosa, magari riciclandolo da tutt'altre materie.
Geografia, ho scoperto con gli anni, è una delle poche materie di scuola dove puoi trovare sempre un aggancio con la vita di tutti i giorni: facile da attualizzare, perfetta per introdurre qualsiasi argomento, magnifica per riempire un quarto d'ora con qualche curiosità. E' un po' come quei portali dei romanzi di fantasy che introducono ai mondi paralleli: ci trovi tutto e il contrario di tutto.

Non chiedo quasi niente di ciò che mi annoia. Mi bastano pochi fiumi e il minimo indispensabile di catene montuose, per giunta con la carta squadernata davanti. E tutti i miei alunni, anche i più deboli, anche i più sfaticati, dopo qualche mese imparano a farmi un'interrogazione decente (...in certi casi programmata...) leggendo la carta e tirandoci su qualche collegamento, aiutandosi con quel che sanno fuori della scuola - perché Geografia è una materia dove tutti sappiamo un sacco di cose, e a volte basta saperle collegare per sbarcare un'interrogazione, come io ci sbarcavo le prime lezioni, anni fa (stante che come riuscissi a sbarcare le interrogazioni a scuola incassando ogni anno il mio regolare sette l'ho completamente dimenticato).

Dunque adesso amo Geografia, e addirittura amo le mie lezioni di geografia, frutto di paziente studio e ricerche e navigazioni in rete, e non capisco quei colleghi che scuotono la testa e sospirano che, loro, la geografia la odiano.
E davvero è un bene che adesso la ami, perchè quest'anno farò Geografia in tre classi tre: la Prima d'Ogni Grazia Adorna, la Seconda Effervescente, più un'altra Seconda dove farò gli stati europei nell'ora di Approfondimento. Europa a colazione, a pranzo e a cena, con il solo rischio di confondermi tra una classe e l'altra.
A fine anno dovei essere un'autorità in materia.

*per la cronaca: era il Nangeroni-Sacchi, e solo un insegnante di Lettere che odiasse la Geografia avrebbe potuto sceglierlo. Oppure un insegnante che odiasse NOI, ma non era quello il caso - e del resto gli altri libri di lettere erano molto validi.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

^___^ chi disprezza compra

A me piaceva molto geografia, e sapevo tutte le provincie italiane a memoria di ogni regione (non comprendevano queste cresciute come funghi) e rimasi molto male quando a Prince non furono insegnate, non sapere da che parte si trovasse Treviso a me sembrava strano anche perchè non sempre si ha il navigatore o il pc a portata di mano

il grigio ha detto...

A undici anni mio padre mi costrinse (e mi insegnò) a trovare il punto sulle tavolette IGM al 25.000 perché, diceva, è sempre importante sapere dove vai. Poi mi sono innamorato della topografia e della geografia tutta ... :-)

ellegio ha detto...

Mai capito perché bisognava saper leggere le cartine mute quando c'erano quelle con tutti i nomi, ma all'epoca ero docile e non protestavo. Però invece le cartine con i nomi sono fantastiche - anche le cartine topografiche IGM, quelle dove riuscivi a vedere anche i fontanili ;-)
(autobiografico in effetti suona bene!)

lanoisette ha detto...

io invece in quinta elementare sapevo tutte le capitali di tutti gli stati del mondo.
e alle medie ebbi come testo il benemerito Ginzburg - mica ciufoli.

ancora oggi, adoro geografia, proprio per l'infinita possibilità di collegamemti interdisciplinari che offre, e vederla nelle mani delle colleghe di scienze (sì, negli Istituti Tecnici ormai spesso è così, grazie ancora, Gelmini!) che ci si arrabattano alla meno peggio mi fa venire un nervoso...

Anonimo ha detto...

io invece ho sempre adorato la geografia a scapito della storia (eh, lo confesso). quando sono stata immessa in ruolo ho scritto una breve tesina sul rifiuto generalizzato dell'insegnamento della geografia dei docenti di greco e latino. Ora al liceo l'han pure tolta. Gli ultimi anni ho usato il cinema per insegnarla (non il banale "guardatevi un film")Il tuo post mi è piaciuto e mi ha messo una gran nostalgia; la vorrei riavere la mia geo.

la povna ha detto...

Anche a me è sempre piaciuta. Ma sono stata fortunata: alle elementari la modalità quizzistica (imparare a memoria le capitali di tutto il mondo, etc) paga sempre perché ti pare un gioco. E alle medie me l'hanno fatto abbastanza socio-economica. L'esame all'università non mi piacque, e questo fu un peccato. Però l'anno che l'ho insegnata all'industriale me la sono proprio scialata!

@Noise: Geografia ai tecnici - tranne quando è materia di indirizzo - non c'è più, questo è "grazie, Gelmini". Se qualche insegnante di Scienze la fa ancora sponte sua ritagliandola nelle misere due ore è perché, tranne ai tecnici industriali, prima della riforma la cattedra era appunto "Scienze e Geografia", ma già da prima.

Murasaki ha detto...

@ Agrimonia
...prima dei navigatori e del pc c'erano le carte del Touring, e prima ancora l'atlante e il chiedere in giro. In fondo Treviso non è del tutto sconosciuta, se continui a chiedere prima o poi qualcuno che abbia idea di dove sia lo trovi!

@ il Grigio:
mio padre ha FATTO (in qualità di geometra) le tavolette dell'IGM, ma si è ben guardato dal farmele vedere. Tra l'altro ha un senso dell'orientamento abbastanza simile al mio e di solito si prene un navigatore, quando viaggia. No, non quelli moderni, quelli come ci sono nei rally: un essere umano che ti dice dove andare.

@LGO:
neanch'io protestavo, si capisce. Ma per fortuna nessuno dei miei insegnanti è mai andato matto per le cartine mute. Le cartine IGM hanno invero un loro fascino ma sospetto che sarei sopravvissuta anche senza approfondire la questione.

@ LaNoisette
è proprio lì che ti fregano: da quando facevo la quinta elementare ci sono un sacco di stati che sono nati, morti o hanno cambiato capitale. La geografia è una scienza instabile. E non so cosa sia il Ginzburg, ma te lo invidio comunque perché di sicuro era meglio del mio!
(toglierla ai tecnici è senz'altro un peccato, ma anche massacrarla come han fatto alle medie, dove molte scuole si sono convinte che deve essere fatta in un'ora, mi è sembrata una notevole porcata. Senza offesa per i maiali)

@Minnesapolis
Confesso che mi piacerebbe leggere la tesina, e anche sapere cosa intendi per "usare il cinema". Non è che saresti disposta a scendere nei dettagli? ^__^

@'povna
Tu e LaNoisette siete di un'altra generazione, credo che sia intervenuto proprio un cambio nelle linee guida della materia - perché i libri delle medie dei miei anni che ho scorso erano insulsi quanto il mio.

lanoisette ha detto...

@povna: ma come? forse ai geometri! i miei ragionierini, l'anno scorso, facevano due ore secche di geografia alla settimana, ben distinte dalle due di scienze o di chimica!

Anonimo ha detto...

ci ho messo molto, scusa, ma wordpress e blogspot non comunicano in tempo reale botte e risposte. Ho ancora da qualche parte la tesina e su come usai il cinema ne possiamo parlare anche in pvt se e quando ti va. gattaGennara@gmail.com