Il mio blog preferito

domenica 22 aprile 2012

Quel che gli scolari non dicono

E' noto che alcune divinità hanno più di una faccia. E anche alcuni scolari.

Venerdì alla prima ora ero di supplenza in una prima quasi sconosciuta, dov'ero stata solo un'altra volta, a inizio anno, per un'altra supplenza; quel giorno gli avevo risentito un po' di verbi, mentre Venerdì la prof. Palmina, che sostituivo perché era in gita con le Terze, mi aveva chiesto di spiegare loro la Sardegna.
Entro, saluto, mi metto a sedere. Uno dei ragazzi di prima fila fa vedere che ha i pantaloni bagnati fino al ginocchio "perché Acquacheta mi ha schizzato". Gli altri intorno a lui mi confermano che è vero, è stato Acquacheta. Suggerisco al giovinetto inzuppato di chiamare a casa, se c'è qualcuno, per farsi portare un cambio asciutto, perché stare così zuppo non mi par cosa; e il giovinetto va a telefonare.
Poi mi informo sul come mai il giovinetto in questione è stato inzuppato. Non c'è un motivo, mi assicurano. Acquacheta fa così. Fa anche altre cose, spiegano: picchia, insulta, bestemmia in modo esasperante. A scuola, all'entrata della scuola, sul pulmino della scuola e anche altrove, ad esempio a calcio. Lo fa da sempre, dai tempi delle elementari; scocciava abbastanza anche all'asilo, ma meno. Lo fa senza un particolare motivo: non con qualcuno in particolare, non per ottenere elargizioni forzate di soldi o merende o altro. Lo fa e basta.
Non ci sono incertezze né contraddizioni nelle accuse. Non c'è traccia di omertà. Non c'è nemmeno livore, solo una certa (comprensibile) esasperazione. I ragazzi inanellano una sequela di capi d'accusa invero notevole. Piglio qualche appunto, poi, presa dal dubbio di star facendo una cosa inutile chiedo: "Naturalmente di tutto questo avete già parlato con i vostri professori, vero?".
Mi assicurano che no, mai.
Trasecolo. "Scusate, io conosco poco la prof. Palmina, ma mi è sembrata una persona molto disponibile e interessata ai suoi allievi".
Tutti confermano, e mi fanno vedere prove di tal disponibilità e interesse - ad esempio un bel cartellone fatto in classe dove per ognuno erano state elencate dai compagni le qualità positive. Poi mi raccontano aneddoti vari dove la prof. Palmina si è prodigata in vario modo per loro.
"E allora" chiedo "Come mai di questa cosa non avete parlato con lei, invece che con me che vedete per la seconda volta dall'inizio dell'anno?".
Perché io, mi spiegano serenamente, insegno nella classe di Acquacheta (un'ora alla settimana, per il malefico Approfondimento). Quindi, siccome è un mio alunno, posso fare qualcosa.


Resto vieppiù sconcertata. La classe intera ha taciuto per più di sei mesi non per omertà, non per una malintesa solidarietà verso Acquacheta, non per paura, ma semplicemente perché convinti che solo un'insegnante di Acquacheta avesse la possibilità di intervenire - e loro, insegnanti di Acquacheta in classe non ne vedevano mai, finché per caso non sono arrivata io. E sembrano in sincerissima buonafede.


Due ore dopo raggiungo gli insegnanti della classe di Acquacheta e scodello il tutto, compresi i nomi di chi ha reclamato - nomi elargiti senza esitazioni né precauzioni né remore. E le insegnanti ascoltano e sgranano gli occhioni perché mai nessuno in classe si è minimamente lamentato di Acquacheta. Anzi, è sempre parso loro un ragazzo un po' troppo controllato, quasi compresso, con genitori iperformalisti. E' vero, ammetto, Acquacheta ha proprio l'aria di un ragazzo un po' compresso da una famiglia iperformalista. Un po' ansioso, anche.
Li lascio a gestire la patata bollente come meglio credono e torno nella classe di Cristaccecami (dove, nonostante le squadre e le forbici che volano alla luce del sole e senza infingimenti, i conflitti nascosti non mancano di certo); e una volta di più invidio quelle candide creature che con tanta convinzione discettano su come son fatti i ragazzi e come funzionano, e che con tanta precisione descrivono i loro processi mentali. 
E' così riposante, avere delle certezze. Non so se sia sempre utile, ma riposante lo è di sicuro. Almeno credo, perché io di certezze ne ho ben poche.

4 commenti:

cautelosa ha detto...

Sicuramente avere delle certezze (in campo educativo, poi) garantisce tranquillità e convinzione di essere sempre nel giusto.
Ma io istintivamente diffido di tali 'granitici' individui e sono convinta che ci vogliano, periodicamente almeno, delle sane 'tempeste del dubbio' di mazziniano stampo (nel nostro lavoro, soprattutto).
Comunque, scoprire ancora tanta fiducia in un adulto, sia pur capitato per caso in classe, è qualcosa che commuove e che 'allarga' il cuore.
Ciao, Murasaki e buona estate!

Murasaki ha detto...

Non so perché, ma sospettavo che tu non fossi tra i Granitici ^__^
E buona estate anche a te, Cauty. E spero che ce la descriverai in tutti i suoi NUMEROSI spostamenti!

la povna ha detto...

Anche a me ha commossola fiducia nell'adulto.
Sulle certezze, credo che una delle prime cose che ho imparato dagli adolescenti è proprio a ringraziarli per avermi stupito, in maniera quasi quotidiana...

Murasaki ha detto...

Ah, quanto alle sorprese direi che non possiamo proprio lamentarci ^__^