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martedì 17 luglio 2012

Haeretica - Sui corsi di Scrittura Creativa per le scuole medie


Nella vita normale la Scrittura Creativa è assai simile all'araba fenice: tutti concordano sul fatto che esista ma diventano molto confusi quando si tratta di delinearne i confini con precisione (personalmente concordo con questa scuola di pensiero). 
Quando però si entra nella scuola media, per fortuna, le cose si semplificano  e sulla scrittura creativa hanno tutti le idee molto chiare - specie gli insegnanti di Lettere.
Abbiamo infatti, a tal proposito, due scuole di pensiero all'occorrenza intercambiabili, e con parità di diritti.
La prima intende, per Scrittura Creativa, qualcosa da confinarsi a ore speciali (laboratorio, sesta ora,  Approfondimento delle Materie Letterarie e simili): in questo caso si intende qualcosa che richiede solo carta e penna (o computer)  e una certa dose di scrittura ma non è  soverchiamente pallificante per l'alunno che la pratica.
"Massì, fagli un corso di scrittura creativa, così tu non ti stanchi e loro si divertono" è l'esortazione consueta che riceve l'insegnante di Lettere novizio dai colleghi più esperti. Qualora l'insegnante di turno, cui sia stata così sbolognata la Scrittura Creativa, mostri una certa qual esitazione, tutti i colleghi intervengono a rassicurarlo e gli mostrano qualche guida... ai giochi linguistici.
Inteso in questa accezione, il Corso di Scrittura Creativa risulta effettivamente non molto  faticoso per il docente e piuttosto divertente per gli alunni; nonostante questi due gravi inconvenienti è anche molto utile, specie quando il docente ha cura di agganciarlo a un po' di grammatica: filastrocche, giochi di parole, tentativi di poesia (con rima o senza, ma il ritmo ci deve essere comunque), frasi costruite da determinate parole chiave, dove per esempio cambia o aumenta una lettera (per intendersi: pala/palla, panno/panna),  parole polisemiche (tasso, stagno),  parole che cambiano significato cambiando l'accento (ancora, pesca); scene legate a modi di dire (parlare a Vanvera), dialoghi impossibili eccetera eccetera. Di giochi di questo tipo ce ne sono centinaia, quel che non c'è si può inventare in un lampo di ispirazione o chiedendo in giro, e se manca l'ispirazione o si vuole una guida di appoggio ci sono ottimi manuali. E' del tutto improbabile che un gruppo di lezioni di questo genere risulti dannosa, ed è nel normale corso delle cose che risulti utile quanto divertente per tutti.

Esiste poi un altro tipo di Scrittura Creativa, che è una specie di cascame dei veri e propri Corsi di Scrittura Creativa (quelli che si fanno a pagamento nelle Scuole di Scrittura e che dovrebbero aiutare le persone ad esprimersi attraverso la scrittura riuscendo meglio o peggio a seconda di chi li tiene e di chi li frequenta). Ogni antologia ne contiene uno, e sono del tutto orripilanti e pretenziosi.

Lo scopo dichiarato è, nientemeno, "imparare a scrivere un racconto" o, in qualche caso, addirittura "diventare uno scrittore". Vaste programme, va riconosciuto.

Verrebbe da pensare, all'incauto profano, che il primo passo per insegnare a scrivere un racconto, anche senza essere la settima reincarnazione della Mansfield o di Hemingway, sia avere una qualche idea di, appunto, come si fa a scrivere un raccontoma in verità niente in questi corsi (o percorsi, o moduli o come accidente vengano chiamati a seconda dell'anno dell'edizione dell'Antologia) lascia presumere che il suo ideatore abbia mai prodotto alcunché in questo campo.

Il corso si divide normalmente in cinque step (o fasi, o unità didattiche o di apprendimento o come accidente vengano chiamati a seconda dell'anno di edizione eccetera eccetera): l'inizio, detto anche incipit,  i personaggi, l'ambientazione,  i dialoghi, il finale. Non una parola è di solito riservata alla scelta della vicenda, anche se in qualche caso si indica il genere letterario di riferimento: racconto giallo, o di fantascienza, o fantasy. A volte c'è anche il Racconto Umosristico.
Quando il genere viene indicato, allora se ne indicano anche le caratteristiche, dimostrando una singolare ignoranza del genere suddetto e dei suoi sviluppi negli ultimi quattro decenni.
Con il racconto umoristico, va pur riconosciuto, a elencare le caratteristiche si fa in fretta: deve far ridere e presentare situazioni comiche (queste sì che son sorprese!). Per gli altri generi, è una mezza tragedia.
Ancora ancora, nel racconto giallo ti spiegano che ci vuole un mistero da risolvere e un investigatore - che è pur sempre vero, anche se costruire un racconto giallo che abbia almeno vagamente un senso richiede comunque un bel po' di pianificazione. 
Ma quando si tratta di fantascienza o di fantasy...
Il racconto di fantascienza richiede astronavi e viaggi nello spazio, ci assicurano, sorvolando sul fatto che una gran bella fetta della fantascienza non coinvolge astronavi di nessun tipo e si basa su paradossi temporali o interdimensionali, catastrofi nucleari o questioni sociali legate all'ecologia e alla sovrappopolazione (ma siamo seri: ce lo vedete un curatore di antologia spulciare tra i premi Nebula e gli Hugo alla ricerca di racconti originali e moderni da inserire nei suoi volumi? Siamo seri, è molto più pratico riciclare le vecchie glorie degli anni 60 inserite trent'anni fa e da allora rimpallate tra tutte le antologie del regno).
Se invece si passa al fantasy (dimenticando allegramente che i racconti fantasy non sono molto comuni, perché l'unità di misura per il fantasy, nel bene e nel male, è la trilogia, e infatti nelle antologie ci sono solo brani tratti da romanzi) ti raccontano che ci deve essere un'ambientazione medievale e la lotta tra il Bene e il Male.
E par di sentirli rispondere, davanti a eventuali obiezioni  "Ragazzi, noi s'è letto solo un po' di Tolkien in pillole e qualcuno dei primi romanzi di Terry Brooks, e lì c'è l'ambientazione medievale e la lotta tra il Bene e il Male" (il che poi non è neanche  vero, nemmeno per Terry Brooks). "Ma, scusate" si potrebbe obbiettare "Da quando in qua un ragazzo in seconda media è in grado di costruire un'ambientazione medievale?".
Al che, nel caso, potrebbero rispondere che spesso, anche nei temi, si sente chiedere una storia che si svolge in un dato periodo storico con accurata ambientazione, e se gli insegnanti la chiedono nei temi, a maggior ragione possono pretenderla in un racconto (e hanno ragione, pretenderla non è un problema per nessuno. Cosa poi venga fuori dal tema in questione è un'altra storia).
Senonché per "ambientazione medievale" a volte hanno il coraggio di precisare che intendono spade, draghi, incantesimi e cavalieri con l'armatura, e all'occorrenza sono ben accetti anche nani ed elfi (il medioevo era pieno zeppo di draghi, elfi e incantesimi, è ben risaputo).

Torniamo al nostro ipotetico racconto, che il tredicenne di turno dovrebbe costruire a ruota libera partendo dall'inizio e concludendo con il finale. Per quanto si frughi all'interno di questi Corsi di Scrittura Creativa da Antologia non se ne trova mai uno che dica che, per scrivere un racconto, sarebbe buona norma partire da una storia, più che dall'inizio. Ovvero: di che parla il tuo racconto?

C'è una principessa che sposa un armadillo? O un armadillo che si ritrova nelle fogne di Chicago? O si parla di una rapina alla banca finita bene per tutti, banchieri esclusi? Oppure la mamma prepara un dolce per il compleanno di Roberta?
Non è necessario che, quando comincia, il fanciullo aspirante scrittore sappia tutto della vicenda che va a narrare, in fondo si scrive anche per farsi sorprendere da una storia;  ma dovrà ben avere almeno una vaga idea di dove e quando si svolge la sua storia, cosa succede e chi vi partecipa, altrimenti scriverla risulterebbe davvero arduo.

Poniamo comunque che, in un attacco di buon senso e in barba alle balorde istruzioni  dell'antologia, l'insegnante abbia evitato l'ostacolo facendo scegliere (o perfino assegnando dittatorialmente) agli alunni lo spunto della vicenda prima di accingersi all'ardua opera.

1Il percorso di Scrittura Creativa parte inevitabilmente dall'inizio, che spesso viene anche chiamato incipit sembra una roba molto più seria. Volendo, ci sarebbe da considerare il piccolo e insignificante dettaglio che per costruire un incipit devi anche avere scelto il Punto Di Vista della narrazione; ma c'è il piccolo inconveniente che di Punto di Vista le antologie scolastiche delle medie non parlano praticamente mai.
E allora si parte con una bella sfilata di inizi a effetto.
Spesso la lista comprende il Giovane Holden, Moby Dick, uno Stefano Benni,  Malavoglia e Promessi Sposi, più un paio di altri  italiani sconosciutissimi ai più e che non producono incipit di particolare rilievo. Vivaddio, nel caso di Stefano Benni e degli italiani sconosciutissimi, di solito gli inizi sono, effettivamente, di racconti - ma gli altri sono di romanzi, e spesso  romanzi tutt'altro che brevi.
Ti spiegano poi che l'inizio è importante e che puoi cominciare presentando il tuo personaggio, oppure in medias res, magari con un dialogo, oppure con un inizio descrittivo.
Tutte cose vere, in generale; ma anche la migliore sfilata di incipit di questo mondo serve principalmente per fare sfoggio di citazioni colte - trovare l'incipit del tuo racconto è un altro affare, e soprattutto l'incipit giusto per un racconto arriva nel momento in cui il racconto è completo, almeno nella struttura. Ergo la sezione sull'incipit andrebbe per lo meno spostata per ultima.

Seconda tappa: i  personaggi.  I quali vanno descritti. Lì si parte con grande sproloquio di descrizioni oggettive e soggettive che, se non hai deciso il punto di vista della narrazione, lasciano veramente il tempo che trovano. Seguono citazioni di eccellenti descrizioni tratte dalla letteratura ottocentesca, spesso oggettive. Piccolo particolare: nella letteratura che leggono i fanciulli oggigiorno, salvo rare eccezioni, l'Ottocento scarseggia. Abbondano invece scrittori contemporanei, dove le descrizioni sono ridotte al minimo e seguono comunque tecniche completamente diverse dall'Ottocento. Intendiamoci: un bello studio sull'arte della descrizione nei secoli può essere interessante, e magari anche utile - ma non c'entra un accidente con la scrittura creativa, e nemmeno con quella sterile.

A proposito, questi personaggi hanno un carattere, una famiglia, una storia? Può darsi, ma il Corso di Scrittura Creativa non si sofferma sulla questione. Eppure, dopo aver detto che il tuo protagonista ha gli occhi verdi, la pelliccia a strisce e i capelli azzurri dovrai pur fargli fare qualcosa, no? E lasciamo stare che magari il tuo protagonista può essere una corda d'arpa o un mucchio di rifiuti...

Terza tappa (facoltativa) l'ambientazione / i luoghi. Solita carrellata di descrizioni, con i soliti inconvenienti della tappa precedente.


Quarta tappa: i dialoghi. Oltre a fare qualche esempio ti spiegano, nell'ordine, che i dialoghi

- sono difficili
- vanno scritti con cura
che sono pure due concetti validi, ma sospesi sul nulla servono il giusto. Da notare che si può benissimo scrivere un racconto senza l'ombra di un dialogo (ma non senza uno straccio di vicenda) e che quindi questa sezione è potenzialmente inutile. Però garantisco che non manca mai.

Infine c'è la tappa dedicata al finale: che è importante e può essere a sorpresa. Segue qualche finale a effetto. Ah, a volte ti spiegano anche che il finale deve essere chiaro.


A questo punto l'alunno, stando a quel che dice il corso/percorso/modulo,   è pronto a scrivere un racconto, di genere o meno.

Sarà un caso, ma quest'ultima fase nella vita reale non arriva mai.
Eppure questo tipo di moduli godono ampia diffusione e se ne parla come di cose reali, che hanno un'effettiva consistenza nel nostro mondo fenomenico: io stessa che qui scrivo ho preso un 30 e lode al laboratorio di italiano della SSIS con un ricco modulo di scrittura creativa che comprendeva più o meno queste tappe (più una sul tempo e una sui paradossi, mi sembra) che mai e poi mai mi azzarderei a proporre in classe sperando di cavarne qualcosa, anche se il 30 e lode lo incamerai volentieri (aggiungo che tale modulo fu assai lodato e richiesto da molti colleghi, cui lo elargii senza farmi minimamente pregare).  Va detto, a mia parziale discolpa, che quantomeno mettevo un sacco di verifiche intermedie e dunque, se non altro,  la classe che avesse provato a seguire quel folle percorso avrebbe fatto un bel po' di esercizio sulla lingua scritta, che è sempre utile.

Ah sì, dimenticavo infatti l'ultima stranezza di questo tipo di percorsi: lo schema prevede lezioni di teoria, un paio di esercizietti di stile e la stesura del racconto; e ci sono insegnanti che sono seriamente convinti che basta farglieli fare, gli esercizietti, senza nemmeno correggerli, quasi fossero le ennesime equazioni a un'incognita e non i primi passi in un mondo estremamente complesso.


Intendiamoci: ci sono un sacco di ottimi insegnanti di italiano che introducono i loro alunni alla complessa arte di scrivere racconti, spesso con eccellenti risultati e gran divertimento degli alunni in questione (talvolta in un rutilare di premi letterari per le scuole); ma il lavoro che hanno condotto è stato completamente diverso, tarato sulla classe e adattato di volta in volta per seguire il complesso cammino che tale complessa arte richiede; e,  soprattutto, questi insegnanti si sono consumati gli occhi leggendo e correggendo gli elaborati prodotti dai giovinetti volta per volta. senza far grazia loro di una virgola. In questo modo, chissà perché, fare la Scrittura Creativa funziona, e dà anche le sue belle soddisfazioni.

6 commenti:

la povna ha detto...

Ti dico solo che il primo racconto che Corto ha scritto in un tema (nonché primo in assoluto) è nato da un tema libero, unico di due anni, dato per l'ultimo scritto dell'Onda (e inteso a salvare i salvabili). Corto si è creato un titolo ad hoc, se la è suonata e me l'ha cantata. Io di mio non avrei mai osato dar loro una cosa del genere! Per i motivi che ben descrivi.

Corsi di scrittura creativa di quelli non scolastici ne ho fatti, tra i miei mille lavori, ai tempi in cui facevo l'editor per gli esordienti. Li ho fatti in maniera del tutto alimentare, a prezzi modici, e applicando a tutta la baracca l'immortale massima di Viola (che ci scrisse anche un bell'articolo sopra, per l'altro mondo, prendendo garbatamente per il culo e la pomposità di certi corsi e quella di certi detrattori. La quale massima recita: "se presi per quello che sono (cioè un hobby), e a prezzo contenuto, i corsi di scrittura creativa equivalgono al corso di tango, di tennis o di ikebana. Non producono campioni, sono hobby. Tutto qui". E quando vai con questo spirito di solito non ti trovi persone convinte di essere il novello Shakespeare, ma gente che ama leggere, si diverte ad acquisire un po' di consapevolezza e aveva un compagno che si è rifiutato di iscriversi con lui/lei a tango. Perché a differenza di altri hobby, a scrittura creativa ci si può iscrivere da single, che non è poco! ;-)

Murasaki ha detto...

WOW, addirittura hai TENUTO corsi di scrittura creativa?
Ho sempre desiderato farne uno vero - nel senso di seguirlo, intendo. Quelli che ho incrociato finora erano molto costosi, e/o tenuti a Casa del Diavolo rispetto a dove sto. Penso che per un insegnante di italiano, soprattutto delle scuole medie, dove si fa il lavoro di base, sarebbero molto utili. Ma quando sfoglio i corsi di aggiornamento per insegnanti non li trovo mai.
Senza contare che sarei anche curiosa di sapere come funziona un VERO corso di scrittura creativa, anche artigianale, dopo aver incrociato tanti di quegli strani pastoni da maiali che ho testé descritto...
Chiaro che lavorare su materiale adulto è una cosa completamente diversa che prendersi un gruppetto di tredicenni ancora vergini (e che quindi è essenziale prima di tutto NON TRAUMATIZZARE).

la povna ha detto...

Ebbene sì, lo confesso. Ai tempi in cui cercavamo tutti di arrotondare le entrate Viola e l'Amico Scrittore ne tennero parecchi, e talvolta tra un corso e l'altro - specie in periodi di sovrapposizioni - a tenere qualche corso ci finii anche io.
Funziona che normalmente fai esercizi con tutte quelle cose lì, spiegando la tecnica, e poi facendo esempi, e poi correggendo sia insieme sia poi tu a casa la volta dopo.
E poi alla fine del corso, se è del tipo informale-corso-di-ikebana/tango, spesso ci prendi l'aperitivo. Se non si è perso in qualche travaso di cartelle, dovrei sicuramente avere ancora del materiale, se ti interessa te lo posso mandare!

Murasaki ha detto...

Ma molto volentieri, grazie, quando hai un attimo di tempo ^__^

la povna ha detto...

Ho spedito all'indirizzo murachan.murasaki etc!

Murasaki ha detto...

Grazie! ^__^