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giovedì 7 luglio 2011

L'esame della Cerbiatta


Non era mai stata la prima della classe - quel titolo da sempre spettava di diritto a Hermione Granger. Era era la seconda, quella che avrebbe tanto voluto essere la prima e lavorava con tutte le sue forze per diventarlo, ma invano. Una ragazza molto bella, molto gentile e molto diligente ma le mancava quel certo nonsoché.
Era così evidente che ci teneva che i suoi voti erano sempre stati un po' gonfiati, per non mortificarla; ma, gira e rigira, sembrava poco più che la classica bambina diligente che si impara le lezioni a memoria. A inglese, poi, in terza, c'erano stati un bel po' di problemi: lei aveva seguito alla lettera ogni istruzione dell'insegnante, aveva chiesto, ottenuto e svolto tonnellate di esercizi supplementari ma il meccanismo non si sbloccava. Inglese aveva fatto del suo meglio per non peggiorare le cose, arrivando in un'occasione ad alzare il voto in un compito all'intera classe per portare lei alla sufficienza.
Quanto a me, avevo conosciuto diversi casi di compagne di studi che si erano impegnate al calor bianco per l'esame di maturità, conducendo vita monacale e buttando a mare un intero anno di vita per poi crollare all'esame, dove avevano preso votazioni miserabili considerate le circostanze; preoccupata da quegli spettri finii per suggerirle di rallentare un po' l'impegno, perché "nello studio le pause potevano rivelarsi più fertili del troppo lavoro". Ne accennai anche alla famiglia, ma i genitori mi garantirono che su questo la ragazza non sentiva ragioni. C'era da crederci, conoscendola.
Ansia da prestazione, certo. Tanto più che aveva deciso (i suoi genitori avevano deciso?) che voleva fare il liceo classico, anche se con molto tremore & apprensioni. Oddio, ce la farò?
La mia brutale risposta "Certo che ce la farà, chiunque è in grado di prendere una licenza classica" si basava sull'esperienza diretta, ma era troppo prosaica per convincerli. Corressi il tiro, assicurando che una ragazza con la disponibilità verso lo studio che aveva la Cerbiatta e con il suo amore per la letteratura era senz'altro in grado di fare il liceo classico (beh, almeno non rientrava nel filone delle ragazzine che fanno il classico perché non c'è matematica: lei a matematica andava bene e non aveva nessun rigetto per tale materia).
Nonostante i voti arrotondati, nessuno sperava di darle più di otto all'esame. E invece fu proprio l'esame, questo misterioso processo alchemico che rivela talvolta come il piombo sia oro, a portare alla luce il filone di metallo pregiato che la Cerbiatta racchiudeva in sé.
Che gli scritti (inglese a parte) andassero piuttosto bene rientrava nell'ordine naturale delle cose, ma nessuno prevedeva che andassero così bene, e soprattutto che il suo compito di inglese fosse il migliore della classe e prendesse il massimo dei voti.
Il suo colloquio era l'ultimo. Ci aspettavamo di vederla un po' ansiosa, invece arrivò fresca, sorridente e agguerrita, portando un circuito elettrico fatto con le sue belle mani che ci espose brillantemente. Il colloquio si trasformò in una chiacchierata informale che saltellava da una materia all'altra spelluzzicando argomenti di tutti i tipi, ben al di fuori del percorso che aveva preparato.
Durante questa chiacchierata ad ampio spettro l'insegnante di Fisica si informò di come mai avesse portato proprio lo sci, tra tanti sport. E lei ci raccontò una storia molto interessante.
Da bambina, durante una vacanza in montagna, suo padre l'aveva iscritta a un corso di sci che lei non aveva la minima inclinazione a fare. Aveva sfogato con la madre il proprio disappunto, ma non voleva deludere il padre. Così si era dichiarata entusiasta e aveva frequentato il corso stringendo i denti.
Lo sci non le era piaciuto, all'inizio, ma aveva insistito con la consueta determinazione nel corso degli anni. Poi aveva cominciato a vincere qualche gara - e nel momento in cui aveva cominciato a vincere, aveva scoperto che lo sci non le dispiaceva affatto.
Scoprimmo così che quella ragazza tanto bella e gentile era un'animale da competizione: gli ostacoli le piacevano, e non si dava pace finché non li aveva superati. Improvvisamente quella cerbiatta dai tratti gentili e lo sguardo vellutato ci apparve per quel che era, cioè una sequoia travestita da azalea. Una sequoia molto, molto ambiziosa.
Naturalmente anche l'orale di inglese fu ottimo.
La licenziammo con nove, proprio come Hermione Granger.

3 commenti:

cautelosa ha detto...

Un bel finale, per partire con lo spirito giusto nella nuova scuola.
Le auguro di mantenere sempre quella 'combattività' necessaria a superare gli ostacoli...

'povna ha detto...

è bellissimo vedere quando a un certo punto fioriscono. soddisfazioni.

Murasaki ha detto...

La cosa più bella di questa sorpresa... è appunto il fatto che è stata una sorpresa, Anche per la Cerbiatta, credo ^__^