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domenica 24 luglio 2011

Alle medie è diverso

Il riflesso di un ricordo dell'ombra di una presenza inquieta....

Le medie sono un scuola particolare.
D'accordo, ogni scuola è particolare, così come ogni classe, ogni materia, ogni alunno, ogni insegnante (dove spesso "particolare" sta per "da manicomio").
Ma in mezzo a tanta particolarità, la scuola media è particolare anche nell'ambito scolastico.

Le medie sono la scuola che viene dimenticata. O forse si dovrebbe dire "rimossa"? Tutti la dimenticano, prima di tutto chi l'ha frequentata.
I ricordi della scuola, per esempio: tutti ricordano le elementari o le superiori, a volte perfino l'asilo. Delle medie non parla mai nessuno, nemmeno per dirne male. Si suppone, se ricordi le superiori, che prima delle superiori tu abbia fatto anche le medie, bene o male che sia; ma è una cosa data per sottintesa, non raccontata.
Tutti ricordano i maestri delle elementari o i professori delle superiori, mai quelli delle medie. Eppure, questi "tutti", avranno pur avuto anche loro docenti di italiano, inglese, musica, artistica, bravi o incapaci che fossero.
Non credo sia una specifica antipatia verso di noi - sul piano statistico dovrà pur esserci qualche insegnante accettabile anche alle medie (almeno si spera).

E' che le medie occupano quella fascia d'età che nei ricordi viene rimossa, quando la personalità è in fase magmatica di costruzione. Quello che viene fatto, detto, pensato e vissuto in quegli anni è importantissimo per la vita futura, ma viene continuamente sommerso da nuove ondate e stratificazioni. A quell'età si cambia quasi tutte le settimane, con gran disperazione di genitori, insegnanti e perfino fratelli e amici. Si cambia tanto che nemmeno i nostri amici riescono a starci dietro. E gli stessi amici che la settimana prima erano il centro del nostro mondo, improvvisamente rivelano tutta la loro insulsa insignificanza, laddove chi ci stava più antipatico appare improvvisamente in una luce affascinante.
Si cerca un punto fisso per costruirsi, e se ne provano tanti. Ogni tanto ci si accorge, o si crede di accorgersi, che lì non si può costruire nulla di solido perché, altro che roccia, c'è solo un po' di sabbia. Allora si raccatta tutto e si emigra altrove senza nemmeno salutare, lasciandosi dietro rancori, rimpianti e anche un sollievo inconfessato. Ci si convince facilmente di amare persone che non amiamo affatto, si provano e rifiutano modelli, si macina e tritura di tutto, sputando via gli ossicini. Si provano maschere di tutti i tipi, non tanto o non solo per nascondere qualcosa o per proteggersi, quanto per trovare un punto fermo, una linea da seguire. Se sono Macbeth ucciderò il re, se sono Banquo mi farò uccidere, se sono una strega predirò il futuro. Ma se fossi invece uno spettatore, o un tecnico delle luci, o il regista? E se lavorassi in un altro dramma?

In mezzo a questo turbine perenne, tanto mosso da sembrare fermo, gli insegnanti, che a loro volta hanno vissuto e rimosso quegli strani e faticosissimi anni, si disorientano con facilità, e già comunque li disorienti con poco. Storditi dalle incandescenti onde emotive che vorticano in ogni classe (di cui spesso non sono nemmeno consapevoli) si rifugiano per sopravvivere dietro a poche certezze più o meno quantificabili: la disciplina, la tenuta delle classe, i voti, le presenze. Spesso sono inconsapevoli della loro forza o dell'importanza di quel che fanno, ma anche quando lo sono non fa molta differenza, perché non sono in grado di prevedere l'esito delle loro azioni, nemmeno delle più innocenti o insignificanti. I ragazzi assimilano, macinano e triturano a modo loro, e neanche loro sanno bene come e perché lo fanno - anzi, spesso nemmeno sanno di farlo.

Usciti dalla scuola media, i ragazzi dimenticheranno quasi tutto, istantaneamente, iniziando l'epoca della consapevolezza. Senza dimenticare niente, in realtà.
"Tu resterai una presenza inquieta nel loro subconscio" mi disse un amico quando cominciai a insegnare. Ho sempre pensato che avesse ragione, parlasse o meno sul serio.

Noi siamo quelli che verranno dimenticati, perché lavoriamo negli anni che poi saranno rimossi. Noi siamo quelli che resteranno, Soprattutto sul piano didattico: quel che si è imparato alle medie non si dimentica più. Entra talmente a fondo dentro di noi che non lo vediamo più, ma fa parte di noi, come la trama di un tessuto.

Date più soldi alle scuole medie, e smettete di farneticare di anelli deboli: le medie sono molto, molto importanti.

8 commenti:

La prof ha detto...

Commento OT: arrivo da un altro blog dove ho trovato il titolo "brevi cenni di didattica modulare"; clicco sul link e mi dice che il blog non esiste; vado direttamente sul blog e riesco a leggere il post del 24 luglio e non oltre. Cioè, di fatto, ho uno sfasamento temporale col tuo blog di un mese e mezzo :-(

Murasaki ha detto...

Naaa, è tutto sotto controllo: il post sulla didattica modulare è stato avviato e pubblicato per errore e perciò rimosso (ma tornerà, se e quando troverò la forza morale per finirlo). Il blog è indietro perché le dame hejan hanno un senso del tempo tutto particolare e postano quando gli pare, perché i loro diari non sono legati solo alla cronaca spicciola, e perché a volte vanno in letargo come i pipistrelli ^__^
I post che vedi sono vecchi, ma molto freschi di apparizione.

Sary ha detto...

o quale amico ti ha detto "tu sei quella che resterà come presenza inquieta..." ecc ecc....? mi puoi dire la fonte, per mia personale voglia di saperlo, anche via tel o fb o in altro modo discreto?
Bello il post, comunque...fa riflettere!

Murasaki ha detto...

La citazione è di Kumagoro, autore anche dell'immortale frase "Non conta quanto un genitore è intelligente, quando è davanti a te è un genitore e basta".
Il problema è che probabilmente non ti ricordi (o magari non hai mai saputo) chi è Kumagoro, che afferisce al ramo Brigate Takahashi - anche se non è un Brigatista

'povna ha detto...

vado contro corrente: mi ricordo tutto, delle medie. mi ricordo la gioia leggera e implacabile della prima, mi ricordo le crisi di seconda e la nostra aula bellissima con la nostra formazione a ferro di cavallo. mi ricordo la terza, il parco in primavera e le ricreazioni passate a giocare a Michael Ende. mi ricordo i miei insegnanti, tutti. e da quella di lettere ho preso, consapevolmente e non, tante di quelle indicazioni per come insegno al biennio che non basterebbe un commento a dirle. mi ricordo i giochi nell'ora di inglese. e mi ricordo i disegni ad artistica, la cucina a tecnica e quella volta che a ginnastica stemmo tutti zitti facendo fare una figura di cacca alla seconda B.
ed è fondamentale. ed è per questo che ti do ragione!

Murasaki ha detto...

Dunque qualcuno ricorda...
Ma io SO
con assoluta certezza che la stragrande maggioranza dei miei studenti NON ricorderà alcuna aula bellissima, se non assumerà prima gran copia di stupefacenti ad alta concentrazione!

Unknown ha detto...

chiedo aiuto a tutti voi, martedì sarà il mio primissimo giorno di scuola (mi hanno assegnato una prima e una terza)HELP!
L'introvabile

Murasaki ha detto...

@ Floriana
In bocca al lupo e facci sapere com'è andata ^__^
Le terze possono essere molto accoglienti.