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sabato 7 maggio 2011

Una notte in libreria


Ieri notte, in quel di Sesto Fiorentino, qualcuno* ha attuato un'idea semplice, graziosa e fenomenale, ovvero una notte in libreria.
La libreria del paese ha chiuso i battenti per un'ora, mentre gran copia di sacchi a pelo e attrezzature varie (nonché grandi quantità di ottimo cibo) venivano trasportati ai piani alti, dov'è una grossa stanza che fa anche da magazzino delle scorte. Lì alcune insegnanti del Liceo Linguistico del luogo, accompagnate da una folta rappresentanza degli alunni e soprattutto delle alunne dell'ultimo anno hanno mangiato a quattro palmenti. Poi sono state perigliosamente montate le attrezzature musicali nella sala di ingresso e i battenti sono stati riaperti.**
Dopo qualche discorsetto di prammatica del Preside e delle autorità del luogo è iniziata una maratona di lettura in italiano e pure in inglese della Antologia di Spoon River, intervallata dalle canzoni di De André, cantate a volte dal suddetto De André tramite CD (nessuno ha pensato di mettere anche la versione di Morgan, con mio dispiacere. E allora la metto io), a volte dal vivo con chitarra e coro e a volte in entrambi i modi.
Gli alunni tremebondi, che fino a quel momento avevano vagato per la libreria con strane fotocopie in mano declamando versi hanno letto le poesie dell'Antologia, con o senza introduzione, affiancati dai professori e dai loro amici, davanti a un piccolo pubblico malamente assiepato nei più sparsi angoli della libreria e financo sulla porta e per la strada, per poi chiudere poco dopo mezzanotte su un bis del Matto.
Terminato il tutto (e, presumo, dopo un ulteriore spuntino) alunni e insegnanti hanno dormito in libreria, anche se forse "dormire" è una parola grossa***, nei loro sacchi a pelo, cullati dalla lettura finale di una storia di fantasmi di Montague Rhode James ambientata in un college inglese di fine Ottocento.
Tutti, per quanto mi risulta, si sono divertiti immensamente, pubblico compreso.

L'idea era una di quelle uova di Colombo che non richiedeva grandi mezzi: bastavano una classe disponibile e una libreria aperta alle avventure, nonché degli insegnanti determinati e un po' di collaborazione da parte di qualche genitore e amico. Il ritorno didattico è stato immenso: non solo gli studenti si sono confrontati con un testo in modo approfondito, ma hanno anche dovuto affrontare un Pubblico, entità misteriosa e galvanizzante che produce sempre una grande impressione, anche quando si tratta semplicemente di qualche addetto ai lavori e un po' di compaesani. Allontanarsi di un chilometro dalla scuola e leggere in una soirée davanti a un pubblico eterogeneo le stesse poesie che la mattina vengono lette all'insegnante per l'interrogazione cambia tutto, ed è una di quelle esperienze che restano impresse per la vita, tanto più se vengono sigillate da una notte fuori casa con gli amici in un posto insolito e affascinante come una libreria.

Come tutte le uova di Colombo, occorre inventarsele. Per queste cose di solito occorre una scintilla, di quelle che si provocano con l'incontro di due insegnanti complementari (e con l'humus formato da classi disponibili e curiose). Spesso, in un consiglio di classe, di queste persone non ce n'è nemmeno una, figuriamoci due. Ma altrettanto spesso ci sono entrambe, e questo tipo di incontri provoca risultati assai consistenti. Nello specifico, questa idea ha richiesto soprattutto la pazienza e la capacità di trovare le persone giuste - la libreria giusta, i genitori giusti, gli amici giusti e soprattutto un gruppo di persone provviste di spirito di avventura.

Io non sono di quelle che la lezione si fa in classe e solo in classe. Sono aperta e disponibile a iniziative insolite, e perfettamente consapevole della loro utilità didattica. Però faccio parte di quella vasta categoria di insegnanti che un'idea che è una in alternativa alla lezione consueta non ce l'hanno mai, e non l'avrebbero nemmeno dopo una cura di fosforo di cinquecento anni. Ho una mia vena fantasiosa, e sono perfettamente in grado di dare un tocco di originalità alle mie lezioni, fossero pure sul complemento predicativo del soggetto**** - in classe, per carità, in classe, dentro le mura protettive della scuola, se si va in giardino è già un miracolo. Consegno sempre con grande riconoscenza le mie classi a chi ha un'idea per fare qualcosa fuori, faccio grandi proclami e panegirici in favore di gemellaggi, escursioni e uscite di tutti i tipi, amo i laboratori teatrali (che mi guardo bene dall'organizzare) ma un'idea che è una per queste iniziative non l'ho mai avuta e, credo, mai l'avrò.
Altri insegnanti sono ricolmi di queste idee come bomboloni alla crema. Averne uno, nel Consiglio di Classe, sarebbe la mia fortuna: lui farebbe tutto il lavoro e io mi limiterei ad approvare con fervore.
Beh, non solo ad approvare: la parte preliminare la farei molto volentieri.
In classe, per carità, in classe.

*la mia intramontabile e meravigliosa Compagna di Banco del Liceo
**Nota di merito per il personale, che si è comportato con cortesia ed efficienza nelle varie e impervie circostanze.
***Diciamo che hanno sonnecchiato per qualche ora, ecco; il più della notte occiamente se n'è andato in chiacchiere per smaltire l'adrenalina.
****Beh, non esageriamo. Diciamo che di solito ci riesco.

4 commenti:

Annalisa ha detto...

Stamane ho sentito parlare un professore di Bologna e un maestro di Napoli. Parlavano di queste scintille.
Hanno cominciato dal maestro Manzi, pensa un po', e di lui ho scoperto cose che non sapevo (anche se ho imparato a leggere e a scrivere davanti alla sua trasmissione, a casa di mia nonn, da piccolissima).
Parlavano di queste scintille di come a volte vadano perse, perch* non c'è (più) tempo, o non c'è (più) modo, e così via.
Siccome sto vedendo una di queste cose che, nelle mie classi, si stanno spegnendo, il discorso mi ha toccato. Così come mi ha toccato questo. Così come darei anch'io qualunque cosa per un'insegnante come te che facesse il lavoro "preliminare" (cioè ore e ore di impegno e fatica e sudore per qualcosa che pure può volar via in una notte).
Magari si può fare, anche a distanza :-)

Annalisa ha detto...

La nonn è la nonna, ovviamente; e il perch* è un banalissimo "perché".

'povna ha detto...

che bellissima cosa, questa qui... e non dimentichiamo quante cose altrettanto bellissime, quali porte magiche si aprano anche nel chiuso di una classe!

palmy ha detto...

Se diventerò preside, organizzerò anch'io una notte in libreria! stupenda idea...