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sabato 28 maggio 2011

Il bisnonno di Lunastorta (noi non raccontiamo, noi siamo raccontati)

Ataru Moroboshi, ovvero uno dei personaggi più sfigati della storia della fumettistica internazionale. Anche se molte delle sue disgrazie, a ben guardare, hanno dei risvolti piuttosto positivi

Quest'anno ho chiesto ai ragazzi di raccogliere le storie sulla seconda guerra mondiale che si tramandano in famiglia. L'idea era partita dalla dominazione italiana in Albania, e cosa ne avevano pensato gli albanesi, contando di profittare della notevole presenza di albanesi in classe. Il pezzo migliore però sono state le gesta del bisnonno di Lunastorta.

"Il mio bisnonno si trovò più volte a sfiorare la morte e ogni volta la scampò per un soffio" esordisce Lunastorta, fazzoletto rosso da partigiano al collo.
Beh, mi dico, non mi sembra una cosa molto insolita per quegli anni: davvero in molti rischiarono la pelle in più occasioni, tanto che parecchi ce la lasciarono pure.
Comunque mi tengo in cuore le mie opinioni e ascolto il racconto. E mi sono accorta che l'introduzione di Lunastorta è invero assai pertinente.

Il Bisnonno, regolarmente arruolato, doveva imbarcarsi poco dopo l'inizio della guerra su una nave militare, che fece naufragio quasi subito, colpita da un missile. La tecnica più sicura per sopravvivere a un naufragio, si sa, è notoriamente quella di non essere sulla nave quando affonda. E infatti il Bisnonno non c'era, perché il giorno dell'imbarco invece di imbarcarsi se n'era andato al cinema. Al suo ritorno venne punito e messo agli arresti, naturalmente, ma sulla nave che naufragò non c'era*.
In seguito lo mandarono in Albania dove, nell'adempimento del suo militar dovere, venne ferito a una mano. Ricoverato all'ospedale militare i medici cercarono di amputargli la mano ferita, ma un'infermiera albanese lo salvò. Lo salvò da cosa? Proprio dall'amputazione.
Infatti pochi giorni dopo i medici dell'ospedale furono tutti arrestati per collaborazionismo e risultò che si erano impegnati al massimo per danneggiare irreparabilmente o far morire il maggior numero possibile di soldati invasori.
La mano rimase leggermente lesionata, ma comunque il Bisnonno trovò comodo averla ancora a disposizione.
Poi venne l'8 Settembre, e il bisnonno fu tra i molti fortunati che vinsero un viaggio ai campi di concentramento. Lì subì vari tipi di tortura ed ebbe anche il piacere di scavarsi la fossa un paio di volte. Dimenticarono però di seppellircelo, nella fossa, e un bel giorno una delle guardie austriache, che aveva fatto amicizia con lui, lo aiutò a fuggire**.
In seguito il Bisnonno entrò nella Resistenza, conoscendo finalmente un periodo di serena tranquillità tra imboscate e attentati. Ma alla fine la guerra finì e lui tornò a casa.
Sulla strada di ritorno però venne rapinato dai tedeschi, che gli presero tutti i documenti e i vestiti e lo lasciarono nudo bruco. Per fortuna la stagione era clemente e si andava ormai verso l'estate.
Il Bisnonno trovò in qualche modo un sacco di iuta, se lo strinse in vita con un pezzo di spago e, a piedi nudi, riprese la sua strada.
Naturalmente arrivò vivo a casa. Sarebbe possibile dubitarne?

*questo episodio da solo basta ad autenticare tutto il resto in nome dell'ereditarietà, perché anche Lunastorta è esattamente il tipo di persona capace di andare al cinema dimenticando che quel giorno deve imbarcarsi (o magari ricordandolo benissimo?)
**ed è il primo caso del genere che ho sentito. Siccome il bisnonno è ormai morto da tempo, i racconti provengono dal nonno, che tra l'altro ha faticato molto a raccoglierli perché il Bisnonno era piuttosto refrattario a raccontare

sabato 21 maggio 2011

Inculcare, indottrinare, plasmare, formare


Di recente l'attuale Presidente del Consiglio si è lanciato in una tirata sugli insegnanti comunisti che inculcano strane idee agli italici fanciulli nella scuola pubblica. Altri e in altri luoghi hanno difeso la scuola pubblica certo meglio di quanto saprei fare io, quindi lascio perdere. Vorrei però soffermarmi sul verbo "inculcare".
Il Presidente del Consiglio sa molto bene di cosa parla, perché l'opera di Inculcamento, o quanto meno di Martellamento Continuo, è stata da lui perseguita con grande continuità negli ultimi anni e ha finito per confondere le idee a buona parte dell'italico elettorato e ancor più a quella parte dei giovani che non vota ancora, e che magari non è affatto favorevole alla sua linea politica ma che è comunque cresciuta guardando o almeno facendosi scorrere davanti le immagini dei TG degli ultimi anni, sempre più vaghi, sempre più sintetici, sempre più decisi a sfiorare soltanto gli argomenti e a dare per scontate una serie di cose.
Prendiamo i concetti di "ribaltone" e di "scelta dell'elettorato del presidente del consiglio". Chi aveva già l'età della ragione quando l'attuale Presidente del Consiglio si è affacciato sulla scena politica (ed è soccorso da una buona memoria) ricorda bene che la costituzione italiana NON prevede una scelta del presidente del consiglio da parte dell'elettorato: il presidente del consiglio lo sceglie il capo di stato, alias Presidente della Repubblica, sulla base dei risultati delle elezioni e delle maggioranze che si possono formare in parlamento, consultandosi con varie persone secondo procedure ben precise. L'elettore sceglie, anche secondo l'ultima legge elettorale, una formazione politica, e solo quella. Questo dato di fatto da tempo però è diventato una verità sommersa di cui pochi si ricordano e che i ragazzi che non sono cresciuti in famiglie esperte di diritto costituzionale* hanno poche possibilità di conoscere. Lo stesso vale per stravaganti concetti quali i parlamentari che diventano "traditori" se cambiano schieramento, il Presidente della Repubblica che firma le leggi a seconda del suo personale capriccio o convincimento, i Presidenti della Camera che vengono sfiduciati eccetera eccetera.

Orbene, io ho determinate opinioni politiche, e vivendo in una sorta di riserva indiana sono anche le opinioni di buona parte dei miei alunni e delle loro famiglie; occorre però tenere conto anche della sensibilità di chi ne ha di diverse, evitare il rischio di critiche anche implicite alle famiglie e via dicendo. Soprattutto, non è davvero il caso di spiattellare le proprie opinioni a ragazzi che stanno imparando a costruirsene di proprie perché si rischia di influenzarli, in un modo o nell'altro. Ma da qualche tempo è diventato tutto molto, molto difficile e mi sento sempre sull'orlo della sovversione ogni volta che apriamo un libro di storia, soprattutto nelle Terze. Perfino spiegare la divisione dei tre poteri - un passo obbligato quando fai l'Illuminismo - è diventato un campo minato perché inevitabilmente sorge la domanda "Ma allora quando Berlusconi dice..." - e si dà il caso che Berlusconi dica e abbia detto un'infinità di cose che travisano pesantemente la storia, e che spiegare che la separazione dei tre poteri è ritenuta essenziale per la democrazia susciti un'infinità di commenti e considerazioni che dieci anni fa, quando cominciai a insegnare, potevano essere discussi ed esaminati serenamente alla luce del sole ma che ormai sono diventate più scivolose di un'anguilla nell'olio perché qualsiasi risposta storicamente valida dovrebbe iniziare con la premessa "Berlusconi ha detto un mare di cazzate" - che davvero non è il modo giusto per rappresentare le istituzioni agli occhi del giovinetto in crescita. E non parliamo di marxismo, liberalismo, sindacati e comunismo. Scrivo "non ne parliamo", ma il punto è che il programma prevede che se ne parli, e parecchio.

Ad ogni modo, sovversiva per sovversiva, ho deciso di procedere ad un blando inculcamento di alcuni fondamenti della nostra legislazione, ovvero come si forma un governo, come funzionano le elezioni e il percorso necessario per approvare una legge. Lo so che è sovversivo, ma alla faccia dei telegiornali e degli opinionisti vorrei proprio che chi esce dalle mie classi sapesse che le elezioni anticipate non le decide il presidente del consiglio e che il Presidente della Repubblica rimanda una legge alle Camere solo se questa legge ha dei gravi difetti di base, e non in base allo schieramento politico per cui simpatizza. Padronissimi di dimenticarsene già il primo di Luglio, ma almeno fino all'esame lo devono sapere.
In attesa di tempi migliori (che dovranno pur venire, prima o poi).

*che non dovrebbero poi essere un numero esorbitante

sabato 7 maggio 2011

Mappe concettuali e presine di girino


Questa mappa concettuale (del tutto incomprensibile alla mia fragile mente, ma magari è un lavoro ottimo) può forse essere consona ad un esame delle superiori o dell'università ma un po' fuori della portata di un/una studente/essa in cerca della licenza media.

In tutte le scuole del regno hanno l'esame, alla fine della terza media. A Hogsmeade invece abbiamo l'ESAME, una complessa macchina dall'aspetto terrorifico che minaccia di ingoiare lo sventurato alunno di turno per poi risputarne solo qualche ossicino spolpato.
La Terza dei Tordi ne ha un terrore cieco. Alcuni alunni più smaliziati ricorrono allo stravagante espediente di studiare, onde arrivare preparati al gran cimento, ma la cosa è limitata a un drappello di eletti noti da tempo per la loro originalità. Gli altri non sembrano ritenersi all'altezza di una tecnica così sofisticata e cercano di aggirare l'ostacolo aiutandosi con amuleti, pratiche sciamaniche di scarsa levatura e, soprattutto, affidandosi con cieca fiducia al Rituale Obbligato, ovvero una serie di Incrollabili Verità da sempre scolpite nella coscienza didattica del paese.

Il Rituale Obbligato è l'Idea di Esame che ha la Decana. Ora, a me sembra che, se pure un insegnante abbia idee originali su come preparare l'esame, purché svolga seriamente il suo programma e prepari seriamente la classe (e lei lo fa, pur drammatizzando aliquantulum) abbia diritto a farlo, stante che ognuno è padrone a cas... voglio dire, in classe propria. D'altra parte lei prepara gli esami nel suo specifico modo apertamente, alla luce del sole, ma senza cercare di convincere nessuno dei colleghi di lettere a fare altrettanto. Non apertamente, intendo - e dei messaggi subliminali uno se ne può sempre sbattere alla grande, no?
Insomma, lei non è mai venuta a dirmi "l'esame si prepara così e cosà". Non serve che venga. Vengono i ragazzi.
Funziona così, all'incirca: in principio c'è il Libro. Il Libro viene scelto dai ragazzi, ma da una lista da Lei preparata in precedenza. Da quel libro deve promanare l'intera Mappa Concettuale, allo stesso modo che l'universo è promanato da dio secondo alcune correnti filosofiche. E già il fatto che gli allievi della Decana facciano le Mappe Concettuali laddove l'universo mondo studentesco della scuola secondaria di primo grado fa, al più, un "percorso", la dice lunga.
Non basta: questa Mappa Concettuale deve seguire un nucleo originario dato da una Problematica. Chiamansi Problematiche alcuni temi (circa una decina) da Lei trattati nel corso dell'anno: Droga, Adolescenza, Guerra, Povertà, Razzismo & Affini. Non solo, le materie nella Mappa Concettuale vanno collegate (a quel che ho capito) attraverso documenti forniti di solito dalla stessa Decana, tramite un lavoro piuttosto faticoso di cui lei spesso si lamenta con i colleghi in Sala Professori.
La Mappa Concettuale viene quindi elaborata già nel primo quadrimestre. Poi cominciano i problemi con i colleghi del Consiglio di Classe: quelli di lingua, che si ostinano a volere una conversazione sul programma svolto in classe e non una ricerca su Dickens o su Hugo imparata a memoria, Scienze che si rifiuta categoricamente di autorizzare excursus sugli esperimenti scientifici nei lager e insiste a volere la struttura delle rocce o il sistema solare, con la scusa che lei quello ha fatto. Poi c'è Artistica che anche lei fa scegliere il pittore all'inizio dell'anno e poi i ragazzi devono cambiarlo sette volte in corsa con grande impazzamento suo e della collettività.
Tutto questo, per emanazione (più o meno come l'universo che emana da dio, secondo alcune correnti filosofiche) incombe dall'inizio dell'anno su tutte le tre terze, perché il paese è piccolo e la gente mormora.
La cosa si complica oltre ogni dire se quell'originale della professoressa Murasaki insiste a volersi occupare del programma e non del percorso, pardon mappa concettuale, almeno fino ad Aprile avanzato.
Intendiamoci, quando qualcuno è venuto a portarmi una Mappa Concettuale (che io ostinatamente continuo a chiamare percorso) non l'ho certo cacciato via, ma mi sono rifiutata anche solo di sentir parlare di tesine fino a dopo Pasqua. Ho però chiarito alcuni concetti base fin dai primi mesi:
- noi non facevamo letteratura, lavoravamo sui testi. Quindi per italiano non avrebbero potato un autore né una corrente letteraria, ma, banalmente, una lettura di quelle fatte in classe. Se poi qualcuno voleva portare qualcosa di non fatto in classe, bene, se ne poteva parlare. Anche se volevano portare un libro. Lungi da me scoraggiare iniziative individuali. Ma non mi sarei occupata di trovarglielo io.
- per storia non volevo un Grosso Argomento, ma un piccolo carotaggio su un argomento collegato al Grosso Argomento: ad esempio non la Prima Guerra Mondiale, su cui li avevo interrogati più che a sufficienza, ma le armi usate nella guerra in questione, o la vita in trincea o la battaglia di Caporetto. Cose così.
- per geografia potevano tranquillamente portarmi uno stato che non avevamo fatto in classe, ma anche un'area climatica o roba del genere.
- e comunque no, non volevo tesine di letteratura perché noi non avevamo fatto letteratura (quest'ultimo concetto sembra sia stato il più difficile da assorbire, e infatti molti non l'hanno assorbito ancora).

Quando i più bravi sono venuti a spiegarmi che il percorso andava fatto partendo da una Problematica ho spiegato che, se volevano, potevano anche farlo, su una problematica scelta da loro. Quando hanno chiesto notizie sul libro da portare ho assicurato che se volevano partire da un libro mi stava bene, ma non avrei fornito alcun libro. Che il tema, se volevano partire da un tema centrale, era libero. Che, se volevano, potevano portarmi un percorso bifido o trifido collegando a gruppi gli argomenti. Che l'ordinanza ministeriale parlava sì di collegamenti, ma lasciava ampia libertà e specificava che tali collegamenti potevano essere di vario tipo - al limite, anche l'interesse del singolo alunno ai singoli argomenti. Che il percorso d'esame era la prima occasione che avevano di impostare un lavoro a modo loro e che non intendevo dargli percorsi prefissati ma ero disponibile ad assecondare la loro creatività e i loro interessi. Che, insomma, facessero un po' il cazzo che gli pareva ma che non si aspettassero che io mi inventassi dei percorsi d'esame perché non avevo, e soprattutto non volevo avere, né il tempo né la disponibilità mentale per farlo. Che lo facessero secondo le loro competenze, dato che nessuno pretendeva da loro più di quello che un ragazzo della loro età e della loro formazione poteva fare. Ma, soprattutto, che si preoccupassero in primis di essere ammessi all'esame, e che il percorso era inteso come un gadget da prepararsi nelle ultime settimane di scuola e non come un'alternativa al lavoro dell'intero anno scolastico.

Ecco, quest'ultimo concetto sembra il più difficile da recepire. I primi a portare le tesine e la Mappa Concettuale, a Hogsmeade, sono quegli alunni che hanno dodici insufficienze su undici materie, e non c'è verso di fargli capire che se non cercano di raccattare qualche sei, anche stirato, in almeno qualche materia, l'esame rischiano di non farlo proprio o di non passarlo. Il massimo che si riesce ad ottenere, con loro, è l'arrivo di qualche genitore infuriato che si lamenta che la sua creatura è discriminata rispetto agli altri alunni.

Ancor più difficile è scansare la questione di Letteratura. Da notare che gli ho pure precisato che, nelle commissioni che presiedo, all'orale si interroga soprattutto sulle materie che non hanno lo scritto, con l'ovvia eccezione delle lingue straniere. Insomma, che non si interroga né a italiano né a matematica se non dietro precisa richiesta del candidato o in caso di insufficienza grave allo scritto, e dunque non ha nessuna importanza quel che portano a Letteratura perché tanto Letteratura non devono esporla.

Solo che, agendo così, ci si ritrova ad infrangere il Rituale, che prevede una tesina di Letteratura con tanto di vita dell'autore e analisi stilistica delle sue opere e della corrente letteraria cui appartiene - e lasciamo stare il fatto che, tra di loro, assolutamente nessuno è minimamente in grado di disquisire di correnti letterarie, a parte forse Lunastorta in ambito gothic e horror, perché i pochissimi che si dilettano nella lettura si dedicano solo ed esclusivamente a libri di stretta attualità**. Ma perché rinunciare a riciclare la tesina del cugino Romualdo sui crepuscolari?

Comunque sia, è chiaro che al momento i ragazzi sono molto delusi da me in quanto:
1) non gli ho dato il libro
2) non gli faccio portare letteratura all'esame
3) mi ostino a pretendere che mettano una carta geografica a colori nell'eventuale tesina di geografia, se portano un paese
4) insisto che si preoccupino dell'ammissione prima ancora che dell'esame
5) continuo ostinatamente a svolgere il programma (che peraltro dobbiamo ancora finire)
6) pretendo che svolgano i compiti assegnati, invece di preparare le tesine
7) mi ostino a non considerare una tragedia se qualche materia non si collega con le altre, perfino se una di queste materie è delle mie.

Mi rendo conto che son critiche serie, che dovrebbero scuotermi nelle più profonde fibre del mio essere. Purtroppo non è così, vuoi per la mia innata insensibilità, vuoi perché ho troppi compiti da correggere entro il 10 Giugno per preoccuparmi seriamente dell'esame.
E pazienza per il Sacro Rituale.

*notate il raffinatissimo doppio senso
**Succede. Come succede che (ad esempio nella Seconda Domandiera) almeno tre siano sinceramente appassionati di storia della letteratura e spulcino o leggano volentieri, oltre a romanzi contemporanei, anche testi scritti in epoche passate. Sì, anche Dante e Boccaccio in lingua originale (!).

Una notte in libreria


Ieri notte, in quel di Sesto Fiorentino, qualcuno* ha attuato un'idea semplice, graziosa e fenomenale, ovvero una notte in libreria.
La libreria del paese ha chiuso i battenti per un'ora, mentre gran copia di sacchi a pelo e attrezzature varie (nonché grandi quantità di ottimo cibo) venivano trasportati ai piani alti, dov'è una grossa stanza che fa anche da magazzino delle scorte. Lì alcune insegnanti del Liceo Linguistico del luogo, accompagnate da una folta rappresentanza degli alunni e soprattutto delle alunne dell'ultimo anno hanno mangiato a quattro palmenti. Poi sono state perigliosamente montate le attrezzature musicali nella sala di ingresso e i battenti sono stati riaperti.**
Dopo qualche discorsetto di prammatica del Preside e delle autorità del luogo è iniziata una maratona di lettura in italiano e pure in inglese della Antologia di Spoon River, intervallata dalle canzoni di De André, cantate a volte dal suddetto De André tramite CD (nessuno ha pensato di mettere anche la versione di Morgan, con mio dispiacere. E allora la metto io), a volte dal vivo con chitarra e coro e a volte in entrambi i modi.
Gli alunni tremebondi, che fino a quel momento avevano vagato per la libreria con strane fotocopie in mano declamando versi hanno letto le poesie dell'Antologia, con o senza introduzione, affiancati dai professori e dai loro amici, davanti a un piccolo pubblico malamente assiepato nei più sparsi angoli della libreria e financo sulla porta e per la strada, per poi chiudere poco dopo mezzanotte su un bis del Matto.
Terminato il tutto (e, presumo, dopo un ulteriore spuntino) alunni e insegnanti hanno dormito in libreria, anche se forse "dormire" è una parola grossa***, nei loro sacchi a pelo, cullati dalla lettura finale di una storia di fantasmi di Montague Rhode James ambientata in un college inglese di fine Ottocento.
Tutti, per quanto mi risulta, si sono divertiti immensamente, pubblico compreso.

L'idea era una di quelle uova di Colombo che non richiedeva grandi mezzi: bastavano una classe disponibile e una libreria aperta alle avventure, nonché degli insegnanti determinati e un po' di collaborazione da parte di qualche genitore e amico. Il ritorno didattico è stato immenso: non solo gli studenti si sono confrontati con un testo in modo approfondito, ma hanno anche dovuto affrontare un Pubblico, entità misteriosa e galvanizzante che produce sempre una grande impressione, anche quando si tratta semplicemente di qualche addetto ai lavori e un po' di compaesani. Allontanarsi di un chilometro dalla scuola e leggere in una soirée davanti a un pubblico eterogeneo le stesse poesie che la mattina vengono lette all'insegnante per l'interrogazione cambia tutto, ed è una di quelle esperienze che restano impresse per la vita, tanto più se vengono sigillate da una notte fuori casa con gli amici in un posto insolito e affascinante come una libreria.

Come tutte le uova di Colombo, occorre inventarsele. Per queste cose di solito occorre una scintilla, di quelle che si provocano con l'incontro di due insegnanti complementari (e con l'humus formato da classi disponibili e curiose). Spesso, in un consiglio di classe, di queste persone non ce n'è nemmeno una, figuriamoci due. Ma altrettanto spesso ci sono entrambe, e questo tipo di incontri provoca risultati assai consistenti. Nello specifico, questa idea ha richiesto soprattutto la pazienza e la capacità di trovare le persone giuste - la libreria giusta, i genitori giusti, gli amici giusti e soprattutto un gruppo di persone provviste di spirito di avventura.

Io non sono di quelle che la lezione si fa in classe e solo in classe. Sono aperta e disponibile a iniziative insolite, e perfettamente consapevole della loro utilità didattica. Però faccio parte di quella vasta categoria di insegnanti che un'idea che è una in alternativa alla lezione consueta non ce l'hanno mai, e non l'avrebbero nemmeno dopo una cura di fosforo di cinquecento anni. Ho una mia vena fantasiosa, e sono perfettamente in grado di dare un tocco di originalità alle mie lezioni, fossero pure sul complemento predicativo del soggetto**** - in classe, per carità, in classe, dentro le mura protettive della scuola, se si va in giardino è già un miracolo. Consegno sempre con grande riconoscenza le mie classi a chi ha un'idea per fare qualcosa fuori, faccio grandi proclami e panegirici in favore di gemellaggi, escursioni e uscite di tutti i tipi, amo i laboratori teatrali (che mi guardo bene dall'organizzare) ma un'idea che è una per queste iniziative non l'ho mai avuta e, credo, mai l'avrò.
Altri insegnanti sono ricolmi di queste idee come bomboloni alla crema. Averne uno, nel Consiglio di Classe, sarebbe la mia fortuna: lui farebbe tutto il lavoro e io mi limiterei ad approvare con fervore.
Beh, non solo ad approvare: la parte preliminare la farei molto volentieri.
In classe, per carità, in classe.

*la mia intramontabile e meravigliosa Compagna di Banco del Liceo
**Nota di merito per il personale, che si è comportato con cortesia ed efficienza nelle varie e impervie circostanze.
***Diciamo che hanno sonnecchiato per qualche ora, ecco; il più della notte occiamente se n'è andato in chiacchiere per smaltire l'adrenalina.
****Beh, non esageriamo. Diciamo che di solito ci riesco.