Il mio blog preferito

mercoledì 27 gennaio 2010

Le mani del re sono mani di guaritore



Con grande pompa e solenne sfoggio di paramenti il re di Francia
tocca gli scrofolosi. Aragorn dimostra senz'altro maggior stile,
maggior semplicità (e assai maggiore efficacia)

Quando da ragazzina leggevo il Signore degli Anelli ero convinta che la leggenda dei re guaritori fosse assai nota e diffusa e che solo per un caso non me ne fosse mai giunta notizia. Perciò, quando all'esame di storia medievale all'università scoprii che tra i testi si poteva portare un librone intitolato "I re taumaturghi" di tale Marc Bloch mi precipitai in libreria senza por tempo in mezzo e sborsai senza esitazioni la colossale cifra che Einaudi richiedeva per cotale testo.
Fu una delusione completa: Bloch non sembrava minimamente interessato a svelare al lettore affamato di prodigi un eventuale filone di leggende magiche sui miracolosi poteri regali, bensì solo a ricostruire, attraverso un pidocchiosissimo esame di un'infinità di cronache, leggi, bandi e corrispondenza ufficiale, la storia dei re di Francia che fino al Settecento avevano la reputazione di guarire, grazie al loro tocco, una sola e pulciosissima malattia: la scrofola, che già dal nome non evoca certo eroici combattimenti contro il re degli stregoni di Angmar. Quanto ai re inglesi, nell'unica breve comparsa che facevano in quel librone, si limitavano a far benedire anellini d'oro la notte di Natale. Non era citato nemmeno un poema, neanche una singola chanson de geste, ma solo e sempre, sempre e sempre documenti su documenti, tutti ufficiali, che non si credesse che lui, Bloch, stava dietro alle leggende se non per smontarle pezzo a pezzo.
Ormai però il libro era stato pagato e l'esame concordato, così mi rassegnai e feci del mio meglio. Dall'introduzione e dalla chiacchierata che feci in sede d'esame col professore che mi interrogava mi resi conto che, in modo del tutto casuale, avevo trovato una perla di gran pregio: quel libro un po' soporifero, all'epoca della sua pubblicazione (1924) era stato uno dei primi frutti di un modo nuovo di vedere la storia; anzi era stato proprio con libri di quel tipo che Bloch e i suoi amici avevano aperto la strada alla storia come la conoscevo io, quella dove si studiano le tecniche di semina e l'andamento dei raccolti, la forgiatura delle armature e la fabbricazione del vasellame... e sì, anche l'evoluzione della figura sacrale del re.
La seconda guerra mondiale e i nazisti troncarono nel 1942 le ricerche di Bloch e di molti suoi colleghi - i nazisti, scoprii, avevano fatto fuori un immane numero di medievisti ebrei (anche di classicisti e modernisti, immagino. Io però studiavo il medioevo e facevo soprattutto caso a quelli del mio ramo). Non era nemmeno giovanissimo, ma si sa che gli storici rendono meglio dopo i cinquant'anni.

Molti anni sono passati da quel tempo, e da allora ho aperto e consultato molti libri di storia europea sulle più varie questioni e letto un'infinità di favole, miracoli e leggende. Gli unici re taumaturghi che ho trovato però continuano ad essere quelli di Bloch (e quelli di Tolkien).

4 commenti:

falecius ha detto...

Kantorowicz l'hai letto? Anche se in effetti non parla esattamente di quello.
Poi c'è un altro testo che ho visto citato sull'argomento, ma non mi ricordo né autore né titolo.

palmy ha detto...

Mi piacerebbe saperne di più sui medievisti tolti di mezzo da Hitler, mi daresti qualche riferimento? Grazie!

Murasaki ha detto...

@ Falecius

Ti ringrazio per l'interessamento ma no, non credo che leggerò il secondo libro di cui mi parli: dalle informazioni che mai dai lo trovo un po' evanescente ^__^

Quanto a Kantorowicz, me l'ero completamente dimenticato, anche se un tempo avevo pensato che sarebbe stato interessante dargli un'occhiata.
Adesso è completamente fuori stampa, ma ho visto che si trova in diverse biblioteche e gli darò un'occhiata quanto prima. Grazie per la segnalazione!

@ Palmy

Ahimé, non ho nessun riferimento da darti. Soltanto che quando facevo i corsi di latino medievale, ad ogni lezione saltava fuori quale Loewe, Levi, Bloch e simili che aveva studiato a fondo la questione (qualunque fosse la questione di quel giorno) ed era morto durante l'invasione tedesca o in campo di concentramento. Verso il decimo cominci a farci caso e a riflettere che la follia nazista aveva avuto conseguenze alle quali non siamo abituati a pensare.
(Comunque sotto le bombe sono morti anche diversi studiosi non ebrei, il che non è di alcun conforto)

falecius ha detto...

Mi segnalano Régine Pernoud, "I santi nel medioevo".