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mercoledì 16 settembre 2009

L'arte della copia (ovvero Come Si Fa Una Tesina)


Si chiamava Area Trasversale; è stata, almeno a Firenze, di gran lunga la parte più noiosa e inconcludente della SSIS ed era composta da venti lezioni che "attraversavano" (donde il nome) le materie delle singole abilitazioni. Tali lezioni erano divise equamente tra cinque materie: psicologia, didattica, pedagogia, legislazione e socio-antropologia. Al termine del primo anno andava presentata una tesina per ognuna delle materie, corredata di Unità Didattica.
Siccome molti degli allievi erano giovani e assai sprovveduti la domanda che quasi inevitabilmente veniva posta ai docenti era "Come dobbiamo fare le tesine?", e siccome un docente universitario non mancherà mai e poi mai di dare il suo parere su qualcosa ci vennero ammanite indicazioni in gran copia, spesso assai contrastanti tra loro, in particolare sugli standard bibliografici cui attenerci ma anche sulle unità didattiche, la scelta degli argomenti, lo specchio di stampa, il tipo di font. Molti di questi signori erano consulenti esterni, che passavano per la SSIS giusto il tempo necessario a fare la loro (spesso insulsa) lezione e compilare la scheda necessaria per il pagamento; della SSIS non sapevano niente e mai e poi mai avrebbero avuto a che fare con le nostre tesine, perciò i loro consigli ci erano utili quanto i frigoriferi lo sono per gli esquimesi. D'altro canto la sintetica brochure che ci avevano dato all'atto di iscrizione comprendeva poche ed essenziali istruzioni riguardanti appunto le tesine: lunghezza richiesta, standard bibliografici eccetera. A quelle indicazioni ci fu detto di attenerci, e chi lo fece non ebbe mai motivo di pentirsene (e d'altra parte, ora che ci penso, qualcuno dovrebbe scrivere prima o poi un trattatello sullo Studente Ansioso, quella terribile creatura che continua a chiedere a tutti cinquecento volte la stessa domanda sull'esame, la tesi, l'interrogazione, i voti, finché, soddisfatto di essere riuscito a collezionare non meno di dieci risposte contrastanti, va in giro a seminare stress tra i compagni cercando di insinuare in tutti loro i dubbi più assurdi).
Tutti gli insegnanti comunque furono concordi su un punto: non dovevamo copiare la tesina da Internet. Perché c'erano dei siti da cui si potevano copiare le tesine, ma loro li conoscevano e non si sarebbero fatti fregare, loro, perché loro non erano stupidi, loro, e quindi non gli potevamo rifilare una tesina copiata da Internet perché loro le riconoscevano subito, loro, e sapevano da dove si copiavano le tesine da Internet, loro.
Dopo la trentacinquesima tirata sull'argomento, naturalmente, anche i più integerrimi tra noi vennero infine colti da curiosità e intenso desiderio di copiare le tesine da Internet, o almeno di trovare questi fantomatici siti. In molti li trovarono e presero spunto, e qualcuno (arrossisco per lui/lei mentre scrivo) si fece perfino beccare perché l'aveva copiata pari pari; e mi auguro sinceramente che lo abbiano segato senza pietà perché di idioti in cattedra ne abbiamo anche troppi e andranno pur messi dei paletti, alla fine.
Io non feci niente di tutto questo: il mio computer arcaico e una connessione vecchio tipo rendevano abbastanza improbo il lavoro di ricerca. Questo comunque non mi impedì di pescare dalla rete ben due delle mie tesine senza che nessuno potesse trovarci da ridire.
La prima era sulla legislazione delle biblioteche scolastiche nelle scuole medie. Usai qualche stringa di ricerca del tipo "biblioteche scolastiche - legislazione". Poi andai a guardare i risultati. Anche considerando la connessione lenta, fu affare piuttosto rapido.
In un sito specializzato trovai una bella storia della legislazione sulle biblioteche scolastiche a partire dalla legge Casati; mi limitai a incollarla nel file, sforbiciarla un po' e a citarla in bibliografia. Sempre nello stesso sito trovai anche la relazione sui risultati di una ricerca sullo stato delle biblioteche scolastiche europee. Di nuovo tagliai, incollai, sistemai i paragrafi (e naturalmente deplorai la scarsità delle nostre biblioteche scolastiche in poche ma accorate righe che mi risultarono tutt'altro che difficili da scrivere).
Trovai anche un rapporto sulle biblioteche scolastiche dell'Associazione Nazionale Bibliotecari e un paio di leggi molto recenti. Dal catalogo delle biblioteche della provincia di Firenze raccattai un paio di titoli vagamente connessi alle biblioteche scolastiche di epoca non antidiluviana presenti nella biblioteca a pochi passi da casa mia, dai quali pescai un paio di frasi giusto per infilare qualcosa di vagamente libresco in bibliografia.
Riaggiustai il tutto, lo rilessi, compilai la bibliografia secondo le regole della brochure. Nessuno trovò niente da ridire. Naturalmente non sono sicura che qualcuno l'abbia letto, ma in tutti i casi si trattava di un buon lavoro perché le fonti erano di prima qualità.
L'altra tesina pescata dalla rete era sull'Orientamento alle scuole medie, tema assai caro ai nostri insegnanti anche se nessuno di loro si era mai degnato di dirci qualcosa di significativo in merito. Lì ricorsi ad una tecnica di copia più sofisticata.
Dalla rete pescai soltanto un po' di quegli sproloqui deliranti sull'orientamento che piacciono tanto ai nostri pedagogisti: che si tratta di un processo eterno di raffinamento interiore, che ci aiuta ad armonizzarci con noi stessi e col mondo, che un buon orientamento deve tenere conto di tutte le coordinate possibili comprese le correnti atmosferiche e gli influssi astrali dei transiti di Urano e Plutone e via e via. Non li presi da tesine sull'orientamento, bensì... dai POF di un paio di scuole superiori. Tagliai, incollai, aggiustai ma mi guardai bene dal citare le fonti, perché erano comunque le stesse vagaggini che ci avevano rifilato i docenti a lezione ed è noto che sulle piscine di acqua calda non c'è copyright - tra l'altro, una volta scremate le esagerazioni, l'enfasi e il gusto della parola rara, preziosa e prettamente alessandrina, non erano nemmeno discorsi privi di una certa validità: perché, sì, è senz'altro meglio se una persona fa un lavoro che le piace, non solo per lei ma per l'intera società, e certo riuscirà più facilmente a trovare la sua strada se è ben consapevevole di sé, fermo restando che non è possibile rifilare due anni di analisi freudiana a un ragazzo delle medie per scoprire se gli andrebbe meglio fare il Geometri o l'Alberghiero.
Seconda tappa: Feltrinelli, quella vicino alla stazione - una comoda libreria ben provvista di divanetti da consultazione e lettura e dove, nella sezione pedagogica, avevo visto una bella rastrelliera piena di libri recentissimi dei nostri amati insegnanti dell'Area Trasversale: ancora croccanti di rotatrice, a prezzi esorbitanti e non uno solo di essi era disponibile presso le biblioteche dell'Università, mentre tutti erano indicati nella bibliografia orientativa della brochure. Ne scorsi alcuni, scegliendoli secondo i due criteri basilari della posizione dell'autore nella gerarchia SSIS e della frequenza con cui avevano cercato di farcelo comprare, li sfogliai in cerca di qualche citazione pertinente, copiai citazione e numero di pagina. In seguito, dietro suggerimento di un compagno di corso, perfezionai la tecnica: se si voleva citare un libro di questi "obbligatori" bastava citare qualche concetto generico, indicare una pagina e aggiungere "e segg.". Questa tecnica è particolarmente utile quando non si vuole perdere tempo a cercare o ritrovare o trascrivere una citazione precisa ma si vuole comunque mettere un libro in bibliografia (tenendo però conto che era noto che chi leggeva le tesine andava talvolta a controllare le citazioni). In questo tipo di tecniche ero abbastanza alle prime armi perché, negli anni di università, l'ultimissimo dei miei problemi quando scrivevo su qualche argomento (e in particolare durante la tesi) era allungare il brodo o la bibliografia o infilare un alto numero di citazioni per fare scena. Va pur ricordato però che l'università me l'ero scelta, come l'indirizzo, il corso di laurea e perfino i vari argomenti di relazioni e tesi.
Una volta citati i Grandi Luminari della SSIS, e in particolar modo il terrificante libro di Dominici Manuale dell'orientamento e della didattica modulare (chi non l'ha mai sfogliato non ha idea di cos'è una scatola vuota e nemmeno di come si fa a scrivere in modo insieme complicato e trombonevole senza tuttavia dire nulla: ma non "nulla che valga la pena di essere scritto"; semplicemente "nulla", un vero caso di vuoto pneumatico), la tesina era praticamente fatta. Restavano solo da scrivere un paio di cartelle sull'orientamento che veniva fatto nel mondo normale. Alla biblioteca di Scienze della Formazione scovai un vero libro che parlava del vero orientamento e nel giro di una mezz'ora scrissi quel che bastava.
Una rilettura, un ritocco alle giunture qua e là ed ecco un'ottima tesina che non solo mi era costata poco tempo, ma per giunta era anche ruffiana quanto bastava, oltre che ben scritta (tranne nei punti dove ero stata costretta a citare Dominici e gli altri pedagogisti).
Ci si potrà domandare, a questo punto, se tali lavori hanno contribuito a fare di me una buona insegnante.
La risposta è "sì", perché mi hanno permesso di sviluppare competenze in un mondo a me piuttosto ignoto com'era quello della copia, ma soprattutto a farmi conoscere la piacevole sensazione che si prova quando si riesce a fregare un insegnante che si disprezza dal profondo del cuore per la sua inettitudine, incompetenza e rapacità.
A modo loro, sono lezioni utili anche queste.

7 commenti:

FireArrow ha detto...

Sicuramente il sapere come si fa a fregare un insegnante, ecc... ti servirà per evitare di essere - a tua volta - fregata... :-)

Molto interessante la parte sull'indicazione della bibliografia, ecc. E molto divertente quella relativa a "scatole vuote" e così via. Spesso, molti libri e manuali godono di grande fama senza meritarla per nulla. Noto che anche nei testi scolastici avviene questa "pratica"...

cautelosa ha detto...

Quando leggo di questi strapagati "luminari" del vuoto, quasi quasi provo un briciolo di simpatia per quel "superministro" che è il Brunetta e per le sue veementi esternazioni.

wolfghost ha detto...

La definizione dello "Studente Ansioso" può agevolmente essere allargata a tanti altri campi della vita eheheh

Trovo che Internet per le ricerche sia ormai un'immensa fonte. Però se viene usato per le ricerche, non per operazioni di mera scopiazzatura (opsss... avevo scritto "scopazzatura", ma tanti in fondo lo usano anche e solo per quello, no? :D).
Se vai a vedere i miei post su Houdini, vedrai che sono abbastanza particolareggiati. Bé, sono anche frutto della ricerca su siti web, soprattutto americani, e mi sono costate molte ore di lavoro notturno. Ho dovuto tradurre, capire, riassumere, collegare, scegliere... mica pizza e fichi! :D :D

Senti... cosa sono i "vini da meditazione" di cui hai scritto nel mio ultimo post?? %-)

lanoisette ha detto...

oddio, anch'io alla SSIS avevo la SpecializzandaAnsiosaAnsiogena: era alta un metro e un tappo (meno di me, il che è tutto dire), nonostante si inerpicasse su improbabili tacchi, ti si piazzava sotto il naso, a 10cm dalla tua faccia, e ti bombardava con le domande più assurde e cavillose dell'universo.

e ancora una volta sono sconvolta dalla diversità di impostazione tra la ssis fiorentina e quella milanese...

Parole_alate ha detto...

Murasaki, a proposito di quanto scrivevi su "alla lavagna" qualche giorno fa, cioè come parlare ai ragazzi dell'afghanistan, anche se sono fuori tempo massimo ti segnalo questo ( http://leonardo.blogspot.com/2009/09/il-segno-di-una-resa-indelebile.html ). Dubito sia adatto a ragazzini delle medie, ma penso che sia comunque interessante. ^_^

Murasaki ha detto...

@ FireArrow

Ah, non arrivo a tanto, davvero. Gli scolari sanno *sempre* come fregari. E' il loro mestiere, come il nostro è non farci fregare - ma loro sono giovani e flessibili, e lo imparano meglio, secondo me ^__^

@ Cauty

I Grandi Accademici sono un osso duro anche per Brunetta. Lo sono per tutti, mi sa ^__^

@ Wolf

Come tutte le fonti, Internet va saputa gestire e controllare. Certo, dipende anche dall'autorevolezza del sito. Gli articoli sull'UNIRE li ho trascritti come fossero oro colato, visto che erano su quel sito. Wikipedia invece va maneggiata con delle belle pinze... se ho un buon laboratorio di informatica a disposizione provo a fare qualche lavoretto sulle bufale da rete con le classi. E' sempre interessante ^__^

@ LaNoisette

Onore a Milano se ha fatto qualcosa di buono, ma molte SSIS sono state gestite con i piedi. Che è un peccato perché l'idea di fondo era interessante, anche se troppo costosa.

TUTTI abbiamo avuto u compagno ansioso, mica solo alla SSIS: mentre scrvevo mi sono tornate in mente due compagne del lieco. Bravissime ragazze, ma il casino che hanno fatto con la maturità... pensare che eravamo una classe piuttosto brava e ben preparata, in un liceo classico (dove le percentuali dei promossi sono sempre state molto vicino al 100)... ma loro non si davano pace, volevano assolutamente arrivare all'esame terrorizzate.

@ Federica

Grazie. E' bene saperne qualcosa in più perché l'Afghanistan è comunque un tema che, almeno in terza media, va comunque affrontato - e dovrà esserlo ancora per qualche annetto, mi sa...

wolfghost ha detto...

Assolutamente, sono d'accordo: su Internet si trova anche tanta ma tanta spazzatura e voglia di stupire... Controllare è certo cosa buona ;)