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martedì 11 agosto 2009

Quadernetti estivi - Tout se tien


Il serpente Ouroborus, in una versione leggermente sciroccata
(lui lo sa bene, che tutto si collega)

Questa strana estate di terremoti sotterranei e crisi mascherate non sta riservando molta attenzione alla scuola e i nostri migliori tuttologi sembrano ben decisi a godersi un meritato riposo.
Abbiamo avuto sì Gianluigi Paragone che, durante la sua brevissima direzione di Libero, aveva avviato una Grandiosa Inchiesta sui fortunati che godevano di lunghe ferie (l'obbiettivo primario erano i Perfidi Magistrati, però un angolino dell'articolo era dedicato anche ai Fortunati Insegnanti). Ma un attacco di Paragone nelle presenti circostanze non è di quelli che turbano più di tanto, se proprio devo essere sincera - anche se ammetto senza remore di nutrire un po' di invidia per una persona che ha a disposizione sì tanti compratori, qualora decida di vendersi, laddove con me nessuno fa mai un tentativo, sia pur minimale, di corruzione (chessò, un salamino alla cacciatora in cambio di un voto più alto), nemmeno quel tanto che basti per darmi modo di esibire la mia Drittura Morale rifiutando con sdegno.

C'è stato poi un articolo su Repubblica sul tragico fenomeno de "La morte della scrittura". L'autrice comunque si limita a raccogliere una serie di opinioni (alcune un po' farneticanti, per la verità) sulla scomparsa del corsivo tra le nuove generazioni, che alcuni adulti vivono come una vera tragedia generazionale perché priverebbe i nostri sventurati alunni della possibilità di "tradurre il pensiero in parole" lasciandoli in balia del perfido stampatello che invece, questo pensiero, lo seziona in lettere, spezzettandolo e "negando il tempo e il respiro della frase". L'articolo si chiude con alcune pacate e ragionevoli considerazioni di un'insegnante di Lettere delle medie che riportano la questione a dimensioni più sensate.

C'è anche un articolo sugli e-book che quest'anno sono stati adottati solo in misura minima, con gravissimo danno per i bilanci familiari (e sarebbe interessante capire come avremmo potuto adottare gli e-book, visto che, almeno nella mia scuola, nessun rappresentante li ha proposti o ha accennato alla loro effettiva esistenza).

Il grosso degli articoli dedicati alla scuola comunque riguarda la Spinosa Questione della Conclamata Inferiorità delle Scuole Meridionali (e conseguente Altrettanto Inferiorità degli Insegnanti Meridionali), ormai stabile bersaglio delle critiche al nostro sistema scolastico. Abbiamo avuto quindi una vera sventagliata di articoli sui voti più alti che gli allievi meridionali hanno conseguito alla maturità, all'esame di licenza media, ai vari scrutini... e alle prove Invalsi. Per la verità il fenomeno mi sembra risalire abbastanza indietro nel tempo (prova ne sia che il ministro Gelmini ha scelto appunto di andare al Sud per fare l'esame di stato) ma quest'anno è decisamente assurto agli onori della cronaca portandosi dietro una serie di polemiche singolarmente cretine e sulla cui buona fede nutro gran copia di dubbi.
Segnalo comunque i due temi principali della questione (al momento, e si spera per poco).

Valutazione di una prova di valutazione
La prova in questione sarebbe quella nazionale, elaborata dall'INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di istruzione e formazione), giunta quest'anno alla sua seconda edizione.
L'anno scorso era sorto il dubbio che gli insegnanti "avessero aiutato" gli alunni, anche se non mi risulta che la cosa sia stata effettivamente dimostrata. Ad ogni modo quest'anno, onde evitare il ripetersi di tale indimostrato ma increscioso comportamento, era stato chiesto che alla sorveglianza delle prove in questione NON partecipassero i professori delle discipline. Così è stato nella mia scuola, dove i miei amati alunni si sono affaticati sulla prova mentre io dormivo il sonno del giusto o cazzeggiavo in rete (ci ho i testimoni); detto per inciso, un controllo dei verbali potrebbe stabilire se così è stato o non è stato anche nelle altre scuole, e soprattutto nelle cosiddette scuole-campione.
E' stato fatto questo controllo? Non risulta.
La metodologia di correzione e di valutazione delle prove era folle, oltre che molto complicata. Nella mia scuola ci si sono persi, e così forse è stato anche altrove. Ma anche se nessuno a parte noi si fosse perso, i criteri di valutazione avevano un bel margine di opinabilità. Già il semplice fatto che, almeno per la prova di italiano, ci fossero due diverse possibilità di conteggio dei punti lascia decisamente perplessi.
Giunta al momento di valutare i risultati, l'INVALSI stabilisce che i risultati nudi e crudi delle scuole campione non vanno bene. Tali risultati, allo stato brado, segnalano che sia in italiano che in matematica... la preparazione degli alunni del Nord Italia è inferiore. Per Italiano risulta una leggera superiorità dell'Italia centrale, seguiti dalle regioni meridionali, per matematica le regioni meridionali primeggiano senz'altro. A questo punto i solerti tecnici dell'Invalsi sono intervenuti con appositi correttori statistici e, basandosi sull'evidenza che in alcune regioni molti insegnanti avevano suggerito agli alunni le risposte giuste o li avevano lasciati copiare tra loro, hanno ricorretto i dati alla luce di alcuni specifici fattori statistici, riportando i risultati ad una più ragionevole superiorità delle regioni settentrionali in entrambe le materie.
Naturalmente dall'Invalsi hanno spiegato che tutto ciò è stato fatto senza alcun pregiudizio campanilistico ma solo per questioni di attendibilità statistica (beh, che altro potevano dire?) e che si tratta ancora di dati grezzi, basati sul famoso "campione significativo" che da più di trent'anni infelicita le nostre maratone elettorali (e allora, se sono ancora dati grezzi, perché non vi mettete un sano tappo in bocca invece di parlare a bocce ferme?). Ed è vero, come ricorda Luca Ricolfi in un articolo che contiene molte ragionevoli considerazioni, che questo tipo di correttivi si usano spesso, in statistica. Il punto però è che i criteri con cui stabilire i correttivi non li dà Gesù Bambino (e nemmeno il Grande Mazinger), e che se il lavoro di correzione non è fatto bene rischia di taroccare pesantemente i risultati. L'INVALSI non si è mostrata in grado di proporre delle prove attendibili, e soprattutto ha fatto un gran pasticcio con le griglie di correzione. Possibile che siano diventati tutti dei fulmini di guerra proprio al momento di usare i correttivi? E soprattutto, quand'anche i correttivi fossero ben calibrati, siamo sicuri che fossero validi i risultati su cui sono stati usati?
E dunque davanti ai dati ancor grezzi mi sorgono spontanee alcune considerazioni ancor più grezze:
1) Quando accusi la gente di copiare devi avere delle prove, se vuoi evitarti spiacevolissime conseguenze
2) Perché l'Invalsi ha mandato delle procedure di correzione cervellotiche assai e tanto facilmente manipolabili?
3) Cosa me ne faccio delle valutazioni su una prova di valutazione dove probabilmente buona parte dei risultati sono sbagliati anche se non necessariamente per malafede?
4) perché l'Invalsi non ha effettuato la correzione delle prove in proprio? E magari non ha gestito in proprio tutta la prova?
Sì, certo, si sa che son cose che costano. Se costa troppo si potrebbe magari, nei primi tempi, limitarsi al solo campione rappresentativo... e comunque se il ministero vuole dei riscontri oggettivi dovrà ben adattarsi a tirare fuori un po' di soldi.
5) perché gli insegnanti di italiano dell'Italia centrale sarebbero più inclini a proteggere i loro studenti dei loro omologhi di matematica?
6) al Nord gli stranieri abbondano, al Sud scarseggiano. Pole essere che ciò abbia un qualche effetto sui risultati?
7) come si spiega la forbice tra Nord e Sud quando, a sentire la Lega, le scuole del Nord sono letteralmente invase e infestate da insegnanti meridionali, che in quanto meridionali sono notoriamente incapaci?
8) è il caso di tenersi un ministro che, tra tante regioni, ha scelto proprio quella col presunto maggior tasso di lassismo per fare l'esame di Stato (e infatti di legislazione e legilproduzione e pure di legilimanzia ci capisce veramente il giusto, basta vedere i casini che ti combina)?
9) siamo davvero tanto sicuri che al Nord conoscano l'italiano meglio che al Sud?

L'ultimo punto mi sembra particolarmente dubbio perché sono gli stessi settentrionali, per bocca dei rappresentanti in parlamento da loro liberamente scelti, a confessarsi in difficoltà con la lingua nazionale, tanto da volere insegnanti che conoscano il loro dialetto.
E qui si innesta la seconda telenovela estiva (che in realtà ha ben poco a che vedere con la scuola, molto con l'attuale situazione politica e praticamente nulla con la preparazione linguistica dei ragazzi delle regioni settentrionali)

L'importanza di parlare il dialetto
Si tratta di una vicenda in bilico tra delirio e ridicolo (come quasi tutto quel che riguarda la scuola da qualche anno a questa parte). In sintesi:
durante la legislatura 2001-2006 Valentina Aprea era vicesegretario all'Istruzione e faceva e disfaceva a piacer suo (anche se non sempre in modo che rendesse onore al suo senno). Nella legislatura attuale qualcosa deve essere cambiato negli equilibri di potere; sta di fatto che hanno abolito le SSIS, di cui Aprea era paladina e patrona, e l'hanno mesa a presiedere la Commissione Cultura. dove è partito un lungo confronto et ampio dibattito su un suo progetto di legge legato al reclutamento degli insegnanti, alle scuole che diventavano fondazioni e a un'infinità di altre cose tutte di ambito scolastico. E' passato un anno ma sono ancora lì a discutere, anzi erano ancora lì a discutere finché, in data 28 Luglio, la Lega chiede che venga attestata con un apposito test la conoscenza da parte dei docenti della storia, della tradizione e del dialetto della regione dove vogliono insegnare.
La deputata Aprea cerca di capire se stanno facendo sul serio e, dopo un tentativo di mediazione, risulta che sì, farebbero sul serio. A questo punto la signora, comprensibilmente scoraggiata dall'idiozia della proposta, ne conclude che non c'è la volontà (o la possibilità) politica da parte della maggioranza di portare avanti il suo disegno di legge. In pratica getta la spugna.
Che il disegno di legge Aprea finisca alle ortiche sembra un'ottima cosa a chiunque abbia avuto la ventura di darci un'occhiata, ma è probabile che né il dialetto né la proposta di Aprea siano il vero punto della questione; diciamo che in questo momento la presidenza del consiglio è piuttosto indebolita da certe sue vicende private o simil-private e la Lega sta cercando di approfittarne, come pure alcuni rappresentanti degli elettori del Sud. Del resto la proposta della Lega, oltre ad essere decisamente balorda, è anche inapplicabile per svariati miliardi di ragioni, compreso l'immane numero di dialetti che pullulano per ogni dove nella nostra penisola.
La Lega comunque insiste, anche perché il sacro rito di Pontida è alle porte e qualcosa dovrà ben raccontare ai suoi elettori più fedeli. Abbiamo così avuto tale ministro Zaia che si è lamentato che i libri di storia scolastici non si occupano di storia locale, e per fare un esempio non ha citato la storia di Caltanissetta, Latina o Cividale del Friuli (le cui pur affascinanti vicende sono effettivamente trattate con una certa approssimazione nei manuali) ma... Venezia (!) dimostrando con ciò di non aver mai aperto un libro di storia in vita sua, né a scuola né dopo, e di non avere la benché minima idea di quel che si intende per "storia locale".

Vedremo più avanti se e come continuerà la crociata anti-sudista, o se le grandi manovre dopo Ferragosto porteranno a qualche offensiva sulla scuola legata a temi completamente diversi.

5 commenti:

La prof ha detto...

E di fronte a tutto ciò sorge spontanea una domanda: pérchééé?, ma pérchéééèèèè?, pronunciata a gambe incrociate seduti su una nuvoletta che vaga per l'aere.
E anche col turbante.

il grigio ha detto...

Aprea o non Aprea non è questo il problema. Delle cose verdi, e non sono alberi, stanno cingendo d'assedio la fortezza. Liberamente tratto da Shakespeare (che mi perdoni).

cautelosa ha detto...

Carissima Murasaki, come sempre hai saputo mettere a fuoco con precisione e giusta (amara) ironia il valzer di notizie-articoli-proposte-ecc.ecc. sul tema "scuola" che sta rallegrando l'estate.
Anch'io sono rimasta sconcertata di fronte al grido di dolore sulla scomparsa del corsivo e al timore che l'uso della tastiera sia nocivo all'apprendimento-consolidamento-della capacità di scrivere, financo allo sviluppo della creatività.
Boh. Non è che con gli alunni delle scuole steineriane che per anni scrivono usando orridi pastelli simil-cerati producano testi migliori per il solo fatto di muovere le dita...
Prove Invalsi: se non ci fosse da ridere amaramente sull'analisi dei risultati, si dovrebbero piangere lacrime caldissime. Terribile.
Il dialetto: ridiamo per non piangere, anche qui. Con quegli esempi illuminati di ministri come il "nostro" all'agricoltura che, invece di occuparsi di patate e fagioli sta pensando a quest'Italia dei comuni (intesi come entità amministrative...)e delle molteplicità lessicali...
Ma adesso abbiamo anche la guerra... della religione, tanto per tenerci sempre "sul bacheton"... Come vedi, comincio a mettere in atto i consigli ministeriali...
Buon Ferragosto e "stame bèn!" (con l'accento di Trento, perché a Rovereto, 25 km a sud, avrebbero detto "stame bén"..)

Murasaki ha detto...

@ La Prof

Probabilmente dietro al tuo commento c'è un riferimento colto che mi sfugge - ma rimane comunque un commento molto valido, secondo me ^__^

@ il grigio

L'unica cosa buona della Lega e' il bellissimo colore della sua bandiera. Ma dopo venti e passa anni li trovo abbastanza monotoni. Sara' che, qua a Firenze, non sono abbastanza per cingere d'assedio nemmeno il mio frigorifero
(il tutto SE ho compreso il tuo pensiero. Stavolta vi trovo un po' criptici)

@ cautelosa

Vivaddio (è proprio il caso di dirlo, stavolta) la guerra di religione ce la guardiamo comodamente seduti in poltrona sgranocchiando il pop corn: nessuno può accusarci di niente e nessuno può chiederci di prendere posizione.
Quanto al resto... possiamo sempre sperare che un po' di riposo faccia bene alle alte sfere (piuttosto stressate, al momento).
Ti saluto con un toscanissimo "Stammi bene" che dovrebbe valere all'incirca per tutto il territorio dell'ex Granducato (ma sospetto anche per Lucca e Grosseto).

il grigio ha detto...

Hai compreso, hai compreso :-))