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mercoledì 1 aprile 2009

Oculis in manibus

Nella scelta di un libro di geografia è difficile orientarsi. 
Naturalmente è colpa della Moratti (è sempre colpa della Moratti, si sa) - ma non soltanto sua, a volere essere proprio sinceri.
La nostra Perfetta Letizia qualche anno fa avviò una specie di riforma che, tra l'altro, comprendeva anche una revisione del programma di geografia delle medie nella quale venne stabilito che in prima si sarebbe fatta l'Europa fisica, in seconda l'Europa politica e in terza il resto del pianeta. Naturalmente per l'Italia andava mantenuto un occhio di riguardo, ma non era più necessario fare le venti regioni una per una.
Davanti a questo mutamento si sono subito formate due fazioni nettamente contrapposte: da una parte c'ero io che plaudivo senza riserve perché lo studio delle venti regioni d'Italia mi aveva sempre fatto venire il latte alle ginocchia sin da quando le avevo fatte per la prima volta, in qualità di allieva; dall'altra tutto il resto degli insegnanti di Lettere che, altrettanto senza riserve, si trovava una volta tanto in totale accordo nel deprecare tale devastazione nel giovanile sapere.
Gli astuti editori di libri di geografia si uniformarono prontamente ai nuovi dettami ministeriali, com'era del resto loro preciso dovere, ma colsero l'occasione per inaugurare una serie di supplementi e libretti aggiuntivi che permettessero agli insegnanti di mantenere il vero pilastro dell'istruzione giovanile, ovvero lo studio delle regioni. Per l'occasione ogni libro di geografia venne sottoposto a totale e completa ristrutturazione (e ad un congruo aumento di prezzo) e ricostruito in base ai più aggiornati dettami didattici. Ne è venuta fuori una singolare collezione di orrori sempre più complessi, confusi e interattivi che hanno mandato a casa buona parte dei vecchi libri favoriti di tutti noi. Il processo deve essere sfuggito di mano anche agli editori, immagino, perché in fondo nulla gli impediva di fare dei libri validi senza per questo dover rinunciare al prezzo esorbitante.
Comunque sia, io e le mie due colleghe di terza ci siamo imbarcate nell'ardua impresa di scegliere per le future prime testi decorosi su cui le nuove leve di St. Mary Mead avessero la ragionevole possibilità di farsi una decente formazione di base sul nostro disastrato pianeta.
Il compito si presentava difficile perché, come tutte le insegnanti di Lettere, di geografia ne sappiamo il giusto, ma ci siamo comunque immerse nell'immane quantità di volumi in pesantissima carta patinata che i rappresentanti ci hanno rifilato.

"Ho trovato un criterio!" annuncia trionfante una delle due "Scartiamo quelli dove le cartine geografiche sono troppo piccole".
Ci avviciniamo. Effettivamente il testo che stava spulciando presentava carte geografiche degne di un miniaturista. Che in una cultura che ci descrivono sempre come dominata dall'immagine a qualcuno venga in mente di far studiare France e Brasili delle dimensioni di una carta da gioco sembra francamente un po' troppo idiota perfino per un libro scolastico.
"Ah già, questo libro aveva l'atlante allegato"
"Comodo, un occhio sul testo e uno sull'atlante, giusto per semplificare la vita alla gente"
Frugo alla ricerca dell'atlante, che non si presenta granché. In effetti anche quello ha delle cartine piuttosto piccole.
Conveniamo che proprio non è cosa e scartiamo il tutto.
Si tratta di Geoscuola, edito da Giunti insieme al Touring.
Ritorniamo alle nostre postazioni meditando sulle stravaganze di questo mondo. Poco dopo, sfogliando Punti cardinali della Loescher trovo di meglio.
"Qui le cartine non ci sono proprio"  annuncio.
Le colleghe si avvicinano. Sfogliamo e risfogliamo il libro ma no, le cartine non ci sono, tranne quelle dei continenti - ad esempio una pagina per le due Americhe, un'altra pagina per l'Asia. In compenso ci sono delle cartine mute negli esercizi, delle dimensioni di tavolette in avorio da miniature. Con (immagino) una lente di ingrandimento e un pennellino microscopico, i ragazzi ci dovrebbero inserire, stando al pazzo autore degli esercizi, non meno di venti diversi nomi, con un tasso di approssimazione di poche centinaia di chilometri ad andare bene.
Anche questo ha un atlantino a parte, ma anche in quel caso l'atlantino non ha nulla di entusiasmante.
Passo a Geoviaggi, della Mursia Scuola.
"Oh, adesso sì che si ragiona!"
Le carte sono belle e grandi, sia sul libro che sull'atlantino, ben colorate, chiare, facilmente consultabili. Ammiro l'insieme, ammiro gli approfondimenti su latitudine, longitudine, cartografia, le cartine mute...
Arrivo all'Africa. E mi accorgo che c'è qualche problema con la colorazione: l'Africa settentrionale sembra l'Irlanda in una delle sue primavere più rigogliose.
Certo, di solito la pianura viene indicata col verde, ma in caso di deserto i cartografi optano usualmente per un giallino pallido un po' deprimente.
Lì non c'è traccia di giallo. Sahara e Sahel verdeggiano lussureggianti. 
A malincuore scartiamo pure quello. Ci sembra fuorviante, anche se trasmette un'immagine molto verde del nostro pianeta.

8 commenti:

il grigio ha detto...

Mi sembra sia la giusta visione dell'Italia. Sottosopra.

lanoisette ha detto...

ecco, quello del Touring è stato quello scelto dalle mie colleghe e che io avevo scartato a priori perché privo di carte tematiche, dati statistici e grafici ch esecondo me sono indispensabili per non annoiarsi a morte.

se posso: fosse stato per me, avrei scelto uno dei due testi della Zanichelli (molto operativi, paragrafi brevi ma densi con immediato esercizio su grafici/carte/immagini) "Facciamo Geografia" o "Geograficamente" - più il primo, però.

Murasaki ha detto...

@ il grigio

Ho scelto l'immagine proprio per quello ^__^

@ Lanoisette

Da noi Zanichelli è passata, ma giurerei che non ha lasciato libri di geografia, perch* non ricordo nessuno dei due titoli. Il paragrafo breve ma denspo però ai miei occhi avrebbe costituito un difetto: sono della scuola di pensiero che preferisce gli argomenti un po' diluiti (con l'aiuto di carte tematiche e tabelle).

palmy ha detto...

Io voto Geograficamente! Grafici, tabelle, possibilità di costruire entrambi anche da soli e paragrafi essenziali con carte tematiche e non e figure a servizio del testo. Lo uso da quest'anno e vedo che piace anche agli alunni. Vi sono anche utili schede di approfondimento e letture a tema.

maria stella ha detto...

Ho letto la vostra saga per la scelta dei libri di testo e mi ha divertito parecchio. Pur non essendo delle medie, mi sento solidale con voi. La prof di geografia di mia figlia più piccola le aveva fatto comparare Atlante, cartine mute e il libro e, devo purtroppo dire, che usò raramente tutti e tre!
P.S. Immagini che noia sarebbe la scuola se non avessimo una riforma ogni due anni circa?

cautelosa ha detto...

Magari l'ho già raccontato, quindi mi scuso in partenza se dovessi ripetermi...
Cinque anni fa sostenni quasi un duello all'arma bianca con la mia cara collega di corso per la scelta del libro di geografia sul quale eravamo in totale disaccordo Alla fine "vinsi" io e adottammo un testo di Riccardo Neri della Nuova Italia che tanto piaceva a me e alla collega di un altro corso, rendendoci conto neppure un mese dopo l'inizio della scuola di aver scelto un libro pessimo.
Ma ancora peggiore, cosa ritenuta impossibile, fu la scelta successiva, ad opera della mia "partner" di corso alla quale avevo lasciato completamente carta bianca.
Della serie "non c'è limite al peggio". E nel caso dei libri di testo, è veramente un dramma.

Murasaki ha detto...

@ cauty

No, non l'avevi raccontato - non tu, almeno. Ma non è una storia che mi giunge nuova. Noi annuali smoccoliamo sui libri scelti da altri, ma abbiamo visto spesso insegnanti di provata esperienza e indiscussa serietà smoccolare sui libri da loro stessi scelti sapendo di doverci poi lavorare.
Per quali motivi è così facile sbagliare (a parte il fatto che ci sono tanti libri fatti male)?

cautelosa ha detto...

Quello della "trasformazione" del libro di testo da "principe" al momento della consultazione a "rospo" allorché è utilizzato, è uno di quei misteri della scuola che non sono riuscita a comprendere in tanti anni di onorato servizio.
Penso che tra la teoria (la consultazione) e la pratica (l'uso) come sempre intercorra un mare di variabili di cui non si tiene conto mai abbastanza...