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domenica 5 aprile 2009

La storia siamo noi - La rotta di Roncisvalle



Sulle vicende di Carlo Magno in Spagna ci ho fatto la tesi, e dunque sono diventata un'esperta in materia . Ho così appreso che la rotta di Roncisvalle non c'è mai stata per l'ottimo motivo che ai tempi di Carlo Roncisvalle non esisteva. Ci fu un attacco alle truppe franche in una gola dei Pirenei, ma lo fecero i baschi. Eginardo ci racconta anche che morirono alcuni personaggi importanti; molti manoscritti della Vita Karoli citano fra questi Hruodlandus (non conte, ma prefetto della marca di Bretagna) ma corre voce che quest'ultimo nome possa essere stato aggiunto in epoca parecchio posteriore. Il racconto dell'epica disfatta contro i Saraceni, dove Rolando morì eroicamente risale a non prima della fine del X secolo, duecento e passa anni dopo, quando già era stata avviata la Reconquista e Carlo era stato trasformato in un paladino della Guerra Santa contro gli infedeli.

In tutti i casi nessuno, a memoria d'uomo, ha mai preteso seriamente di spacciare la Chanson de Roland per una fonte storica attendibile. E' un bel componimento epico (di cui quasi tutte le antologie si ostinano a riportare solo la morte di Rolando, che è forse l'unico punto noioso) e come tale viene letto e citato, salvo che nei manuali di storia per le scuole medie - o meglio, vivaddio, in alcuni manuali di storia per le scuole medie.

Visto che il periodo carolingio lo conosco da diritto e da rovescio, di solito è la prima cosa che controllo in un manuale di storia, non fosse che per il piacere di indignarmi un po'. A volte trovo descrizioni sobrie e attendibili che mi spingono a sorvolare su eventuali citazioni sia di Rolando che di Roncisvalle - dopotutto forse Rolando c'era davvero e per quel che riguarda Roncisvalle non si può stare sempre a guardare il capello. Più spesso trovo cose decisamente fuorvianti, tipo la descrizione del feudalesimo e dell'investitura a cavaliere spostate indietro di tre secoli buoni, castelli con i merli, armigeri armati in stile duecentesco, belle fanciulle prese pari pari dalle miniature dei romanzi della tavola rotonda.

Ecco, quello delle illustrazioni e dei documenti mi sembra un problema abbastanza serio. Oggi si ritiene indispensabile corredare il testo di storia con immagini e documenti per permettere agli alunni un rapporto più concreto con la storia. Tutto giustissimo, solo che va fatto con criterio.
I documenti medievali non sono facili da citare. Sono scritti in una lingua particolare e fatti per una società molto diversa dalla nostra. Citare quattro righe dalla Magna Charta tradotte in italiano moderno, smozzicate, interpolate e pesantemente riadattate non dà l'idea di cos'era la Magna Charta e non permette ai ragazzi di "lavorare con i documenti". Per far capire a un ragazzo di dodici anni cosa è un documento del X o del XII secolo non importa far miracoli, basta pigliare per il collo qualche medievista e chiedergli di fornire qualcosa di domestico e abbordabile. Un breve atto di vendita fotografato e ben tradotto fa capire un sacco di cose e ci puoi fare un laboratorio ottimo: per un paio di lezioni si lavora su notai, testimoni, chi vendeva e chi comprava, le varie condizioni, le postille, com'erano definiti i confini, la pergamena, il convento che comprava il terreno etc. etc. I ragazzi si divertono, fanno gli esercizi, domandano, osservano le illustrazioni e le fotografie e via dicendo. Un buon laboratorio ben organizzato è una benedizione e qualsiasi insegnante sano di mente lo usa senza ritegno.
Un esercizio stitico sulla Magna Charta dove prima ti spiegano (molto confusamente) cos'è la Magna Charta, poi ti danno i punti che devi evidenziare (molto confusi pure loro e magari in storichese stretto) poi ti citano tre righe della Magna Charta e infine ti fanno tre domande vero/falso è una perdita di tempo e basta. I ragazzi rispondono a casaccio, non avendo idea di che cosa si stia dicendo, si fanno un sacco di idee strane se provano a fare seriamente l'esercizio e l'insegnante, che non sempre ha passato due anni a studiare diplomatica, codicologia e diritto normanno, ne sa poco più di loro e non è nemmeno in grado di rispondere a buona parte delle domande.
Stesso discorso quando ti citano quattro righe della Vita Karoli completamente decontestualizzate. Se poi accompagnano il tutto con immagini ottocentesche di Carlo Magno e i suoi paladini, dove l'imperatore ha la barba fiorita e veste come un sovrano del Trecento, dire che si sta facendo storia mi sembra un po' troppo.
Si può fare anche di peggio, volendo: ho visto citare pure Wagner e Tacito per i popoli germanici (con l'aggiunta della Canzone dei Nibelunghi) e la Chanson de Roland per Carlo Magno. Al momento manca ancora il Nome della Rosa per i copisti irlandesi dell'VIII secolo ma non è detto che prima o poi non ci si arrivi. Dei castelli con i merli nell'alto medioevo ho già detto ma abbiamo anche raffigurazioni dell'Ottocento per i crociati, conventi benedettini del VII secolo illustrati con splendide planimetrie di monasteri cistercensi del XII secolo con tanto di abbazia gotica nonché graziose immagini ottocentesche dei longobardi dove Rosmunda è obbligata a bere dal teschio di suo padre. Inoltre quando arriviano all'Islam raramente manca qualche bella moschea del XIII secolo in tutto il suo splendore - e mi rendo conto anch'io che le moschee del VII secolo non si trovano a tutti gli usci, ma siccome per gli arabi l'alto medioevo non era affatto una dark age penso che qualche immagine un po' più pertinente si possa trovare con facilità chiedendo a qualche esperto del settore.
Ora, a me il medioevo ricostruito dai romantici piace moltissimo (a tratti sospetto che mi piaccia perfino più di quello vero), la Chanson l'ho letta una mezza dozzina di volte e Wagner è il mio musicista preferito senza se e senza ma, però ritengo che, se proprio vuoi insegnare la storia medievale a una giovane mente implume e totalmente digiuna, la strada più valida da percorrere non sia questa: le immagini devono essere coeve al periodo storico di cui si parla e illustrate in modo attendibile, le planimetrie degli edifici devono riguardare edifici del periodo citato e non qualche capolavoro dell'architettura posteriore e le fonti storiche devono essere fonti storiche e non poetiche, venire citate in modo esatto e non lasciate intravedere per speculum in aenigmate; il tutto infine deve essere rapportato alle competenze di un comune mortale di dodici anni che di studi nedievistici non sa nulla e che ha diritto di venire informato a riguardo in modo a lui comprensibile, visto che ha pagato a salatissimo prezzo un manuale di storia.
Per intendersi: divulgare è un conto, raccontare balle è un altro.

5 commenti:

La prof ha detto...

Chiarissimo :-)
Staremo ancora più attenti

(ma mi è venuto in mente quando a un alunno appena arrivato dal Bangladesh mostrai un bel libro di geografia con un bel tempio induista e mettevo il dito sul tempio e poi su di lui e sorridevo e a lui quasi viene un infarto mentre scuoteva la testa)

Edoardo ha detto...

Prima osservazione: io la Chanson me la sono letta tutta... in francese!!!

Seconda osservazione: ti invidio tantissimo per il tuo medievalismo. Io sono rimasto a Huizinga e Le Goff.

Terza osservazione: sono the_wolf, sì, ma in realtà sono ultimoappello.

http://ultimoappello.splinder.com

palmy ha detto...

Molto interessante questo post. Provo esattamente le stesse cose ma peggio visto che la mia tesi di laurea era sulla permanenza di Ippolito Nievo in Sicilia dopo la spedizione dei Mille e non ti dico le balle sul risorgimento e sull'epopea "italiana"... le semplificazioni spesso più che avvicinare storpiano la realtà... ma vorrei farti una domanda, alla luce di tutto quello che hai scritto quali manuali reputi validi o per lo meno decenti?

Murasaki ha detto...

@ Palmy
Sul Risorgimento per fortuna vado più tranquilla, protetta da una notevole ignoranza di base. Ma il vero problema secondo me non sono le semplificazioni e nemmeno gli errori, quanto piuttosto il nuovo tipo di struttura che hanno i libri di storia: i ragazzi non ci si ritrovano, e fatico a ritrovarmici anch'io.
Mi considero un'orfana di "Tuttostoria": gli errori non mancavano, ma almeno non c'erano solo quelli; soprattutto, era un libro che si studiava bene. Tra quelli nuovi mi è piaciuto "I segreti del tempo" della Capitello, però ho scelto "Ieri, domani" della Loescher. Considera che ne ho guardati solo una decina, quelli cioè che mi hanno portato, e che era la prima volta che sceglievo.
Comunque è un argomento che voglio riprendere

(A proposito: l'altro post non sei riuscita a leggerlo... perché non l'avevo ancora scritto: ho lanciato il comando di pubblicazione per errore)

Anonimo ha detto...

Thank you for sharing
I really like